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Da novembre entrerà pienamente in vigore la “Legge sull’autodeterminazione”: esulta la comunità trans e non binaria

Il 1° novembre entrerà pienamente in vigore in Germania la legge sull’autodeterminazione, che rende molto più semplice il cambio di identità di genere e nome all’anagrafe.

La ratio del provvedimento è che il diritto all’autodeterminazione di genere è stato considerato parte della dignità umana e del diritto al libero sviluppo della personalità.

Legge sull’autodeterminazione tedesca: cosa cambia per le persone transgender, intersessuali e non binarie

Questa legge, approvata già ad aprile 2024, sostituisce la precedente “Legge sulle persone transessuali” del 1980 (TSG), in base a cui, per ottenere la modifica dei documenti, erano necessarie almeno due perizie psichiatriche e l’autorizzazione di un giudice.

Da ora, invece, persone transgender, intersessuali e non binarie avranno la possibilità di cambiare la registrazione del loro genere e dei loro nomi di battesimo con una semplice autodichiarazione all’ufficio di stato civile. In questa dichiarazione, la persona richiedente deve assicurare che la modifica richiesta corrisponde meglio alla sua identità di genere e di essere consapevole delle conseguenze derivanti dall’operazione. La legge non stabilisce norme relative a misure mediche di adeguamento di genere.

La dichiarazione deve essere preceduta da una comunicazione di preavviso fornita tre mesi prima e questo è già possibile, nello specifico dal 01.08.2024. Per eventuali modifiche successive si applica invece un periodo di blocco di un anno, A partire dalla precedente dichiarazione di modifica.

legge sull'autodeterminazione

Norme relative ai minori

Fino a 14 anni, la dichiarazione in cui si richiede il cambio di genere e nome all’anafrafe deve essere presentata dai genitori, ma con il consenso del bambino, se ha compiuto 5 anni. In questi casi il rappresentante legale deve anche dichiarare ufficialmente di essere stato adeguatamente informato e consigliato.

Dai 14 anni in su, invece, i minori possono presentare la dichiarazione autonomamente, ma con il consenso dei genitori, che in caso di conflitto può essere sostituito da una pronuncia del tribunale per i minorenni. In generale, il criterio seguito è lo stesso che si applica nel diritto di famiglia e cioè quello del “miglior interesse del minore”.

Infine, se nel caso di minori di età inferiore ai 14 anni sono i rappresentanti legali a dover dichiarare di essere stati correttamente informati, sopra i 14 anni sono gli stessi minori a dover dichiarare di essere stati adeguatamente consigliati. È inoltre previsto un elenco esemplificativo di possibili enti di consulenza.

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“Genitori” e non “Padre” o “Madre” nell’atto di nascita

Un altro aspetto innovativo della legge è che consente ai genitori di registrarsi come “genitore” anziché “padre” o “madre” nell’atto di nascita dei figli. Questa disposizione è particolarmente importante per le famiglie con genitori transgender, intersessuali o non binari, che possono così vedere riconosciuta la loro identità anche nei documenti ufficiali.

Divieto di rivelare precedenti registrazioni di genere

Al fine di proteggere le persone transgender, intersessuali e non binarie da forme di outing forzato, la nuova legge rafforza inoltre il divieto di rivelare precedenti registrazioni di genere o nomi di battesimo, prevedendo multe nel caso in cui la persona interessata venga danneggiata intenzionalmente dalla rivelazione.

La situazione in Italia e in Europa

La Germania si aggiunge quindi all’elenco dei Paesi che negli ultimi anni hanno facilitato il percorso di riaffermazione del genere. Il primo in Europa è stato la Danimarca nel 2014 e in seguito hanno seguito le stesse orme anche Norvegia, Belgio, Irlanda, Scozia, Portogallo, Svizzera, Spagna e Malta. In altri Paesi, invece, tra cui Bulgaria, Finlandia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca e Romania, la legge non richiede soltanto l’intervento di riassegnazione di genere, ma indica esplicitamente che è necessaria la sterilizzazione. L’ong Transgender Europe aggiorna ogni anno la situazione con apposite mappe.

In Italia, la situazione è regolata dalla legge n. 164/1982, interpretata a lungo sulla base dell’assunto che l’intervento chirurgico di riassegnazione del genere fosse un requisito per la rettifica anagrafica. Tuttavia, a partire dal 2015, importanti sentenze, sia della Cassazione che della Corte Costituzionale, hanno aperto la strada a una nuova interpretazione e oggi la rettifica di genere negli atti di stato civile non è più vincolata al trattamento chirurgico. La comunità transgender, tuttavia, chiede con forza una nuova legge.

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