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L’unità tedesca non è ancora completa – il discorso di Scholz per il 34° anniversario

Quanto conta, per i tedeschi, la celebrazione della riunificazione? Sono passati 34 anni da quando la Germania dell’Est fu riassorbita in quella dell’ovest e il 3 ottobre, data che simbolicamente si sceglie per identificare il culmine di un lungo processo che portò all’unità tedesca e alla Germania federale come la conosciamo oggi. Quel giorno è ancora festa nazionale, ma in che modo viene percepito e celebrato?

Non dobbiamo pensarlo allo stesso modo in cui gli Italiani celebrano la festa della Repubblica: si tratta di una data più complessa, che almeno metà del Paese vive come una promessa non mantenuta. Il sentire comune è quello che la riunificazione della Germania sia un processo che non si può ancora ritenere terminato.

Olaf Scholz a Schwerin: “L’unità tedesca è un processo non ancora concluso”

Proprio questo è stato uno dei punti del discorso che il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (SPD) ha tenuto a Schwerin, capitale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, durante le celebrazioni del 3 ottobre. Scholz ha sottolineato che l’unificazione della Germania non è ancora “completa” e ha evidenziato la necessità di armonizzare le condizioni di vita tra l’ex Germania Ovest e l’ex Germania Est, poiché permangono disparità significative, specialmente in termini di salari, ricchezza e possibilità.

Unità tedesca
3 ottobre 1990: festeggiamenti davanti alla Porta di Brandeburgo Foto: Bundesarchiv, Bild 183-1990-1003-006 / Uhlemann, Thomas / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE, via Wikimedia Commons

Scholz ha esortato a scrivere nuovi capitoli nella storia dell’unità tedesca, sottolineando l’importanza di creare migliori opportunità di vita e garantire parità di condizioni ovunque la politica possa intervenire. Ha dichiarato, per esempio, che uno degli obiettivi principali è aumentare la percentuale di tedeschi dell’Est in posizioni dirigenziali. Il Cancelliere ha anche spiegato che l’unità non implica che l’Est debba diventare identico all’Ovest, poiché la diversità interna rappresenta un punto di forza. Questa diversità, ha affermato, arricchisce la nazione e deve essere vista come un’opportunità piuttosto che un ostacolo.

Fra risentimenti dell’est e celebrazione delle diversità

Allo stesso tempo, Scholz ha riconosciuto le difficoltà che molti cittadini dell’ex Germania Est hanno affrontato durante il processo di unificazione. Ha sottolineato che per molti, l’unificazione ha comportato un crollo della vita familiare e lavorativa, con una “svalutazione delle loro conoscenze, esperienze e del lavoro di una vita”. Questo, secondo Scholz, non deve essere dimenticato né nascosto, poiché rappresenta una delle ragioni del “particolare malcontento” e delle peculiarità politiche che ancora oggi caratterizzano l’Est tedesco. Ha invitato a riconoscere e affrontare queste sfide per costruire un futuro più equo e unito. Questo, per esempio, è un punto importante che raramente viene affrontato dalla politica ufficiale. Quanto più un cittadino era inserito nel sistema della DDR, con titoli di studio e una carriera avviata, tanto più complicato è stato il passaggio alla realtà della Repubblica Federale, che di colpo non riconosceva più molti titoli di studio, non garantiva la continuità di tanti contesti professionali. Non stupisce che, fra coloro che hanno pagato il prezzo più alto in termini di cambiamento delle proprie vite e di passaggio, in alcuni casi, dal privilegio allo svantaggio, sia nato un forte risentimento nei confronti del concetto stesso di Repubblica Federale Tedesca.

Nel corso della stessa celebrazione, messaggi improntati alla celebrazione dell’unità nella diversità sono arrivati anche dalla Presidente del Consiglio federale Manuela Schwesig (SPD) e dall’arcivescovo cattolico di Berlino, Heiner Koch. Le parole d’ordine sono sempre le stesse: unità, solidarietà, celebrazione. Ma, in questo caso, la consapevolezza dei problemi non manca: est e ovest non sono ancora uguali, l’est è ancora un post dal quale si scappa per andare a ovest in cerca di lavoro, è ancora un blocco di Länder che si sentono spesso abbandonati dalla politica e relegati a una posizione secondaria, che chiedono più considerazione al proprio governo.

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