Ecco i nuovi leader dei Giovani Verdi tedeschi: “basta compromessi!”
Dal terremoto che ha scosso il partito dei Verdi Tedeschi negli ultimi giorni sta emergendo una nuova leadership, a tutti i livelli. L’esodo più recente riguardava il direttivo dell’associazione giovanile del Partito, che aveva visto l’abbandono delle leader Svenja Appuhn e Katharina Stolla. A Lipsia, sabato, un congresso ha ufficialmente eletto due nuovi leader dei Giovani Verdi, confermando le previsioni dei giorni scorsi. A guidare l’associazione saranno Jette Nietzard, 25 anni, e Jakob Blasel, 24.
Nietzard, che negli ultimi anni si è impegnata, nella sezione berlinese dei Verdi, soprattutto in progetti e attività di supporto e assistenza ai rifugiati, ha ottenuto un 84,5% di preferenze. Blasel, studente di legge e scienze ambientali, noto per il suo attivismo con Fridays for Future, ha vinto registrando il 74,6% delle preferenze.
L’agenda dei nuovi leader dei Giovani Verdi tedeschi: “basta con i compromessi su clima e giustizia sociale”
Nei loro discorsi programmatici, i neo-leader hanno sottolineato la necessità di riportare il partito ai suoi valori fondanti, ovvero intensificare gli sforzi per contrastare il cambiamento climatico, supportare una politica migratoria più umana, che rispetti i diritti fondamentali di tutti gli individui, e favorire una maggiore giustizia sociale. Non sono mancate le critiche al governo di coalizione, al quale i giovani attivisti rivolgono le stesse accuse che hanno già diretto al proprio partito, in particolare riguardo alla scelta di fare compromessi, ritenuti inaccettabili dalla base dei Giovani Verdi, su temi cruciali come la transizione ecologica e la mobilità sostenibile e pubblica. Blasel ha avuto parole particolarmente dure per la tendenza ai compromessi dell’esecutivo, sottolineando l’incapacità del governo di bilanciare l’impatto sociale della crisi climatica. Ha evidenziato inoltre come le decisioni prese finora non siano sufficienti per affrontare le sfide ambientali e sociali del Paese.
Nietzard ha caldeggiato una politica migratoria che rinunci alle espulsioni e semplifichi le procedure per i rifugiati, sottolineando l’importanza di un cambiamento sociale per contrastare le disuguaglianze. Ha parlato della necessità di costruire una società più inclusiva, dove tutti abbiano le stesse opportunità, indipendentemente dalla loro origine. Evidentemente, la base elettorale ha apprezzato le posizioni che i due giovani eletti hanno espresso senza mezzi termini. Nel suo discorso di candidatura, per esempio, Nietzard aveva criticato espressamente le grandi imprese che “fanno profitti record e gli azionisti vanno in vacanza” con i soldi degli affitti “faticosamente guadagnati” dagli inquilini – con evidente riferimento alla speculazione immobiliare e alla crisi abitativa. Del partito dei Verdi al governo aveva detto, senza minimamente smorzare i toni, che stavano “facendo schifo” e che si aspettava che smettessero di fare “pigri compromessi” e che aveva intenzione “mostrare ai Verdi dove sta la sinistra“.
Critiche al governo, al partito e alla coalizione
L’associazione dei Giovani Verdi, con i suoi circa 18.000 iscritti, ha un peso politico decisamente superiore a quello che potremmo identificare, per esempio, nelle associazioni giovanili dei partiti italiani. Come gli Juso (i “Giovani Socialisti” che costituiscono l’equivalente nell’SPD), riceve considerazione e attenzione dal partito madre non solo in quanto “culla” della prossima generazione di leader e di membri, ma anche come riflesso dell’evoluzione della base elettorale del partito. E, se c’è una cosa che i Verdi dovrebbero aver imparato dalle ultime elezioni regionali in Germania, è proprio che la base elettorale va coltivata, per evitare che si disintegri nel giro di pochi anni.
Le critiche dei due nuovi leader non sono solo rivolte all’indirizzo generale preso dal partito dopo l’ascesa al governo. Blasel, infatti, ha duramente attaccato la politica economica del ministro dell’Economia Robert Habeck, definendola “un attacco a chi patisce lo sfruttamento”. Ha sottolineato come le politiche attuali non facciano abbastanza per proteggere i lavoratori e le comunità più vulnerabili, che sono spesso le più colpite dalle crisi economiche e ambientali. Commentando le recenti turbolenze all’interno del movimento, ha minimizzato: “Non siamo spacciati, è solo un’ammaccatura”.
Di fatto, la posizione di Blasel e Nietzard è solo una versione più ottimistica di quella dell’ex-portavoce Appuhn, che aveva lamentato l’assenza di politiche di protezione delle classi lavoratrici e delle comunità più fragili all’interno del partito, sottolineando la necessità di un approccio più radicale per affrontare le disuguaglianze economiche. La principale differenza fra i due è che Appuhn e Stolla, dopo aver guidato il movimento giovanile dei Verdi, si sono convinte che nel partito non ci fosse più nulla da salvare e che tali politiche fossero perseguibili solo all’interno di una nuova formazione “veramente di sinistra”.
Le dimissioni di massa che ne sono seguite sono state accolte con sollievo dalla vecchia guardia Verdi, preoccupati da quello che percepivano come il radicalismo dei giovani ed evidentemente determinati a trarre lezioni diverse dalle recenti debacle elettorali.
Il congresso di Lipsia ha ribadito l’impronta socialista e anti-capitalista dei Giovani Verdi, con richieste di redistribuzione della ricchezza e investimenti sociali per contrastare le disuguaglianze – il che potrebbe voler dire che i contrasti fra l’associazione e il partito non sono finiti. Se il partito principale sperava in una svolta centrista dei giovani, infatti, è probabilmente destinato a rimanere deluso: fra gli oratori del congresso non sono mancati i toni forti, che non fanno certo pensare a una decrescita delle posizioni radicali sui temi sociali e ambientali. La Germania è ancora un Paese ricco, “ma il reddito, la ricchezza e la prosperità sono distribuiti in modo diseguale. Le infrastrutture pubbliche da cui tutti dipendono sono troppo spesso trascurate. L’inflazione, ma anche l’avidità delle società immobiliari, fanno sì che non siano solo le persone che lavorano nel settore dei bassi salari a poter vivere a malapena con il loro reddito”, si legge nella mozione principale. Le prestazioni sociali, come il reddito di cittadinanza, sono ancora troppo basse”.
Inoltre, l’FDP, attualmente alleato dei Verdi al governo (almeno sulla carta) è stato definito “immondizia neoliberista”.