Nuovi gruppi di estrema destra in Germania: cosa sappiamo di “Deutsche Jugend Voran” e “Jung und Stark”?
Negli ultimi giorni, a Berlino si è parlato a più riprese delle manifestazioni di alcuni gruppi di estrema destra che hanno manifestato nella parte est della città e i cui membri, più di recente, sono stati oggetto di perquisizioni. Le operazioni di polizia sono collegate alle indagini su alcuni reati violenti e, dopo le prime acquisizioni di prove (soprattutto armi improprie, refurtiva e capi d’abbigliamento come passamontagna e magliette “Antifa” strappate come “trofeo” agli avversari politici), è stata disposta la custodia cautelare per un giovane del Brandeburgo. I due gruppi di estrema destra sono relativamente nuovi: si tratta di Deutsche Jugend Voran (“Avanti la Gioventù Tedesca”) e Jung und Stark (“Giovani e Forti”).
Cosa sappiamo delle nuove formazioni di estrema destra in Germania
Di questi gruppi si sa ancora relativamente poco, se non che le loro manifestazioni attirano, almeno per il momento, poche decine di persone, nella quasi totalità maschi bianchi sotto i 25 anni. Non è chiaro, per esempio, chi siano i fondatori e quali le figure di riferimento. Di analizzarli si sono occupati alcuni media tedeschi, fra i quali il quotidiano TAZ, che ha tracciato un collegamento fra un centinaio di seguaci di DJV e la tifoseria dell’Hertha BSC, ma, fino a questo momento le informazioni sono piuttosto carenti. Esiste un’interrogazione parlamentare di settembre, promossa da Die Linke, che chiede di acquisire dati in merito e di stabilire come il governo intenda ostacolare le derive estremiste, ma i dati concreti, per ora, scarseggiano.
Estremismo e social media: una breve analisi
Nella maggior parte dei casi, si legge che questi gruppi raccolgono consensi soprattutto sui social media e in particolare us TikTok, tuttavia i profili in questione, hanno tendenzialmente pochi follower e ancora meno contenuti (il più popolare ha, al momento della scrittura di questo articolo, poco più di 2.300 follower su TikTok). Alcuni video, invece, arrivano ad avere centinaia di migliaia di visualizzazioni e like, mentre altri ricevono pochissimo engagement, sufficiente, però, a far capire che la vera “azione” si svolge altrove.
Diversi sostenitori, infatti, chiedono nei commenti di ricevere il link per unirsi al gruppo whatsapp o telegram dell’associazione. Qualcuno rende chiare le proprie intenzioni scegliendo con cura lo spelling delle parole che utilizza. Quando chiede che gli sia inviato il link, un utente su tiktok non usa infatti la forma normale del verbo “inviare”, ovvero “schicken”, ma sceglie di scrivere “SS chicken” (lo scarso dominio dell’inglese, in questo caso, non manca di creare un’involontaria ironia, dal momento che, in inglese, dare del “pollo” equivale a dare del vigliacco).
Meme, manifestazioni e nazionalismo
I contenuti condivisi sono essenzialmente di tre tipi: su Instagram, i più frequenti, se di frequenza si può parlare, sono video palesemente pensati per essere di ispirazione, che usano riprese generiche di angoli particolarmente belli della Germania, di quelle che si trovano su qualsiasi sito di stock video, come Pexels o Canva. Le didascalie sono tutte riferite alla bellezza della patria e all’orgoglio di essere tedeschi. In un caso, per esempio, si alternano sullo schermo scritte, stranamente in inglese, che esprimono tutti i “colori” della Germania (bianca sotto la neve, rossa e gialla con le foglie d’autunno e così via), il che spinge i commentatori a scrivere che questa è la diversità della quale la Germania è orgogliosa, non “quella della sinistra”
Il secondo contenuto sono gli inevitabili meme, che si spostano già in un un territorio semanticamente più politicizzato. “Cercati una donna che voglia QUESTO [foto di donna bianca, con treccia bionda annodata intorno alla testa, che tiene in braccio due bambini mentre corre in un campo di tulipani] non QUESTO [donna vistosamente truccata, con che indossa un tailleur dalla gonna corta, seduta a una scrivania, in un ufficio dalla cui finestra si intravede una metropoli]: BASTA IPOCRISIE!”. I commenti, per lo più, lodano la visione tradizionale della famiglia. Una donna commenta “io non posso avere figli, che faccio?” Qualcuno le risponde “mi è bastato uno sguardo al tuo profilo per capire che è un bene che tu non possa avere figli”. Il profilo della commentatrice, come è facile intuire, pubblica post che promuovono la diversità, l’inclusione, la tolleranza e presenta una bandiera arcobaleno nella bio.
Ancora più estremo è il post in cui si usa la definizione di “traditore del popolo” per un candidato dei verdi, al quale si attribuisce la dichiarazione “a che serve usare il riscaldamento, se si possiamo scaldare bruciando le bandiere tedesche?”. Anche qui i commenti sono per lo più di supporto, non mancano le bandiere tedesche, abbinate all’emoji dell’aquila o del lupo. Il politico dei verdi in questione, ça va sans dire, non ha mai detto una frase del genere, ma l’uso del termine “traditore del popolo” è un esempio perfetto di “dog whistling” dell’estrema destra. Ovvero, è un modo per far capire al lettore che questa pagina condivide i suoi principi, che utilizza un linguaggio e dei simboli nei quali ci si può riconoscere, anche senza dichiararli apertamente.
Non che queste pagine abbiano paura di richiamare in modo esplicito il nazismo, presentandolo in una luce implicitamente o esplicitamente positiva. Il vero momento “edgelord”, infatti, si raggiunge con un meme che contrappone due immagini, con rispettive didascalie. La prima recita: “2024, ho trovato una foto di tuo nonno”, su una foto di Erwin Rommel. La seconda recita: “2070, ho trovato una foto di tuo nonno”, sulla foto di una ragazza con i capelli blu e le unghie lunghe, bianche e rosa, che, a differenza di Rommel, sorride. Un utente dal cognome vagamente “russofono” commenta desolato che il mondo sta andando in questa direzione. Un altro, con due “8” nel nome, commenta con l’emoji del braccio alzato, accanto alla bandiera tedesca.
Infine, ci sono i video e le foto delle manifestazioni, nelle quali si vedono manipoli di giovani, tutti vestiti di nero, che marciano con o senza bandiere tedesche e bandiere imperiali, con didascalie che parlano di orgoglio tedesco e difesa della patria. Questi sono i contenuti che ricevono anche qualche commento negativo, dal sapore inevitabilmente sarcastico. “50 persone, due outfit” commenta qualcuno “certo” gli risponde un altro “perché gli uomini tedeschi sono maschi, mica femmine”. Un altro, che sostiene la pagina, rincara “50 persone, nemmeno una borsa da laptop” (vista come il simbolo dell’hipster di sinistra berlinese, che è la nemesi del giovane di estrema destra). A questo, i critici rispondono sarcasticamente “certo che non avete il laptop, prendete tutti il reddito di cittadinanza” e un altro aggiunge “neanche una borsa con dei libri, però”. Alcuni commenti di supporto arrivano da palesi bot (foto evidentemente generate dall’IA, niente follower, niente post, niente profili seguiti), altri vengono da supporter che esprimono gli stessi concetti in modo ancora più estremo sui profili privati. L’emoji e il gesto dell’OK, associato ai suprematisti bianchi, sono altrettanto popolari.
Chi sono i membri di questi gruppi di estrema destra?
Fin qui, una breve analisi dei fatti presa da link che possono essere facilmente trovati online, ma che noi non condivideremo per ovvi motivi. Ma cosa intendiamo esattamente, quando diciamo che certi contenuti o certe emoji sono “popolari” e che cosa distingue questi movimenti giovanili da tanti altri che si sviluppano in Germania?
In primo luogo, occorre aver chiaro che i numeri dei quali si parla sono minimi: la manifestazione più ampia registrata fino a questo momento ha raccolto 100 persone, i profili presentano i numeri di cui sopra. La differenza rispetto ad altri gruppi, però, sta nel fatto che la nuova destra estrema, più nuova e più estrema del già problematico “Dritter Weg”, sembra orientata all’azione. I profili dei gruppi sono attivi da quest’anno e già alcuni di loro sono stati indagati per aver aggredito fisicamente militanti di sinistra o sono stati attenzionati dalla polizia per aver attivamente cercato di ostacolare lo svolgimento del Christopher Street Day.
Un altro elemento che distingue questi movimenti dai loro “omologhi” (termine imperfetto, ma ci si passi la semplificazione) di sinistra? In primo luogo, il rapporto con il partito di riferimento. In questo momento storico, i movimenti della base di sinistra sono fortemente critici con la loro presunta rappresentanza partitica. Perfino la leadership eletta dei Giovani Verdi ha dichiarato che il partito madre, al governo, ha “fatto schifo” e una parte di è addirittura staccata dal partito ufficiale per fondare un nuovo movimento. Per non parlare di tutti i gruppi extraparlamentari che criticano l’SPD forse più di quanto critichino l’AfD, in base al principio, caro alla sinistra occidentale in generale, che tutto ciò che non è aderenza perfetta ai medesimi principi debba diventare motivo di scontro. Gli extraparlamentari a destra, invece, fanno campagna attiva per AfD con tanta passione che si fatica a capire perché militino in un movimento proprio, invece di iscriversi direttamente al partito.
Su un profilo che porta il nome di Deutsche Jugend Voran, per esempio, si trova un video che elenca tutti i benefici che si avrebbero se AfD fosse al governo (riassumibili in: meno tasse, meno stranieri). Su un altro si riporta la recente “interpretazione” del testo del successo degli anni 2000 “I’m blue” degli Eiffel 65, che sostituisce il testo ufficiale “I’m blue Da ba dee da ba da” con “I’m blue, if I was Green I would die” ovvero “sono blu [il colore di AfD], se fossi verde morirei”.
Interpretazioni “al buio”: perché le idee di estrema destra piacciono ai giovanissimi?
Sia TAZ che il Mobile Beratung gegen Rechtsextremismus (MBR – Centro di consulenza mobile contro l’estremismo di destra) inquadrano il fenomeno come un movimento giovanile le cui dimensioni sembrano essere direttamente proporzionali alla distanza dal centro di Berlino, almeno nella Germania rurale dell’est. Senza voler andare a indagare le ragioni del disagio e soprattutto quelle della sua espressione – un’operazione per la quale non abbiamo, in questa sede, i dati né i mezzi – non possiamo che limitarci a registrare come il rifiuto generazionale, in qualche misura normale, per lo status quo si stia traducendo, non solo in Germania, nella ricerca nostalgica di uno status quo precedente, presunto, vagheggiato e mai conosciuto, fatto di regole estremamente rigide e precise. Nello specifico, ai giovani che militano in questi gruppi sembrano piacere le regole che dettano il diritto di occupare o meno uno spazio in base all’appartenenza etnica, di poter aspirare o meno a svolgere certe attività in base al genere, che limitano la possibilità di esprimere il dissenso, che dettano come è lecito comportarsi, vestire, parlare, che tracciano una gerarchia fra individui e gruppi “superiori” o “inferiori” per nascita. Guarda caso, queste gerarchie mettono in cima alla piramide coloro che, nella visione dei gruppi estremisti, sono oggi i veri “diseredati”, ovvero i maschi bianchi nativi della Germania orientale, che parlano il dialetto più volentieri del tedesco, ma che sono pronti ad aggredire fisicamente chi il tedesco non lo parla affatto.
Non mancano momenti di involontaria comicità, come il post nel quale si contrappone il “nostro ideale”, ovvero foto di giovani ariani prese direttamente da quelle utilizzate dalla propaganda nazista, in cui tutti gli uomini hanno i capelli corti e la mascella squadrata a colpi d’ascia e le donne hanno tutte le trecce e sono talmente bionde da sembrare prive di sopracciglia, e il “loro ideale”, ovvero foto di giovani pieni di tatuaggi e piercing. Nel panico, una commentatrice scrive “ma io ne ho tanti di tatuaggi, però sono patriottica!” e ottiene subito la rassicurazione che cerca da parte di un altro commentatore, che specifica come il problema non siano i tatuaggi in sé, ma proprio la mancanza di amor patrio.
Le donne non sono assenti, in questo contesto, anzi sono presenti e combattive sui social ma non partecipano, almeno per ora, alle azioni, preferendo adottare un ruolo più tradizionale – o almeno così dichiarano i bot dall’identità femminile che commentano sui profili social di questi gruppi.
Prossima azione a dicembre a Berlino?
Il prossimo grande “appuntamento”, per questi movimenti, dovrebbe essere una manifestazione, che le due associazioni hanno dichiarato di voler organizzare per metà dicembre, lungo Rigaer Straße, la roccaforte dell’attivismo di sinistra per eccellenza. Ammesso e assolutamente non concesso che tale manifestazione non venga vietata per ragioni di sicurezza, è facile prevedere fortissime tensioni e una presenza massiccia di forze dell’ordine. Per il momento, le due fazioni sembrano ancora inclini a vedersi come il “nemico” principale verso il quale agire violentemente. Per entrambe, nel frattempo, il governo di coalizione resta oggetto di odio. La principale differenza, fino a questo momento, sembra essere elettorale: a differenza della sinistra extraparlamentare Deutsche Jugend Voran e Jung und Stark sembrano avere tutta l’intenzione di far valere il proprio punto di vista alle urne appoggiando un partito preciso. I movimenti autonomi di sinistra, attualmente, non sembrano puntare su nessuna delle forze che corrono per il parlamento.