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Inclusione e disabilità in Germania: la riforma che promette l’addio alle barriere

Nell’infinito elenco degli aspetti della vita in Germania che possono stupire chi viene a viverci dall’estero, c’è il rapporto con la disabilità. Mentre in Italia siamo abituati ormai da molti anni all’abbattimento sistematico delle barriere architettoniche (tanto che le eccezioni fanno notizia), in Germania è assai comune che spazi, servizi e attività siano interdetti o comunque difficilmente accessibili per chi ha una mobilità ridotta, una disabilità sensoriale o una cognitiva. Soltanto le istituzioni statali sono tenute a erogare i propri servizi in maniera accessibile, mentre quelle commerciali private possono scegliere liberamente le proprie politiche in materia di accessibilità.

Una riforma per garantire accesso e inclusione alle persone con disabilità

Anche nel caso di istituzioni pubbliche (è il caso in molti musei di Berlino, per esempio), l’accessibilità è ridotta al minimo indispensabile per ottemperare alle disposizioni di legge, ma non necessariamente permette a chi ha una disabilità di vivere un’esperienza confortevole o priva di ostacoli. Ora, però, le cose dovrebbero cambiare: il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (SPD) ha annunciato questa settimana una riforma significativa, volta a migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità. Questa riforma non si limiterà solo alle autorità pubbliche, ma estenderà l’obbligo anche alle aziende private, che dovranno offrire prodotti e servizi accessibili al pubblico. Scholz ha assicurato che la riforma della Legge sulla Discriminazione delle persone Disabili sarà avviata al più presto, come concordato nell’accordo di coalizione tra i partiti di governo.

Attualmente, come già detto, la legge richiede solo che gli enti pubblici garantiscano l’accessibilità, rimuovendo barriere fisiche o digitali che ostacolano l’accesso a edifici, eventi o siti web per persone con mobilità ridotta, non vedenti, non udenti o con disabilità di tipo cognitivo. Questo significa che, ad esempio, gli edifici pubblici devono essere dotati di rampe per sedie a rotelle, ascensori accessibili e segnaletica in Braille. I siti web delle autorità pubbliche devono essere progettati in modo da essere navigabili anche da persone con disabilità visive o uditive.

L’inclusione: un “processo arduo”

Il Commissario per i Disabili, Jürgen Dusel, ha affermato che la riforma è in fase di accordo all’interno del governo e l’ha definita un “processo arduo”. Tuttavia, ha accolto con favore la bozza del Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali Hubertus Heil (SPD), ormai in dirittura d’arrivo. Dusel ha sottolineato l’importanza di questa riforma per garantire una maggiore inclusione e partecipazione delle persone con disabilità nella società.

Durante l’incontro con il Commissario, Scholz ha condannato con forza gli attacchi verbali alle persone con disabilità e all’obiettivo politico dell’inclusione. Il riferimento è ad alcune dichiarazioni del leader dell’AfD in Turingia Björn Höcke, che ha definito l’idea dell’inclusione un “progetto ideologico” e le persone con disabilità come “fattore di peso” per la società tedesca. Scholz ha condannato senza mezzi termini queste posizioni, auspicando una società unita nel promuovere l’inclusione e nel combattere ogni forma di discriminazione.

L’ONU critica la lentezza del processo di inclusione in Germania

La Germania si è impegnata ad attuare l’accessibilità in conformità con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Tuttavia, in un rapporto del 2023, l’ONU ha criticato il ritardo nell’accessibilità in alcuni settori, come studi medici, cinema, siti web, negozi online, piattaforme, treni e persino uffici pubblici, nonostante l’obbligo di legge. Sono state inoltre evidenziate gravi carenze nell’istruzione scolastica e nel mercato del lavoro. Ad esempio, molte scuole non sono ancora adeguatamente attrezzate per accogliere studenti con disabilità, e le opportunità di lavoro per le persone con disabilità sono ancora limitate.

La riforma annunciata da Scholz mira a colmare queste lacune, garantendo che non solo gli enti pubblici, ma anche le aziende private, siano responsabili dell’accessibilità dei propri spazi e dei propri servizi, sia nell’ambito fisico che in quello digitale.

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