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Il premier albanese Edi Rama, in un’intervista, esclude un accordo con la Germania su centri per migranti

Dei controversi centri di trattenimento per migranti che sono stati aperti in Albania, in seguito all’accordo con il governo Meloni, si parla in tutta Europa. In una recente intervista al quotidiano Berliner Zeitung, il premier albanese Edi Rama ha specificato che si tratta di un “unicum” e che, per adesso, non è pensabile per l’Albania stringere accordi simili con nessun altro Paese europeo e quindi neppure con la Germania. 

Che cosa prevede l’accordo fra Italia e Albania?

Il concetto viene in parte dalla proposta dei governi conservatori inglesi di Boris Johnson, Liz Truss e Rishi Sunak di “delocalizzare” in un “Paese terzo” i migranti in arrivo, per poi smistarli in base allo status, al riconoscimento del diritto di asilo e altri criteri che sono stati ampiamente discussi. Il piano inglese è stato cancellato, dopo una lunga controversia e proteste sia nazionali che internazionali e, soprattutto, dopo le elezioni del 2024, che hanno portato al potere il partito conservatore di Keir Starmer. In Italia, invece, il piano è andato avanti, i due centri di trattenimento di Shengjin e Gjader sono stati aperti e, pochi giorni fa, sono arrivati i primi migranti. Il trattato ha una valenza di 5 anni, con possibilità di proroga per altri 5. I migranti vengono trasferiti e non possono lasciare i centri fino a quando non sono state prese decisioni sulle possibilità di accoglienza o sull’obbligo di rimpatrio. In teoria, le domande dovrebbero essere gestite in un massimo di quattro settimane.

È la prima volta che un Paese dell’Unione Europea trasferisce i migranti in un Paese terzo, fuori dall’Unione. 

Il premier albanese sull’accordo: “gli italiani ce l’hanno chiesto, non abbiamo potuto dire di no”

Nell’ultima parte della lunga intervista rilasciata al quotidiano berlinese Berliner Zeitung, il premier albanese Edi Rama ha parlato dei centri di trattenimento senza addentrarsi sul loro funzionamento né sulle implicazioni umanitarie, ma rendendo molto chiaro un concetto: l’Albania ha messo a disposizione il proprio territorio per questo progetto perché ha un “rapporto speciale” con l’Italia. Gli altri Paesi Europei non hanno ragione di aspettarsi lo stesso genere di “favori“, ma “se ne può sempre parlare”. Il dialogo aperto, d’altra parte, appare come una premessa imprescindibile per un Paese che da oltre 20 anni lavora per entrare nell’UE e che spera di riuscirci entro il 2030, ma non vuole “mettere pressione” sull’intero processo.

Sulla conclusione dell’accordo con il governo Meloni, Rama ha dichiarato: “L’Italia non è solo un vicino per noi. Abbiamo un rapporto molto speciale con l’Italia. Gli italiani sono sempre stati al nostro fianco nei momenti difficili”. E, nello specifico, dopo aver spiegato il funzionamento dei centri di trattenimento e come essi operino sotto la giurisdizione italiana, ha commentato “Vedremo se funzionerà, ma gli italiani ce lo hanno chiesto e non abbiamo potuto dire di no”.

Edi Rama sull’immigrazione: “non si può fermare, occorre soluzione paneuropea”

D’altra parte, sull’immigrazione in generale, il premier albanese ha un approccio pragmatico: “non può essere fermata”, commenta “ogni tentativo in tal senso è politicamente miope”. Ma, continua “deve essere gestita in modo saggio, il che include l’apertura ai giovani che vogliono vivere e lavorare qui. Dopo tutto, le società europee stanno diventando sempre più vecchie”. E, per risolvere il “problema della migrazione”, invoca una soluzione “paneuropea”, in particolare ricordando come le rotte balcaniche siano state sempre zone “calde” della migrazione in Europa, specialmente per coloro che, dal mediterraneo, approdano oggi sulle coste italiane come anni fa su quelle greche.

Questo non vuol dire, tuttavia, che l’Albania abbia in mente di offrirsi come territorio neutro per lo smistamento dei migranti dallo status incerto che i Paesi Europei non vogliono tenere sui propri territori, con il rischio che diventi troppo difficile espellerli. Alla domanda esplicita su come reagirebbe se il cancelliere Olaf Scholz o un futuro governo gli suggerissero un accordo con la Germania simile a quello stipulato con l’Italia, Rama risponde di essere sempre pronto a parlare con tutti, ma che un accordo simile non è pensabile con nessun altro Paese e che “vale solo per l’Italia”.

Questa posizione lapidaria la attribuisce a due elementi fondamentali: da un lato la necessità di soluzioni europee di vasta portata e a lungo termine e dall’altro il fatto che il rapporto fra UE e Balcani occidentali debba ancora svilupparsi. Un terzo motivo, che Rama non ha espresso ma sul quale si può speculare, è che l’Albania può aderire a un esperimento come quello dei centri di trattenimento solo perché e solo finché non è uno Stato Membro dell’Unione. Qualora la domanda di ingresso fosse davvero accolta entro il 2030, l’accordo, così com’è, non avrebbe più ragione di esistere dopo quella data. Continuare a sottoscrivere accordi simili per gli anni a venire, inevitabilmente, condannerebbe l’Albania a restare fuori dall’Unione, per non perdere il suo status di “Paese terzo”.

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