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Berlino, grande successo per “Capra Libera Tutti”: presenti la regista e i protagonisti

È stato un grande successo la presentazione del documentario “Capra libera tutti“, progetto a cura di Alessia Camposeo e focalizzato su una delle realtà italiane più attive e famose nel campo dell’antispecismo.

L’evento si è tenuto al Kino Moviemento di Berlino e in sala erano presenti sia la regista, sia Massimo Manni e Simone Scampoli, fondatori e responsabili del rifugio, chiamato santuario dagli attivisti, che ha dato nuova vita a 500 animali sottratti ai macelli, agli allevamenti intensivi e allo sfruttamento umano.

“Capra Libera Tutti” presentato al Moviemento: grande successo

La sala del Moviemento era piena di persone che hanno seguito con interesse la storia del santuario e dei suoi abitanti: Niccolò, vitello con una lesione spinale e primo in Italia a essere curato per questo, il “terribile Casimiro“, inizialmente ribelle e furioso perché reduce dallo stress postraumatico di un anno in una stalla di sosta di un mattatoio, tornato a una vita serena all’interno del rifugio, Kruzco, il lama destinato a finire in uno zoo o in un circo, Thomas, il capretto prelevato insieme a un gruppo di pecore da un allevamento e che, simbolicamente, ha dato il via all’esperimento “liberando tutti”, le galline, le oche, i cavalli, i maiali, e tutti gli altri animali accolti da Massimo e Simone.

Capra Libera Tutti. Il “maremmano alato”. Foto di Violetta Canitano

In realtà, la storia di questo luogo inizia ancora prima e risale ai tempi in cui Massimo faceva ancora l’allevatore, legava emotivamente con gli animali che in seguito vendeva e ignorava quel sentimento di disagio che allora non sapeva ancora definire. Poi, un giorno, si trovò a vendere una partita di agnelli maschi destinati al macello. Ascoltando i pianti disperati delle madri si sentì malissimo e capì che non poteva più andare avanti così, riacquistò gli agnelli al doppio del prezzo e decise di vivere in modo completamente diverso.

Inizialmente cercava un luogo in cui collocare gli animali sottratti al circuito degli allevamenti intensivi e dei macelli, un santuario, insomma. Poi, sulle montagne vicino a Nerola, decise di creare lui stesso la realtà che cercava e in questo modo nacque “Capra Libera Tutti”, in attività da quasi 10 anni.

Capra Libera Tutti, Massimo Manni. Foto di Violetta Canitano

Grande è stato l’interesse mostrato dal pubblico nei confronti del documentario di Camposeo, in cui Simone spiega nel dettaglio la storia del rifugio e dell’impegno assunto. L’occhio della regista segue efficacemente e con un ritmo quasi “naturale” la giornata tipo dei due attivisti, dedicata interamente al benessere degli animali che ospitano. Sono animali liberi, quelli di “Capra libera tutti”, anche liberi di andarsene, se vogliono. Quando lo fanno, però, finiscono sempre per tornare e per vivere un’esistenza tranquilla, in cui non sono e non saranno mai più un prodotto.

È una piccola utopia possibile quella che vive nel santuario, grazie all’impegno di Massimo e Simone e al sostegno di attivisti e associazioni che ne condividono gli obiettivi: promuovere la libertà di tutte le specie e tutelare la natura e l’ambiente. Dal 2021 ad oggi, per esempio, il progetto “Capra Libera tutti” ha anche piantato circa 100 alberi autoctoni e 400 Paulonie, capaci di catturare grandi quantità di CO2 e ridurre l’impronta di carbonio.

Capra Libera Tutti. Una capra. Foto di Violetta Canitano

Il fine ultimo del progetto è sollecitare una riflessione sul fatto che quanto accade nel santuario possa diventare, un giorno, la norma. Davanti alla telecamera, con i rumori della natura e degli animali a fare da sfondo, Simone parla di una scelta fondata sul rifiuto del dogma capitalistico che considera eretica ogni contestazione, rilanciando invece un’alternativa etica allo sfruttamento di esseri viventi costantemente abusati e torturati dall’uomo.

Capra Libera Tutti, Simone Scampoli. Foto di Violetta Canitano

In tutto questo, rispettosa e consapevole è la regia di Alessia Camposeo, antropologa visiva e dei media, con una passione per il cinema documentaristico e un particolare focus sui sistemi alimentari, sull’attivismo per i diritti degli animali e sui cambiamenti climatici. Nata e cresciuta nella campagna toscana e attualmente residente a Trento, Camposeo si è formata in Europa ottenendo una laurea breve nei Paesi Bassi e un Master of Arts a Berlino, ma soprattutto ha approfondito il tema anche sul piano personale e questo rende particolarmente riuscito questo bellissimo lavoro.

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