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Il sospetto attentatore di Bernau: espulso, poteva restare in Germania fino a dicembre

A pochi giorni dall’arresto, a Bernau, di un ventottenne libico, sospettato di aver progettato un attentato terroristico contro l’ambasciata israeliana a Berlino, si susseguono le prime, poche notizie relative alle indagini sul suo conto.

Per quanto se ne sa, o almeno stando a ciò che le autorità hanno condiviso con la stampa, l’uomo non era inserito in nessuna lista di sospetti considerati potenzialmente pericolosi e non era noto come estremista. Di lui si sa che gli era stato comminato un ordine di espulsione dal territorio tedesco a settembre 2023, non in seguito a reati, ma semplicemente perché la sua richiesta di asilo, inoltrata otto mesi prima, era stata rifiutata. Tuttavia, il Ministero degli Interni del Brandeburgo accusa il distretto di Barnim di negligenza per aver tardato a notificare l’obbligo di lasciare il Paese, comunicandolo solo a luglio 2024. 

Da Malta a Bernau, soggiorno “tollerato” fino a dicembre

Secondo informazioni pubblicate dal tabloid Bild, l’uomo, che attualmente si trova in custodia cautelare, sarebbe giunto in Europa attraverso Malta con un visto turistico nel 2022 e non avrebbe fatto ricorso contro il rifiuto della sua richiesta di asilo. Gli era stato concesso un permesso di soggiorno “tollerato” fino a dicembre 2024. Questo permesso, noto come “Duldung”, consente di rimanere nel Paese nonostante l’ordine di espulsione, spesso per motivi umanitari o pratici che impediscono il rimpatrio immediato, ed è applicato agli individui che non sono ritenuti pericolosi e il cui rimpatrio non è quindi considerato prioritario e urgente.

L’uomo non era noto come estremista

Le autorità tedesche, infatti, non avevano precedentemente segnalato l’uomo come particolarmente radicalizzato. Inoltre, durante le perquisizioni, non sono state trovate armi.

Le espulsioni verso la Libia sono complicate dalla situazione instabile nel Paese, con strutture statali parzialmente inoperanti e collegamenti aerei cancellati. Nessun rimpatrio forzato dalla Germania è stato effettuato negli ultimi anni, sebbene non esista un divieto generale. L’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati specifica che i rientri volontari verso Paesi come Libia, Siria e Yemen non sono gestiti attraverso il programma federale, ma possono essere organizzati e parzialmente finanziati dalle autorità locali.

La questione del rimpatrio dei cittadini libici si inserisce in un contesto più ampio di politiche migratorie e di asilo in Europa. La Germania, come molti altri Paesi europei, gestisce un numero significativo di richiedenti asilo e migranti, molti provenienti da Paesi in conflitto o instabili.

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