Estate 1974. Il mondo si ferma per assistere al grande spettacolo della Coppa del mondo di calcio in Germania Occidentale, la prima edizione trasmessa in diretta TV in gran parte del mondo. Nello stesso campionato, le due Germanie si scontreranno in una partita che è rimasta nella storia proprio per la vittoria della DDR. Ma dietro le quinte del torneo, in una Germania divisa dal muro, c’era chi pensava a tutt’altro e contava di portare a termine un piano segreto, mentre l’attenzione del mondo e, soprattutto, quella del potere era concentrata sui campi di calcio. Questa è la storia di un’incredibile fuga dalla DDR, una delle poche che ebbero successo, pianificata proprio durante i mondiali da tre giovani tedeschi dell’Est. Un piano audace, quasi impossibile, tra passaporti falsi da sottoporre alle guardie di confine, nella speranza di sfuggire ai segugi onnipresenti della Stasi.
“Non volevo più vivere nella menzogna”
Bernd Herzog, Thomas Röthig e Thomas von Fritsch avevano più o meno la stessa età, fra i 19 e i 10 anni,in quel 1974 nel quale si materializzava uno degli elementi che davvero uniscono tutti i tedeschi: la passione per il calcio. Per i tedeschi, infatti, l’amore per questo sport è totalizzante almeno quanto lo è per gli italiani: tanto è importante la squadra, che divide, quanto è onnipresente l’amore, che unisce, poiché assorbe tutta l’energia e l’attenzione durante le partite più importanti. Proprio per questo, i tre amici videro nei Mondiali un’opportunità. “Non volevo più vivere nella menzogna, e le bugie facevano parte del quotidiano nella DDR”, ja raccontato Herzog molti decenni dopo, in un documentario sui fatti dell’epoca. A contribuire alla determinazione di andarsene fu, senza dubbio, anche il fatto che, subito dopo la scuola, ai tre sarebbe stato imposto il servizio militare. I tre decisero quindi di tentare la fuga più o meno in concomitanza con la finale, sperando che le guardie di frontiera, come tutto il resto del mondo, fossero distratte dalla partita. Il piano, però, era molto più complicato di così.
Fuga dalla DDR: un lunghissimo viaggio verso sud
I giovani chiesero aiuto a Rüdiger von Fritsch, il cugino di Thomas che viveva all’ovest. L’idea era audace: non si trattava un passaggio diretto da est a ovest (che equivaleva a chiedere cortesemente alle guardie di frontiera di arrestarli o, in caso di fuga, di sparare loro nella schiena), ma di un lunghissimo viaggio che, inizialmente, li avrebbe portati quasi nella direzione opposta, verso sud-est. I ragazzi sarebbero passati attraverso mezza Europa, culminando in Bulgaria, per poi attraversare la frontiera con la Turchia, con passaporti dell’ovest contraffatti. Spostarsi da turisti nelle confinanti repubbliche sovietiche, naturalmente, era consentito e anche relativamente semplice. La rotta era quella percorsa all’epoca da molti giovani hippie diretti in India in autostop. E proprio quelle sarebbero state le loro identità false: tre giovani “frikkettoni” con i capelli lunghi, che dall’ovest “americanizzato” si spostavano all’est, ma non quello rigoroso e inquadrato dell’oltrecortina, bensì quello lontano e misterioso del subcontinente indiano, dove gli occidentali, confusi dal capitalismo, andavano spesso a “trovare se stessi”. Rüdiger accettò di aiutarli e nelle settimane precedenti ai Mondiali si mise al lavoro per falsificare meticolosamente i documenti.
Operazione “Cuoio”
Il piano doveva realizzarsi mentre la Germania Ovest festeggiava i successi in campo. Ma dall’altra parte del muro, la DDR celebrava nello stesso periodo i 25 anni dalla fondazione. E il regime, che non amava far brutte figure nelle occasioni ufficiali, aveva messo in campo il suo temibile apparato di controllo: la famigerata Stasi, la polizia segreta, era in allerta più del solito, ma non poteva essere ovunque. L’ordine del capo Erich Mielke era chiaro: sorvegliare strettamente i tifosi dell’est autorizzati ad assistere alle partite all’ovest e sventare ogni tentativo di fuga. Fu una delle più grandi operazioni della Stasi, nome in codice “Leder” (Cuoio). Proprio questa era la chiave del piano: la Stasi aveva altro da fare, dal momento che era impegnata a spiare persino la propria nazionale di calcio, infiltrando 12 informatori e un ufficiale tra i 48 membri della delegazione. Autorizzare migliaia di cittadini dell’est ad assistere alle partite all’ovest, senza lasciarsene scappare nessuno, senza che nessuno si nascondesse in casa di qualche complice occidentale o ne approfittasse per collaborare con il nemico o passare informazioni richiedeva uno sforzo logistico colossale.
Era inevitabile che ci fossero meno mezzi e meno uomini da dedicare ad altre attività, come, per esempio, tenere d’occhio tre giovani, a malapena fuori dall’adolescenza e dalla scuola, con troppi grilli per la testa e l’idea di andarsene in giro per l’Europa. Per di più, l’agente di punta della DDR nella Germania Ovest, Günter Guillaume, venne smascherato proprio poco prima del periodo più “caldo” del mondiale. La spia della DDR operava direttamente nella Cancelleria federale ed era addirittura consigliere personale del Cancelliere Willy Brandt. L’arresto di Guillaume mise a dura prova le relazioni fra le due Germanie mandò in crisi il governo federale a ridosso dei campionati mondiali del 1974. Fu allora che Willy Brandt si dimise e divenne Cancelliere Helmut Schmidt.
Intanto, il 22 giugno andava in scena la sfida calcistica tra le due Germanie. Un evento dal forte valore simbolico, con gli occhi del mondo puntati sul ‘derby tedesco’. Gli amici però erano distratti dai preparativi per la fuga. Non potevano dirlo a nessuno e salutarono i compagni di scuola con un silenzioso addio. Sapevano che stavano per intraprendere un viaggio pericoloso e dall’esito incerto.
Passaporti falsi, evidenziatori e colpi di fortuna
Il grande giorno arrivò quattro giorni prima della finale dei mondiali – nella quale i padroni di casa avrebbero trionfato. I tre raggiunsero la Bulgaria con visti di una settimana. Ad attenderli c’erano Rüdiger e suo fratello con i passaporti contraffatti. Ma al momento di esaminarli, i tre fecero una terribile scoperta: la Bulgaria aveva appena cambiato il colore dei timbri che venivano apposti sui passaporti, ma Rüdiger non lo sapeva e aveva realizzato copie perfette, ma con i colori dei timbri sbagliati, vanificando settimane di lavoro. Tornare indietro era impensabile, proseguire da soli verso il confine turco significava rischiare di essere fucilati.
Rüdiger, però, non si arrese. Tornò indietro per procurarsi nuovi passaporti, coinvolgendo anche il padre, che a sua volta si confidò con un conoscente che era agente dei servizi segreti federali. Proprio da questo contatto, evidentemente più esperto di operazioni sotto copertura, arrivò un consiglio fondamentale: verificare i timbri sotto una luce ultravioletta. Anche nei paesi socialisti, infatti, le amministrazioni avevano iniziato a usare inchiostri che risultavano fluorescenti sotto quella luce. Rüdiger rifece tutti i documenti accorgendosi di quanto fosse stato provvidenziale il primo fallimento: con i vecchi passaporti non sarebbero mai passati, poiché un semplice controllo con luce ultravioletta avrebbe rivelato che si trattava di passaporti contraffatti. Questa volta usò perfino degli evidenziatori per replicare la fluorescenza.
Due settimane dopo, i tre amici misero in atto il nuovo tentativo di attraversamento del confine, con i passaporti nel cruscotto e le loro nuove identità da hippie vagabondi. Direzione: il confine turco-bulgaro. Uno alla volta i tre amici tentarono il passaggio, tremando per la tensione. Thomas von Fritsch ricordò poi, nelle interviste successive e nel documentario, che ci vollero trenta interminabili minuti, prima di arrivare sani e salvi dall’altra parte.
Quella di von Fritsch. Herzog e Röthig fu una fuga di successo: centinaia di altri tentativi fallirono miseramente e si conclusero in lunghe detenzioni o terminarono con la morte dei fuggiaschi. Nel 2024, a 50 anni da quel mondiale, si celebrano i 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino e, per l’occasione, si torna a parlare di rivendicazioni e di libertà di movimento. Nello scontro fra due visioni del mondo, la Germania riparte proprio dalle storie del Muro e dal crollo dei confini, per ritrovare una bussola e un’identità, ma soprattutto un’unità che sembra, ancora oggi, imperfetta e incompleta.