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Nick Cave a Berlino con i Bad Seeds: è ancora magia

Chi dice che il lunedì è una giornata noiosa? Lunedì 30 settembre, infatti, Nick Cave e la sua storica band The Bad Seeds hanno tenuto un intenso concerto di due ore e mezza alla Uber Arena di Berlino.

L’esibizione ha visto l’artista interagire con grande passione con il pubblico, eseguendo un totale di 24 brani con la consueta intensità e senza risparmiarsi mai.

Nick Cave e The Bad Seeds all’Uber Arena di Berlino: due ore e mezzo di concerto, 24 brani

Vestito con un completo grigio, camicia e cravatta, con i capelli neri tirati all’indietro, Cave ha dominato il palco. Sono trascorsi decenni da quando si trasferì a Berlino ovest, all’inizio degli anni ottanta. All’epoca era un ombroso poeta con problemi di tossicodipendenza, un approccio radicale sul palco e un’inesauribile vena creativa. Nella capitale tedesca diede vita al nucleo originario dei Bad Seeds, portandoli a incredibili vette espressive con album come “The Firstborn Is Dead“, “Your Funeral… My Trial” e “Tender Prey“. L’artista australiano lasciò la Germania prima della caduta del Muro, migrando verso altri lidi e altre fasi della sua vita. Lunedì sera, a Berlino Cave è tornato a 66 anni e in grado di trasformare la sua esperienza in una performance ad altissima intensità.

Il concerto è iniziato con alcuni pezzi tratti dal nuovo album “Wild God“, tra cui il brano omonimo, e “Song of the Lake“, eseguita dal vivo per la prima volta. La scelta dei brani ha coperto un ampio spettro della carriera e delle potenzialità di Cave, passando dalla malinconia di “O Children” a “From Her to Eternity“, che ha risvegliato l’energia e la ribellione degli esordi, dall’iconica “Red Right Hand” a “Into My Arms“, con la sua capacità di coinvolgere con la sua delicata malinconia e le sue parole toccanti.

Per il resto della serata, l’artista si è spesso proteso verso i fan dal bordo del palco, toccando mani, guardando negli occhi le persone, correndo al pianoforte, saltando e passando dal fragore all’intimità senza mai risparmiare energie, come di consueto. Anche il resto della band, del resto, ha dato il massimo, con una sezione ritmica estremamente compatta ed energica e il polistrumentista Warren Ellis a dir poco scatenato. Insomma, passano gli anni, si evolvono i generi, maturano gli artisti, ma la magia resta. Almeno in questo caso.

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