Die Atzen contro AfD: vietato cantare la “canzone della deportazione”
Se il povero Gigi D’Agostino non è riuscito ad arginare la tendenza degli estremisti di destra a usare il suo brano “L’Amour Toujours” come base per cori razzisti, maggior “fortuna” ha avuto il duo hip hop tedesco Die Atzen. I due artisti, infatti, hanno intentato con successo un’azione legale contro la sezione di AfD del Brandeburgo, per un motivo simile.
Azione legale di Die Atzen: AfD in Brandeburgo non potrà più usare la loro musica
In occasione delle recenti elezioni locali, infatti, la sezione brandeburghese di Junge Alternative, l’associazione giovanile di AfD, aveva cantato pubblicamente e poi condiviso sui social una versione modificata del brano “Das geht ab”. Nel testo, rielaborato, si inneggiava all’idea di deportare milioni di persone, tanto che il brano è stato ribattezzato “la canzone della deportazione”. Dopo l’azione legale della band, tuttavia, alla sezione locale di AfD in Brandeburgo è fatto espresso divieto di ripetere l’esperimento e di eseguire o far eseguire in pubblico il brano in questione, di integrarlo in video o di modificarlo in alcun modo, pena una sanzione che potrebbe aggirarsi intorno ai 36.000 Euro.
Il testo, rivisitato da giovani sostenitori del partito con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, conteneva frasi come “Hey, che succede? Li deporteremo tutti”. Questo ha sollevato proteste non solo da parte degli oppositori politici, ma anche da organizzazioni per i diritti umani e in generale nell’opinione pubblica. Nonostante le iniziali giustificazioni dei vertici dell’AfD, che avevano minimizzato l’accaduto definendolo una semplice goliardata, ora il leader locale René Springer ha informato gli iscritti che la sezione regionale ha sottoscritto un impegno formale ad astenersi da comportamenti simili in futuro.
I Die Atzen si erano immediatamente dissociati pubblicamente dall’uso improprio della loro canzone, ribadendo che “le uniche persone autorizzate a riscriverla sono la curva est dell’Hertha BSC e Spongebob”.