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Germania: OSS colombiani espulsi, casa di cura per anziani rischia la chiusura

Quella della casa di cura per anziani con demenza grave di Wilstedt, vicino a Brema, è una storia relativamente “piccola”, che sta mettendo in luce, tuttavia, problemi più ampi rispetto alla gestione dei migranti in Germania. All’interno della struttura, infatti, lavorano, fra gli altri, dieci assistenti, figure che sono assimilabili a quello che in Italia è un OSS, tutti provenienti dalla Colombia. Il loro lavoro, hanno dichiarato ai media i gestori della RSA, è essenziale per il funzionamento della struttura. Ora, però, tutti e dieci gli assistenti sono stati colpiti da un provvedimento di espulsione e la casa di cura rischia di chiudere. Le conseguenze per i 48 pazienti che vi risiedono e per le loro famiglie, assicurano i gestori, sarebbero gravissime.

Lettera aperta del personale della casa di cura e delle famiglie dei pazienti

Sta circolando sui media locali e su alcuni media nazionali una lettera aperta del personale della struttura e dei familiari dei pazienti a diversi esponenti politici, dal sindaco locale fino al ministro federale. I firmatari chiedono la sospensione del provvedimento di espulsione, sottolineando non solo il ruolo cruciale svolto dagli assistenti colombiani, ma anche il fatto che si tratti di persone perfettamente integrate nella comunità locale, che contribuiscono in maniera sostanziale al sistema sociale, pagano le tasse e vivono in armonia con l’intero contesto.

La chiusura della casa di cura, che sarebbe una conseguenza diretta dell’espulsione degli assistenti, comporterebbe per i pazienti la perdita della loro dimora, con potenziali gravi ripercussioni sul loro stato di salute. In primo luogo perché le strutture che si occupano di casi di demenza grave sono rarissime e alcune famiglie potrebbero essere costrette a coprire grandi distanze per raggiungerle. In secondo luogo, qualsiasi cambiamento significativo nella routine quotidiana di persone affette da demenza avanzata possono portare a disturbi comportamentali molto gravi, che potrebbero portare a ricoveri coatti nelle strutture psichiatriche. I familiari sottolineano come tale contesto sia incompatibile con le necessità di una persona affetta da demenza e come queste misure finirebbero per occupare i posti che invece spetterebbero a chi soffre realmente di un disagio psichiatrico grave. 

Perché gli assistenti colombiani sono stati espulsi

Infine, sostituire questo particolare tipo di lavoratori non è affatto facile: non contano come lavoratori qualificati, ma, afferma il direttore della casa di cura, nessuno sembra pronto a svolgere questo lavoro, poiché numerosi annunci non portano ad alcuna candidatura.

Ma come mai individui perfettamente integrati e con un lavoro e una posizione contributiva regolari rischiano l’espulsione? Semplice, perché le loro richieste di asilo non possono venire accolte e le attuali leggi sull’immigrazione non permettono loro di restare.

Sebbene il Ministero dell’Interno della Bassa Sassonia si sia espresso a favore dell’accoglienza di lavoratori qualificati giunti legalmente nel paese, la normativa federale ha recepito solo parzialmente la proposta di consentire un cambio di status per chi ha presentato domanda d’asilo prima del 29 marzo. Questa limitazione esclude gli assistenti dea casa du cura dalla possibilità di regolarizzare la propria posizione. Il problema è che il Ministero, a livello federale, non prende in considerazione il livello di integrazione o la situazione professionale della persona la cui richiesta di asilo viene rifiutata, ma solo gli eventuali rischi che la persona correrebbe se tornasse in patria. E la Colombia, secondo questi parametri, è una destinazione verso la quale il rimpatrio è possibile – nonostante alcuni degli assistenti che lavorano a Wilstedt siano fuggiti dal Paese in seguito a minacce ricevute dalla criminalità organizzata locale e alla morte di membri della famiglia per mano dei sicari.

Le alternative possibili per questi lavoratori includono la richiesta di una diversa classificazione (ovvero non come richiedenti asilo) o l’avvio di un apprendistato, come suggerito dal Consiglio per i rifugiati della Bassa Sassonia. Tuttavia, queste opzioni non garantiscono una soluzione definitiva e soddisfacente per tutte le parti coinvolte.

Sebbene il Ministero dell’Interno abbia precisato che non sono previste deportazioni immediate in Colombia questa settimana, i dieci dipendenti hanno ricevuto l’invito a lasciare volontariamente la Germania. Alcuni di loro hanno presentato ricorso contro le decisioni del Ministero.

La lettera aperta scritta dal personale della casa di cura e dalle famiglie dei degenti è disponibile qui.

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