Il nonno di Alice Weidel era una SS. La leader di AfD “non lo sapevo”
Un’inchiesta di “Welt am Sonntag“, basata su documenti d’archivio, ha messo in imbarazzo la leader di AfD Alice Weidel, rivelndo il coinvolgimento attivo di suo nonno Hans Weidel nel regime nazista, con ruoli di rilievo nel partito, nelle SS e nel sistema giudiziario militare.
Hans Weidel: SS e giudice militare in Polonia
Secondo i documenti, Hans Weidel aderì al Partito Nazionalsocialista nel 1932 e alle SS l’anno successivo. Durante il Terzo Reich, fu consigliere comunale e capo fazione del NSDAP a Leobschütz (oggi Głubczyce, in Polonia). Proprio in Polonia, Weidel svolse alcuni dei suoi compiti più importanti, nel corso dell’invasione che portò agli orrori delle deportazioni e dello sterminio degli ebrei polacchi. Durante la guerra, servì come giudice militare a Varsavia, ricevendo nel 1944 una nomina a giudice superiore approvata direttamente dal quartier generale di Hitler.
Il sistema giudiziario militare nazista, sotto il diretto controllo di Hitler, emise in quel periodo circa 50.000 condanne a morte, di cui oltre 20.000 eseguite.
Il rapporto di AfD con il passato, da Von Storch a Krah
Alice Weidel non è la sola, all’interno del suo partito, ad avere antenati dai legami imbarazzanti con il passato nazista della Germania. Il nonno materno di Beatrix Von Storch, Johann Ludwig Graf Schwerin von Krosigk, fu ministro delle Finanze di Hitler e a Norimberga venne condannato a dieci anni di carcere per aver “arianizzato” le proprietà degli ebrei deportati da parte delle autorità fiscali. Weidel, tuttavia, afferma di non essere mai stata a conoscenza del passato del nonno, con cui non avrebbe mai avuto contatti a causa di dissidi familiari.
Per qualsiasi altro partito, come per qualsiasi altro tedesco, un avo nazista non sarebbe necessariamente motivo di vergogna sul piano personale: considerato il grandissimo sostegno popolare del quale il NSDAP godeva, negli anni di massimo potere, è statisticamente ovvio che una parte non piccola dei tedeschi di oggi abbia avuto un nonno o un bisnonno con simpatie naziste o attivamente coinvolto nel partito e questo non vuol dire che le colpe dei nonni ricadano sui nipoti. Naturalmente, per i tedeschi cresciuti dopo la guerra, in un Paese che ha fatto della consapevolezza dei propri errori una parte fondante della propria identità, la parentela incolpevole non vuol dire affiliazione agli ideali nazionalsocialisti. In una certa misura, lo stereotipo del nonno nostalgico è ormai entrato nella cultura collettiva e si dà per scontato che le generazioni successive, che non hanno certo deciso di discendere dai propri avi nazisti, non vanno giudicate allo stesso modo.
Il problema si pone specificamente perché AfD è da sempre considerato un partito di ultradestra, le cui frange più estreme non di rado hanno flirtato con l’ideologia nazionalsocialista ed espresso i concetti di patriottismo, popolo e orgoglio nazionale in modo molto simile a quello che imperversava nella Germania degli anni ’30. Il leader del partito in Turingia, Björn Höcke, è stato addirittura condannato per aver utilizzato slogan delle SA nei propri comizi. Inoltre, diversi membri dell’associazione giovanile di AfD sono stati accusati di estremismo di destra. Infine, non bisogna ricordare la disastrosa intervista nella quale l’ex candidato alle europee, Maximilian Krah, ha relativizzato il giudizio negativo sulle SS, causando l’espulsione di AfD dal gruppo parlamentare identitario del quale faceva parte a Bruxelles.
Naturalmente, non è pensabile che questa vicenda costituisca un inciampo di rilievo, per la carriera politica di Weidel. In primo luogo perché anche per lei vale il principio secondo cui non si è responsabili delle colpe dei propri padri (o, in questo caso, dei propri nonni) e in secondo luogo perché, dal punto di vista del suo elettorato, c’è il rischio che l’avo imbarazzante non sia guardato così negativamente come dalla maggior parte dei tedeschi.
L’inchiesta originale è stata pubblicata su Die Welt.