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Le paure dei tedeschi: inflazione, immigrazione e caro-affitti

In Germania, ogni anno, una delle più grandi e antiche compagnie assicurative del Paese, la R+V Versicherung, conduce e pubblica un sondaggio sulle principali paure della popolazione. Il progetto va avanti da trent’anni e non si può negare che abbia senso, dal punto di vista di un’azienda che si occupa di assicurazioni. Per spiegare perché la pubblicazione dei risultati sia rilevante per tutti i media nazionale, invece, occorrerebbe approfondire il ruolo che la paura esercita nelle campagne elettorali e nelle decisioni politiche. Non solo in Germania, ma a livello globale, la politica si fa in buona parte con la paura e sulla paura: non è rivoluzionario dire che si raccolgano molti più consensi promettendo al proprio elettorato di eliminare ciò che lo intimorisce, piuttosto che presentando progetti per raggiungere proattivamente obiettivi che gli interessano.

Fatta questa premessa, è comunque interessante addentrarsi nell’analisi dell’ultimo sondaggio sulle paure dei tedeschi, realizzato intervistando 2.400 persone di età pari o superiore a 14 anni tra giugno e agosto, i cui risultati sono stati pubblicati mercoledì. 

Paure legate soprattutto a inflazione, incertezza economica e immigrazione

A grandi linee, si individua l’inflazione come preoccupazione numero uno, secondo il 57% degli intervistati. Questo dato, sebbene in calo rispetto al 65% dell’anno precedente, continua a riflettere un profondo disagio economico tra la popolazione e resta in cima al podio per il terzo anno consecutivo. L’inflazione, infatti, non è solo una questione di numeri, ma incide direttamente sulla vita quotidiana delle persone, influenzando il potere d’acquisto e la capacità di far fronte alle spese essenziali.

Grischa Brower-Rabinowitsch, responsabile dello studio, ha sottolineato che, nonostante gli aumenti salariali e i tentativi di compensazione dell’inflazione da parte del governo, le apprensioni economiche dei tedeschi persistono.

Al terzo posto nella classifica delle preoccupazioni figura la crescita vertiginosa dei prezzi degli affitti e, in generale, del mercato immobiliare. Il 52% degli intervistati ha espresso il timore che vivere in Germania, specialmente in alcune città, diventi progressivamente più caro, con affitti che si spostano fuori dalla portata della maggior parte delle famiglie.

Sia al secondo che al quarto posto, in classifica, ci sono le paure legate all’immigrazione. Anche questo dato non sorprende: il dibattito pubblico sulla politica migratoria in Germania è più teso che mai da diversi anni. Circa il 56% degli intervistati, in questo caso, teme che la società e le risorse dello Stato non siano in grado di far fronte al numero di rifugiati e il 51% teme che la loro presenza possa portare a tensioni sociali.

Il terrorismo spaventa più del cambiamento climatico

Nonostante un calo del 20% delle domande di asilo nella prima metà dell’anno rispetto al 2023, la paura dell’estremismo politico è quella che è aumentata di più, passando dal 38% al 46%. La maggior parte delle persone teme il terrorismo islamico, seguito dall’estremismo di destra. A questo dato hanno probabilmente contribuito casi di aggressioni e accoltellamenti come quelli di Solingen e quello di Mannheim, che si collegano all’idea della radicalizzazione religiosa. L’estremismo di sinistra, invece, sembra essere un problema solo per il 7% degli intervistati.

Anche il giudizio sulla politica è catastrofico ed è al sesto posto nella classifica: il 49% degli intervistati teme che i politici non siano in grado di svolgere i loro compiti.

Sorprendentemente, nonostante le recenti calamità naturali, la paura dei cambiamenti climatici e dei disastri ambientali occupa solo il 13° e il 15° posto nella classifica, con una maggiore preoccupazione registrata nell’Ovest rispetto all’Est del Paese. Questo dato potrebbe sembrare controintuitivo, dato l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi climatici estremi, che inevitabilmente arriveranno a toccare tutta la popolazione. Fra il rischio reale e quello percepito, tuttavia, si collocano diversi fattori, dalla copertura mediatica al tono della narrazione dei diversi fenomeni.

Al 16° posto, invece, si è stabilizzata la paura che la Germania finisca per essere coinvolta direttamente in una guerra. Circa il 41% degli intervistati, nello specifico, teme che il governo tedesco possa prendere parte attiva nel conflitto russo-ucraino.

Infine, la paura di perdere il lavoro si colloca all’ultimo posto con il 22%, un dato incoraggiante secondo Brower-Rabinowitsch. Questo potrebbe indicare una certa fiducia nella stabilità del mercato del lavoro tedesco, che, nonostante le sfide economiche globali, continua ad apparire solido. Tuttavia, è importante notare che la sicurezza occupazionale può variare notevolmente tra diversi settori e regioni, e che le percezioni individuali possono essere influenzate da fattori personali come l’età, l’istruzione e l’esperienza lavorativa.

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