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“Fammi una canzone che parli del mio cane sulla melodia dei R.E.M.”: Tre Allegri Ragazzi Morti, intervista

 Il 13 ottobre i Tre Allegri Ragazzi Morti suoneranno per la prima volta a Berlino in occasione dei loro 30 anni di attività. La band, formata da Davide Toffolo (voce, chitarra), Enrico Molteni (basso, cori) e Luca Masseroni (batteria, cori), si esibirà al Frannz (Schönhauser Allee 36 10435 Berlin). Qui potete acquistare i biglietti del concerto. Di seguito invece, l’intervista di Lucia Conti a Enrico Molteni.

Vi preparate a suonare a Berlino. Il vostro set ripercorrerà il vostro repertorio o vi concentrerete  prevalentemente sull’ultimo album?

Siamo davvero felici di venire a suonare a Berlino. Ci dicono anche che il Frannz Club sia molto giusto per noi. È vero che abbiamo fatto uscire un nuovo album a marzo, “Garage Pordenone”, ma è anche vero che è il nostro 30esimo anni di attività, quindi cercheremo di fare un concerto che racconti tutta la nostra carriera.

Avete intenzione di restare un po’ in città o ripartirete subito? Siete già stati a Berlino?

Sarebbe bello fermarsi, ma non avremo tempo per farlo. Non siamo mai stati a Berlino a suonare, ma ci siamo stati per visitare la città. Io sono venuto da poco, per il concerto dei CCCP all’Astra House, seconda serata delle tre. È stato un weekend davvero strepitoso. Amo molto Berlino.

Avete all’attivo dodici album e circa 1500 concerti. Come sono cambiate le vostre emozioni, quando salite sul palco o entrate in sala prove?

Mi sento di parlare a nome del gruppo: ci sono alcune cose a cui ti abitui dopo poco, altre a cui non ti abitui mai. Noi siamo un gruppo molto emotivo, nonostante l’esperienza. Quindi basta pochissimo per rendere un attimo indimenticabile.

La Tempesta, la vostra etichetta, vi ha permesso di esistere “nonostante le major”? Quanto è difficile, per un artista, emergere al di fuori delle logiche di mercato? 

È un discorso lungo e complesso, la risposta alla tua domanda si muove così velocemente che non riesci neanche più a prenderla. A parte gli algoritmi, c’è poca matematica nel mercato della musica, ma io credo che quella zona più misteriosa delle dinamiche discografiche sia in realtà il motore della passione di chi ascolta. Quando una cosa funziona, funziona, quando non funziona, non funziona.

Penso che in fondo le canzoni siano come le ciliegie, una tira l’altra. Da quando a dieci anni ho mangiato la prima ciliegia, non ho più smesso di cercare quel piacere in ogni canzone. Le ciliegie le trovi al supermercato, ma penso siano più buone quando le mangi direttamente dall’albero.

C’è ancora spazio per la musica “indipendente” in Italia? E che opinione hai del panorama musicale attuale?

Direi che c’è spazio per la musica indipendente in Italia. È il mio spazio, il nostro spazio. Esiste, ci si sta bene. Rispetto al panorama musicale attuale, sono positivo. C’è tantissima proposta, bisogna sapersi orientare, ma direi che viviamo nel momento in cui abbiamo tutta la musica del mondo in tasca, da ragazzino era il mio sogno. Come si fa a dire di no?

Recentemente ho intervistato Cristiano Godano, che pensa che internet stia uccidendo la musica. Hai la stessa opinione?

Capisco cosa intende Cristiano, ma allora è vero che internet non sta uccidendo solo la musica. Pensa al cinema, o ai quotidiani… una volta cercavo le risposte alle mie domande sull’enciclopedia di casa. Il mondo è cambiato e penso che siamo solo agli inizi di quello che sarà il più grande cambiamento delle nostre vite: l’intelligenza artificiale. Sento che a breve tutti potranno chiedere al proprio telefono di ascoltare una canzone, dando coordinate personali: “fammi una canzone che parli del mio cane sulla melodia dei R.E.M., ma con la voce di Sinatra e un assolo di clarinetto”. Tutti faranno la musica che vogliono ascoltare.

Ci sono progetti o idee che avete in cantiere da tempo, ma ancora non siete riusciti a realizzare?

Ce ne sono tanti, a marzo inaugureremo una mostra a Pordenone, la nostra città nel nordest d’Italia, su questi trent’anni di TARM. Sarà al PAFF, International Museum of Comic Art, e rimarrà fino al 9 marzo 2025 (più info qui). Una bella occasione per venire a trovarci!

Poi vorremmo pubblicare un memoir, ma ogni volta che ci proviamo ci perdiamo un attimo. Non è facile farlo a tre voci, ma prima o poi ci riusciremo.

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