Scholz in Asia Centrale: nuovi accordi per l’immigrazione, glissando sui punti critici
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (SPD) ha intrapreso un viaggio di tre giorni in Asia centrale, per discutere soprattutto di accordi relativi all’immigrazione regolare in Germania. D’altra parte, questa regione che sta acquisendo sempre più rilevanza geopolitica ed economica e la Germania si trova in una situazione particolare: da un lato, l’opposizione preme per una riduzione drastica dell’immigrazione, dall’altro, il Paese soffre di una cronica e gravissima carenza di manodopera qualificata, che affligge le aziende di molteplici settori. Proprio per questo, durante la prima tappa in Uzbekistan, Scholz ha siglato un accordo sulla migrazione con l’obiettivo di facilitare l’afflusso di manodopera qualificata verso Germania, specialmente nei settori dell’assistenza e della sanità.
L’intesa prevede anche il rimpatrio di circa 200 cittadini uzbeki che non hanno diritto di soggiorno in Germania.
Prima dell’Asia Centrale, accordi simili con altri Paesi
Questo tipo di accordi bilaterali rientra in una strategia più ampia del governo tedesco, che ha già stretto patti simili con Paesi come India, Kenya, Georgia, Marocco e Colombia. Negoziati sono in corso anche con Moldavia, Kirghizistan, Filippine e Ghana. L’Uzbekistan rappresenta un partner interessante per Berlino, per più motivi. Fra i vantaggi meno discussi c’è la posizione geografica: in quanto Paese confinante con l’Afghanistan, potrebbe avere un ruolo nel rimpatrio dei criminali afghani, ma non è ancora chiaro se il governo uzbeko sia disposto a farsene carico.
Un altro elemento di grande attrattiva è la popolazione relativamente giovane, con un tasso di natalità alto e un certo interesse di base verso la Germania e la lingua tedesca, che dovrebbero rendere più semplice l’integrazione della forza lavoro uzbeka nei settori nei quali la Germania ha più bisogno di personale. Infine, sotto il governo dell’attuale presidente Shavkat Mirziyoyev, il Paese ha attuato un gran numero di riforme di stampo liberale, che hanno previsto, fra l’altro, la privatizzazione di parti dell’economia statale, allo scopo di attirare investitori internazionali.
Petrolio dal Kazakistan
Dopo l’Uzbekistan, Scholz si è recato in Kazakistan, il Paese più grande e attualmente più potente dell’Asia centrale. Qui incontrerà i capi di Stato di tutti i cinque Paesi della regione (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan). L’obiettivo è rafforzare i legami economici, energetici e ambientali con questi Paesi ricchi di materie prime. Il formato “5+1”, come è stato ribattezzato questo tipo di accordo multilaterale, è stato promosso dal governo un’importante piattaforma di dialogo e cooperazione, che dovrebbe permettere alla Germania di discutere questioni di interesse comune con tutti i Paesi dell’Asia centrale in un unico forum.
Il Kazakistan, alla Germania, interessa soprattutto per una risorsa: il petrolio. Proprio da qui, infatti, arriva al momento una parte del greggio trattato nella raffineria di Schwedt, in Brandeburgo, compensando il taglio delle forniture russe.
Le organizzazioni internazionali ammoniscono: “non ignorate gli abusi dei diritti umani”
Le obiezioni a questi accordi arrivano soprattutto dalla organizzazioni internazionali per i diritti umani che, sempre e con effetti assai scarsi, mettono in guardia i Paesi europei e in generale gli Stati democratici dallo stringere accordi con governi che si rendono colpevoli di violazioni sistematiche dei diritti umani. È questo il caso del Turkmenistan, governato dal controverso presidente Serdar Berdimuhamedow e considerato internazionalmente una dittatura chiusa simile alla Corea del Nord. Le organizzazioni internazionali, pur non condannando gli accordi di per sé, hanno invitato il governo tedesco a richiedere almeno che venga affrontata la questione dei diritti umani e civili nei rispettivi Paesi.