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Cristiano Godano, Marlene Kuntz: “La musica non è remunerata e internet la sta uccidendo”

Il 24 settembre i Marlene Kuntz suoneranno per la prima volta a Berlino e lo faranno per un anniversario molto speciale: quello dei 30 anni del loro primo e storico album: “Catartica“. Dopo un tour italiano di grande successo, la rock band piemontese è pronta a salire sul palco del Frannz (Schönhauser Allee 36 10435 Berlin). Qui potete trovare i biglietti del concerto. Di seguito invece, l’intervista di Lucia Conti al frontman Cristiano Godano.

È un anniversario importante, questo: sono passati 30 anni da quando è uscito “Catartica”, che in realtà è sempre presente, nell’esperienza dei vostri supporter, che continuano ad ascoltarlo e a citarlo. Qual è la magia di questo album?

Contiene tante canzoni riuscite. Io penso che ci siano tante canzoni riuscite in tutti i nostri dischi. È molto difficile, in genere, riuscire a capire i motivi per cui un pezzo esplode e un altro no. Molte volte i musicisti si concentrano su un beano in particolare, immaginando che avrà successo e poi invece emerge un altro brano che si pensava fosse bello, ma non “così” bello. È come quando un libro diventa un classico. Ci sono centinaia di libri, nella storia di letteratura, che non lo sono diventati, ma capire perché non è facile.

C’è anche da contestualizzare il momento in cui “Catartica” è uscito. C’era una grande predisposizione ad accogliere quel tipo di sonorità, da parte del “popolo rock” italiano di quegli anni. Eravamo tutti stati travolti da poco dall’onda del successo dei Nirvana e quindi c’era molta gente sintonizzata su quel tipo di suono. E noi, quel suono, erano almeno cinque o sei anni che già ce l’avevamo. Di conseguenza, per tutta questi motivi, oltre che per il fatto di contenere ottime canzoni, “Catartica” è riuscito a sedimentarsi nella memoria di molti.

C’è un brano che preferisci, in “Catartica”?

Sono veramente l’ultima persona a cui chiedere. Noi musicisti consideriamo le nostre canzoni come dei figli, è una metafora che ricorre spesso. A noi piacciono tutte le nostre canzoni. Posso dirti che “Festa Mesta”, effettivamente, è un pezzo molto divertente da suonare dal vivo. È un pezzo che mi accende molto, anche se non so se sia il mio preferito.

Prima hai nominato i Nirvana. Kurt Cobain aveva un pessimo rapporto con “Smells like teen spirit” perché, in quanto arcipopolare, era costretto a ripeterla in continuazione. Vivi o hai vissuto lo stesso tipo di conflitto, rispetto ai tuoi brani o album di maggiore successo?

Assolutamente no. Io credo che un musicista debba essere grato di avere delle canzoni che sono riuscite a ottenere tanto. Personalmente, nei riguardi di “Catartica”, ad esempio, provo solo gratitudine, non ho questo tipo di problemi.

Più che altro ci sono stati dei momenti, che ormai ho superato, in cui mi infastidivano le noiose contestazioni “da social” di quelli che, e ci sono tuttora, erano convinti che i “veri” Marlene Kuntz fossero quelli dei primi tre dischi, poi basta. E questa rottura di coglioni, reiterata nel tempo, mi faceva avere un po’ di difficoltà, ad esempio, nel suonare “Sonica”, una nostra canzone manifesto. Questo perché a livello psicologico era come se, suonando “Sonica”, la dessi vinta a quella frangia di ascoltatori, mettendoli nelle condizioni di dire “finalmente sono arrivati i veri Marlene!”, dopo 7/8 pezzi in scaletta tratti da altri dischi. Ecco, questa cosa ogni tanto mi faceva avere un po’ di difficoltà nell’eseguire quel brano.

Cristiano Godano Marlene Kuntz
Cristiano Godano, Marlene Kuntz

Però, al di là di queste cose, che al momento, quando le vivi, sono molto fastidiose, io sono grato a tutti i pezzi di “Catartica” e adesso li suoniamo con estrema gioia, estrema soddisfazione. Abbiamo fatto, non so, fra le 40 e le 50 date eseguendo sempre la stessa scaletta e tutte le volte ci divertiamo tantissimo.

Ci sarà quindi tanta energia sul palco, a Berlino.

Tantissima! Noi siamo veramente sorpresi di noi stessi. I 4/5 di noi hanno superato i 55 anni, eppure sul palco siamo furenti… ma con gioia, nel senso che ci divertiamo a suonare questi con un’intensità che quasi ci riporta a 30 anni fa. Quindi ci sono anche tutte le imperfezioni dovute a questo vigore… se suonassimo fermi, immobili, attenti a quello che stiamo facendo, maniacalmente, saremmo sicuramente più impeccabili nell’esecuzione. La nostra invece è un’esecuzione “sporca”, perché noi saltiamo per aria, felicissimi di suonare quei brani. Credo che “Nuotando nell’aria” e “Sonica”, tra sala prove e concerti, le avremo già suonate più di 2500 volte… ma se il sound sul palco è bello e la gente risponde ed è con noi, è sempre bellissimo, punto.

Cristiano Godano Marlene Kuntz (c) Simone Cargnoni - JUMP CUT ridotta
Marlente Kuntz © Simone Cargnoni

A differenza di altri gruppi, la vostra band ha continuato a suonare attraverso i decenni, gli scossoni, i cambiamenti. Non è facile. Però è possibile, a quanto pare…

Per me e per noi sì. Io posso dirti solo che amiamo quello che facciamo e lo facciamo con il massimo della nostra disponibilità, della nostra voglia, della nostra gioia e, lo dico fuori da ogni retorica, grati di poter fare i musicisti nella vita. Io penso che se noi fossimo stati inglesi o americani avremmo avuto un successo molto, ma molto più grande di quello che abbiamo avuto in Italia. Purtroppo siamo nati in Italia, ma nonostante questo rammarico siamo comunque grati per quello che siamo riusciti a ottenere.

Comunque non è andata male neanche in Italia…

Non è andata male perché siamo riusciti a fare fare del rock di un certo tipo la nostra professione, però l’Italia non è esattamente il migliore dei Paesi, in questo ambito.

A proposito di sound anni ’90, hai visto quanto accaduto sul palco dei concerto dei JA, con Perry Farrell che aggredisce dei Navarro sul palco (quando questa intervista è stata realizzata non si avevano ancora informazioni di alcun tipo sull’episodio, ndr)?

Beh, è un po’ strano quando saltano i nervi in questo modo. Io non sono fan del gruppo, quindi non so molto, ma di sicuro è una situazione veramente spiacevole, perché se si fa così sul palco, vuol dire che ancora di più nel backstage non è che giri tanto bene…

Che ne pensi di chi critica l’operazione stessa di “scongelare un gruppo” che nel frattempo forse non esisteva più?

Sono meccanismi di pensiero che mi toccano poco, devo dire la verità, anche perché io non sopporto la gente che dice che in questi casi i musicisti dovrebbero smettere di suonare e andare in pensione. Un musicista può non aver suonato per tanti anni e voler riprendere per nostalgia, perché ne ha voglia, ma se anche fosse soltanto perché ha bisogno di soldi o di crearsi una pensione, che diritto ha una persona qualsiasi di ironizzare su questa cosa? Un musicista fa il suo lavoro e se ha un pubblico anche quando ha 70 anni beato lui! La gente lo va a vedere, fine del discorso. Se non ti piace non vai a vederlo, ma avere da ridire per il fatto che un musicista suoni anche a 70 anni è una cosa veramente patetica.

Forse alcuni fan cercano di cristallizzare gli artisti nel momento in cui li hanno scoperti e che spesso coincidono con gli anni della loro stessa giovinezza, nella speranza di poter fermare il tempo

Fortunatamente non tutte le persone sono così. Quelli che se la vivono in questo modo sicuramente non sono i migliori ascoltatori possibili. La musica non ha a che fare con queste dimensioni nostalgiche e con la necessità di continuare a ricordare come si era 30 anni prima. Io sono un fan di Nick Cave da 32 anni a questa parte. Continuo ad amarlo tantissimo e lui continua a fare dischi magnifici. Ho seguito tutto il suo percorso e non c’è stato un solo frangente in cui mi sia sentito “tradito” da lui.

Marlene Kuntz, Catartica tour 2024 live in Padova. Nordavind, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Recentemente, invece, ho letto che qualcuno, nei commenti a un post, diceva di Vasco Rossi “fino a un certo punto mi ha rappresentato, ora non mi rappresenta più”. Ma lui ha fatto e continua a fare le sue cose, se non ti piacciono va bene, ma non puoi accusarlo di non rappresentarti… questo è un tuo problema, non suo.

La reunion del CCCP l’hai seguita?

Anche la reunion del CCCP ha perfettamente a che fare con quello che ci stiamo dicendo: so di gente che ha dichiarato di non voler andare a vederli, piccata, ma in realtà è stata una tournée fortunatissima, sono andati in migliaia a vederli.

Io sono andata a vederli a Berlino, nella data di debutto. Il pubblico era in delirio

A volte ci si accorge di più di quelli che abbaiano, ma sono molti meno rispetto agli altri. Comunque le motivazioni per cui si contestava questa reunion rientrano perfettamente in quello che ti dicevo prima: le trovo grottesche, stupide e inutili. Nella vita non ci permetteremo mai di ironizzare su qualsiasi altra categoria lavorativa e su persone che anche a 70 anni lavorano, per bisogno o per passione. Invece i musicisti vengono presi in giro. Non la capisco, questa cosa.

Hai assolutamente ragione. Cristiano, nel salutare i lettori, ti lascio campo libero per una tua considerazione o un pensiero su come vedi oggi la musica, il tuo lavoro, la società… insomma, “the floor is yours”.

Ho raccolto moltissimi pensieri nel mio libro (Il suono della rabbia, ndr), che è uscito da poco e raccoglie anche i miei articoli scritti per Rolling Stone. Ho una visione particolarmente negativa di tutto quello che sta accadendo, non solo in relazione alla musica, ma al mondo. Abbiamo un problema gigantesco che si chiama riscaldamento climatico, la maggior parte delle persone fa finta che non ci sia, ma credo che stia per presentare il conto. Poi c’è il problema delle democrazie, che stanno vacillando ovunque, nel mondo. E poi c’è la musica, che è messa molto male: non è remunerata, Spotify è un latrocinio sistematizzato e più del 90% dei musicisti non guadagna dalla sua attività legata alla produzione di dischi, che tra l’altro chiaramente stanno morendo, come supporto.

Si va in una direzione che rende verosimile immaginare che un giorno l’intelligenza artificiale possa sostituirsi alla creatività umana. Io credo che fra 3/4 generazioni un prodotto artistico potrebbe essere realizzato dall’IA. Altri sono più ottimisti, io sono pragmatico. Del resto, questo è solo uno dei tanti problemi che ha la musica. Tra l’altro, per me la musica e internet sono una sorta di ossimoro: da quando c’è internet la musica è costretta a subire una brutta e lenta deriva.

Leggeremo il tuo libro con piacere, Cristiano. Grazie ancora per il tuo tempo, ci vediamo a Berlino!

Grazie a te, ciao.

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