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Cori di Berlino cambiano testo di Udo Lindenberg: una parola può risultare offensiva

Una celebre canzone di Udo Lindenberg, “Sonderzug nach Pankow“, è stata modificata in vista di un concerto che si terrà a Berlino il 16 e il 17 novembre e che vedrà otto diversi cori cittadini cantare un medley di celebri successi presso l’Humboldt Forum.

La Fondazione del noto centro polifunzionale ha infatti deciso di eliminare dal testo una parola giudicata potenzialmente offensiva e questo ha rilanciato il dibattito su quale sia il modo giusto di rapportarsi a prodotti culturali creati in tempi in cui la sensibilità era diversa.

Concerto dei Cori di Berlino all’Humboldt Forum: modificato un testo di Udo Lindenberg

Il nome dell’evento è “Vielstimmig II” e vuole essere una celebrazione della diversità e della bellezza della musica. I cori si esibiranno in tutti gli spazi dell’edificio: sulle scale, nei corridoi, negli spazi aperti e nelle sale usate per le mostre, creando un’atmosfera unica. Le circa 200 voci si riuniranno infine per cantare insieme nel foyer.

Ma torniamo al brano di Lindenberg, “Sonderzug nach Pankow“, che sarà presente nel repertorio dei cori in una versione modificata. Il brano, che risale al 1983, e quindi ai tempi della Berlino divisa, è un inno alla libertà e all’epoca aveva avuto successo sia nella Germania Ovest che nella Germania Est.

Nel testo, Lindenberg si riferisce al leader della SED Erich Honecker definendolo “Oberindianer”, letteralmente l’equivalente del nostro “grande capo indiano”, ma la parola è spesso usata anche con il significato di “capo” in generale. La frase completa è “Devo solo andare lì, a Berlino Est, devo chiarire una cosa con il vostro capo (indiano)”. Sebbene in questo caso la parola abbia una connotazione metaforica e strettamente legata alle tensioni rappresentate dal Muro di Berlino, la Fondazione Humboldt Forum ha ritenuto che potesse evocare la violenta storia della colonizzazione delle popolazioni indigene d’America. Ha quindi optato per l’eliminazione del termine.

“Dopo una discussione aperta con i cori e il direttore artistico, abbiamo deciso di (…) omettere una parola che potrebbe essere percepita come discriminatoria dal punto di vista odierno” ha confermato la fondazione alla Bild.

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