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Il Mito dello Schinderhannes: il Robin Hood tedesco che (non) rubava ai ricchi per dare ai poveri

Nel cuore dell’Hunsrück, un’incantevole regione boscosa in Germania, è nata la leggenda di Johannes Bückler, noto come lo “Schinderhannes” – un nome che per molti, complice un celebre film del 1958, evoca l’immagine di un Robin Hood tedesco. Tuttavia, come spesso accade, la realtà si distacca non poco dalla leggenda. Lo Schinderhannes non era il “ladro gentiluomo” della tradizione popolare, ma piuttosto un brigante violento, a capo di una banda di rapinatori senza scrupoli. Perché, dunque, si fece la fama di un paladino del popolo? Le ragioni, come i sentimenti popolari, sono complicate

La nascita di una leggenda

Le radici della leggenda dello Schinderhannes affondano nelle turbolente guerre rivoluzionarie francesi della fine del XVIII secolo. In quel periodo, gli eserciti stranieri attraversavano le terre tedesche a ovest del Reno, saccheggiando e vessando la popolazione locale. I soldati, ovviamente, erano visti assai male dalla popolazione: si imponevano sui contadini, che avevano l’ordine di mantenerli, e spesso non erano diversi, nei modi, dai comuni briganti di strada. I villaggi temevano l’arrivo delle truppe, poiché sapevano che esso avrebbe coinciso con razzie e violenze. Come se non bastasse, tutta questa potenza militare non si traduceva affatto in un mantenimento dell’ordine: le truppe francesi si lasciavano indietro l’anarchia, con intere regioni che restavano senza governo, senza una vera forza di polizia e, di conseguenza, in mano ai briganti e alla legge del più forte. In mezzo a questo caos, Bückler emerge come una figura di spicco proprio fra i briganti che controllavano la regione.

Nato intorno al 1777 nella regione del Taunus, Bückler iniziò a rubare fin dalla giovane età, guadagnandosi il soprannome di “Schinder” (un termine dispregiativo che le popolazioni locali usavano per i balordi, i tagliaborse e i violenti). A soli 19 anni, fu arrestato per la prima volta per il furto di alcune pecore, ma riuscì a evadere, unendosi alle numerose bande di fuorilegge che infestavano le foreste. D’altra parte, in quel periodo era difficile anche tenere i malfattori in prigione: le strutture erano fatiscenti le guardie corruttibili: bastavano poche monete da allungare a un secondino o un coltello nascosto con il quale rompere poche tavole di legno marcio per tornare in libertà.

La vita al di fuori della legge offriva un’allettante prospettiva per molti disperati in quei tempi cupi. Le bande di briganti evasi dalle carceri si rifugiava spesso in fattorie e mulini isolati, i cui proprietari non solo li accoglievano, ma si arricchivano riciclando i proventi delle loro scorribande. La società dell’epoca, segnata da profonde disuguaglianze e ingiustizie, creava un terreno fertile per la proliferazione di figure come lo Schinderhannes.

Il Robin Hood tedesco?

Man mano che le gesta dello Schinderhannes si diffondevano, iniziò a circolare la leggenda di un “ladro gentiluomo”. Attenzione però: all’epoca non era ancora in voga l’immagine del bandito dal cuore nobile che rubava ai dominatori francesi per restituire ai contadini tedeschi ciò che era stato loro sottratto (un’immagine creata molto dopo, dal cinema). I motivi per cui le popolazioni locali iniziarono a guardare Bückler con simpatia sono assai meno nobili.

Lo Schinderhannes era un criminale spietato, pronto a uccidere chiunque si opponesse alle sue rapine e ciò che gli interessava era arricchirsi. Da un certo punto in poi, però, sembra che abbia iniziato a preoccuparsi anche della sua reputazione e per questo si scelse un gruppo di vittime ben specifico: gli ebrei. La società dell’epoca, come, del resto, quelle europee delle epoche precedenti, non era certo scevra di antisemitismo, che all’epoca era vissuto soprattutto come una contrapposizione religiosa.  Le sue vittime preferite erano quindi i mercanti ebrei, che, secondo quanto riferiscono le poche fonti dell’epoca, Bückler spesso si preoccupò di separare dai cristiani durante le razzie. Ai cristiani, pare, vennero restituiti i beni in alcune occasioni. Tanto bastò per iniziare a far circolare la leggenda del ladro “buono” e amico del popolo.

Sembra inoltre che lo Schinderhannes amasse anche apparire vestito in modo elegante, per la moda dell’epoca, e presentarsi come un seduttore.

La fine dello Schinderhannes

Man mano che l’ordine veniva ristabilito sulla regione de Reno, le autorità francesi intensificarono la loro caccia a tutti i briganti, fra i quali lo Schinderhannes e la sua banda. Nel 1801, fu istituita una nuova forza di polizia e fu ordinato ai sindaci di formare milizie cittadine per combattere il brigantaggio nella regione.

Incisione su legno contemporanea dell’esecuzione di Johann Böckler, noto come Schinderhannes Foto: [1], Public domain, via Wikimedia Commons

Il 31 maggio 1802, una pattuglia di polizia fermò Bückler su un sentiero di campagna nel Taunus. Inizialmente non fu identificato: ci volle una settimana perché autorità si rendessero conto di aver catturato uno dei criminali più ricercati d’Europa.

Il 16 giugno 1802, Bückler fu estradato in Francia, dove un tribunale lo condannò a morte per il coinvolgimento in oltre 50 reati, tra cui tre omicidi, 20 rapine e 30 furti. Nel novembre 1803, all’età di appena 25 anni, lo Schinderhannes fu ghigliottinato a Magonza, insieme a 19 complici.

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