Oltre due milioni di studenti in Germania sono vittime di cyberbullismo. Questa cifra emerge da uno studio della Bündnis Gegen Cybermobbing, ovvero l’alleanza contro il cyberbullismo: un’associazione che, come si evince dal nome, ha lo scopo di sensibilizzare e anche agire contro questa particolare forma di abuso. Il luogo nel quale si consumano gli atti di cyberbullismo, nella maggior parte dei casi, è la scuola. Inoltre, la risposta delle istituzioni appare spesso inadeguata, lasciando le vittime e le loro famiglie a gestire da sole le conseguenze di questa forma di violenza.
L’umiliazione viaggia sui social
Le forme sono semplici: spesso le vittime vengono riprese, con o senza il loro consenso, di nascosto o no, in atteggiamenti che i bulli intendono far apparire come ridicoli o umilianti. Non occorre che si tratti di video o fotografie oggettivamente imbarazzanti: può bastare una parola innocente o un momento di gioco o di relax, che viene poi condiviso e fatto oggetto di ridicolo da parte dei bulli. Si prendono in giro, per esempio, le caratteristiche fisiche delle vittime, il modo di parlare o di muoversi.
Come, purtroppo, quasi chiunque ricorda, infatti, i bulli non hanno mai bisogno di un vero motivo o un vero “gancio” per umiliare le vittime: basta fare branco, deridere e indicare come umilianti anche cose perfettamente normali e poi condividere l’insulto con quante più persone possibile, per rendere più profonda la vergogna. In questo senso, i social hanno reso le conseguenze del bullismo sempre più gravi. Spesso, i genitori lamentano la totale incapacità delle istituzioni scolastiche di rispondere, prevenire o comunque gestire queste situazioni, che causano enormi sofferenze a chi le subisce.
I dati: il 70% degli insegnanti non riesce più a gestire il cyberbullismo
Secondo lo studio “Cyberlife V”, disponibile per intero a questo link, il 70% degli insegnanti nel 2023 ha dichiarato di non riuscire più a gestire il fenomeno, rispetto al 42% del 2022. Il 12% dei bambini intervistati, inoltre, ha ammesso di essere stato vittima di bullismo online almeno una volta. Un dato che non sorprende, visto l’uso sempre più precoce di smartphone e dispositivi connessi. Gli studenti trascorrono in media 3,4 ore al giorno online, ma solo il 14% dei genitori dichiara di avere un controllo efficace sull’utilizzo di questi dispositivi da parte dei figli. Questo divario tra l’uso della tecnologia e la supervisione genitoriale crea un terreno fertile per il cyberbullismo, dove i giovani possono essere esposti a comportamenti dannosi senza una protezione adeguata.
Le conseguenze possono essere drammatiche: un giovane su quattro ha avuto pensieri suicidi a causa del cyberbullismo. WhatsApp, TikTok, Snapchat e Instagram sono i canali principali per la diffusione di odio e cattiveria, poiché rendono estremamente facile attaccare qualcuno senza un confronto diretto. Queste piattaforme, sebbene offrano opportunità di connessione e socializzazione, possono quindi diventare strumenti di oppressione e violenza psicologica, amplificando l’impatto del bullismo tradizionale.
Proprio come avveniva nell’era del bullismo “analogico”, nella maggior parte dei casi, le vittime conoscono i loro aggressori.
Le scuole tentano di reagire. La soluzione è limitare l’uso di smartphone?
A fronte dei risultati sconfortanti di questo studio, l’Alleanza contro il cyberbullismo, auspica una legge specifica per contrastare il fenomeno, in grado di inviare un segnale deterrente agli autori di questi reati. Una legislazione mirata potrebbe fornire strumenti più efficaci per prevenire e punire il cyberbullismo, proteggendo meglio le vittime e creando un ambiente più sicuro per tutti gli studenti. Tuttavia, l’implementazione di tali leggi richiede un impegno concertato da parte delle autorità, delle scuole e della società nel suo complesso e, fino a questo momento, non sembra essere questa la direzione nella quale le istituzioni vogliono muoversi.
Alcune scuole stanno tentando di limitare i danni, introducendo il divieto di utilizzo dei cellulari durante le lezioni. La prevenzione del cyberbullismo, tuttavia, richiede un approccio olistico che coinvolga tutti gli attori della comunità educativa, prevedendo anche forme di educazione e sensibilizzazione sugli usi impropri delle tecnologie e le loro conseguenze, ma anche da programmi destinati alle famiglie.
Inoltre, da più parti si chiede che le piattaforme social si assumano la responsabilità di proteggere i loro utenti, implementando misure di sicurezza più rigorose e rispondendo prontamente alle segnalazioni di abuso. La collaborazione tra scuole, famiglie, autorità e aziende tecnologiche dovrebbe essere la base per creare un ambiente digitale sicuro e rispettoso per tutti.