Spettatori svenuti, sangue e sesso sul palco: è polemica all’opera di Stoccarda per “Sancta”
Era dal nudo integrale della serva di Donna Elvira nel Don Giovanni con la regia di Robert Carsen alla Scala, nel 2011, che non si parlava così animatamente della regia di un’opera sui media generalisti. Da questo punto di visa, la regista austriaca Florentina Holzinger può registrare in indubbio successo, dal momento che la sua “Sancta”, messa in scena all’Opera di Stato di Stoccarda, si è guadagnata le prime pagine dopo che, secondo molteplici fonti, 18 persone hanno richiesto cure mediche o addirittura sono finite in ospedale per lo shock.
Sancta: sangue vero sul palco, sesso esplicito e violenza
Sul palco, in questo caso, i nudi integrali non mancano, ma sembra che a turbare qualche sensibilità siano stati soprattutto il sangue vero (in scena vengono praticati dei piercing, non è chiaro se a persone diverse o sempre alle stesse persone), atti sessuali espliciti, scene di erotismo lesbico, rappresentazioni di violenza, pare, estremamente vivide e corpi crocifissi. I puristi potranno storcere il naso, notando, giustamente, che le polemiche sulla messa in scena hanno completamente oscurato il valore musicale dell’opera e che delle performance del cast non si parla affatto. Si potrebbe comunque obiettare che è pur sempre meglio guadagnarsi le prime pagine per aver fatto svenire qualche spettatore, piuttosto che per aver spalmato sterco di cane in faccia a un critico inclemente, come ha fatto l’anno scorso il coreografo Marco Goecke.
Chi non bazzica l’opera e la classica in generale, spesso si stupisce del livello di violenza e di velata follia che si può riscontrare in certi contesti performativi e produttivi. Chi ci è abituato, invece, ride sotto i baffi o sbuffa alzando gli occhi al cielo, a seconda dell’allineamento (e non stiamo parlando, qui, di allineamento politico, ma di allineamento “legale, neutrale o caotico”. If you know, you know).
Come sempre, andiamo con ordine: “Sancta” è una produzione contemporanea, basata sull’opera del 1922 di Paul Hindemith, “Sancta Susanna“. La trama ruota attorno a un convento di suore rese folli dal desiderio e dalla repressione sessuale – perché sulle suore si sono fatte le stesse speculazioni per secoli.
Polemiche, ma non troppo
La messa in scena di Stoccarda è diventata un caso giornalistico subito dopo le prime due rappresentazioni, dal momento che diverse persone hanno manifestato nausea durante le scene più esplicite e qualcuno è addirittura svenuto. Viene da pensare, ma è pura speculazione, che a sentirsi male siano stati gli spettatori che a quell’opera hanno l’abbonamento e che non avevano un’idea chiara di cosa aspettarsi – nonostante gli avvertimenti all’ingresso sulla natura potenzialmente disturbante dei contenuti. Naturalmente, il risultato dell’attenzione mediatica che ne è servita è stato il tutto esaurito per tutto il resto della rappresentazione.
Va detto che i toni di una polemica artistica tedesca sono comunque più pacati del suo equivalente italiano. Sebastian Ebling, portavoce dell’Opera di Stato di Stoccarda, per esempio, ha riferito di aver ricevuto molte critiche sui social media, ma ha sottolineato che nessuna di queste sembra essere attribuibile a spettatori che abbiano effettivamente assistito alle rappresentazioni. Tutt’altro, specifica: perfino gli spettatori che sono finiti in ospedale, dopo, avrebbero lasciato critiche entusiaste. Perfino le reazioni da parte del clero sono state sottotono rispetto a ciò che un ipotetico pubblico italiano potrebbe aspettarsi. Il decano della Chiesa cattolica di Stoccarda Christian Hermes, infatti, ha sì dichiarato che il contenuto della messa in scena va “oltre i limiti di ciò che è esteticamente e psicologicamente tollerabile”, ma ha anche espresso il proprio rispetto per “il radicalismo artistico” della regista. Va detto che, se la Chiesa Cattolica avesse particolari problemi con le rappresentazioni della violenza, del sangue, della nudità e delle allusioni erotiche, nessuna raffigurazione di San Sebastiano sarebbe mai stata esposta in nessuna chiesa del mondo o commissionata da nessun cardinale – e invece fu proprio un porporato a commissionare il capolavoro di Guido Reni che tanto deve essere piaciuto a Yukio Mishima.
Le reazioni più veementi, come sempre avviene, sono arrivate dagli utenti di tutta la Germania che non hanno visto l’opera. Florentina Holzinger si è difesa dalle accuse, dichiarando di aver ricevuto minacce e dichiarazioni odio tramite i social network, corredati addirittura di minacce dirette a lei e ai suoi collaboratori. “Il mio Instagram è pieno di retorica da inquisizione”, ha dichiarato. Non è mancato chi le ha dato della “satanista”. La regista, dal canto suo, ha difeso la rappresentazione, dichiarando che “Sancta” tratta temi centrali come la libertà, l’amore e il senso della comunità, e ha espresso la speranza che sempre più persone possano assistere alle rappresentazioni per farsi un’idea propria.
D’altra parte, Holzinger ha una reputazione consolidata per il suo approccio non convenzionale e provocatorio al teatro, e “Sancta” non fa eccezione. La sua visione artistica sfida le norme sociali e culturali, spingendo il pubblico a confrontarsi con temi difficili e spesso tabù ed è evidente che, nell’affidarle questa particolare regia, la produzione intendeva avvalersi proprio del suo stile estremo.
La regista ha sottolineato però che il suo obiettivo non è quello di scioccare per il gusto di scioccare, ma di utilizzare l’arte come mezzo per esplorare temi complessi e spesso trascurati. In un’intervista, Holzinger ha anche specificato che l’opera, così come lei l’ha messa in scena, era stata già rappresentata a Vienna e a Schwerin, senza particolari problemi. Il pubblico di Stoccarda, ha concluso, deve essere più tradizionalista.