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“Quella musica che nasce dentro di me”: la compositrice Alessandra Celletti si racconta

Alessandra Celletti è una compositrice, pianista e cantante italiana apprezzatissima in tutto il mondo. Oltre che in Italia, ha suonato anche in Francia, Inghilterra, Germania, Portogallo, Danimarca, Repubblica Ceca, Austria, Spagna, Stati Uniti, Mozambico, Tunisia e India.

Ha inciso 29 album e collaborato, tra gli altri, con i Marlene Kuntz, Gianni Maroccolo e Franco Battiato, ma anche con artisti concettuali come la svedese Paulina Wallenberg Olsson, poeti come Beppe Costa, attori come Flavio Bucci e giornalisti del New York Times (nel 2020, per il progetto “The Outlaw Ocean”).

Il 24 ottobre 2024 porterà a Berlino il suo “Concerto d’autunno“, organizzato dal Comites Berlino. L’evento si terrà alle 20:00, presso la Evangelische Kirchengemeinde Rixdorf, nella Ananias Saal (Karl-Marx-Straße 197-199). I biglietti possono essere acquistati presso la libreria Mondolibro (Torstraße 159, 10115 Berlin) o presso la sede del Comites in Kottbusser Damm 79 (10967 Berlin), su appuntamento, inviando una e-mail all’indirizzo info@comites-berlin.de.

Di seguito la nostra intervista con l’artista.

Ciao Alessandra, pronta a suonare di nuovo a Berlino? Sei felice di tornare nella capitale tedesca?

Felice ed emozionata, sì! L’ultima volta che ho suonato a Berlino è stato nel 2016, ricordo ancora la sala piena e il calore del pubblico. È stato un momento davvero emozionante per me. Spero che anche ad ottobre potrò rivivere quella stessa energia e che l’accoglienza sarà altrettanto entusiasta. Berlino è una città speciale, soprattutto per noi musicisti! Si preannuncia un concerto speciale.

Cosa deve aspettarsi chi verrà a sentirti e che tipo di atmosfera?

Per me ogni concerto è unico, e proprio per questo non riesco mai a prevedere che tipo di atmosfera si creerà. L’esito di una serata dipende da tanti fattori: il timbro del pianoforte, la luce della sala, gli sguardi delle persone presenti. Un concerto è una meravigliosa alchimia. Però posso già dire che suonerò con tutto il cuore, cercando di trasportare il pubblico in un viaggio emotivo, alternando momenti intimi e riflessivi ad altri più passionali. Spero davvero che chi verrà potrà sentirsi parte di questa esperienza, non solo come ascoltatore, ma come protagonista insieme a me.

Negli anni, hai suonato in tutto il mondo e collaborato non solo con altri musicisti, ma anche con altri artisti. Ti va di ricordare qualche collaborazione particolare, tra le tante che hai all’attivo?

Ho avuto il privilegio di collaborare con artisti incredibili di diversi ambiti: il minimalista inglese Lawrence Ball, il compositore e polistrumentista Mark Tranmer, l’artista svedese Paulina Wallenberg Olsson, il pianista Paul Barton, il sassofonista Nicola Alesini. E poi il mitico Gianni Maroccolo, che mi ha coinvolta in vari progetti anche insieme a Franco Battiato. Ogni collaborazione è un grande arricchimento.

Alessandra Celletti

Una delle collaborazioni più significative per me è stata quella con Hans Joachim Roedelius, che, tra l’altro, è nato proprio a Berlino. Lavorare con lui è stato davvero speciale, non solo per la sua straordinaria carriera nella musica elettronica e sperimentale, ma anche per il suo approccio profondamente umano e creativo. Insieme abbiamo “giocato” con i suoni, fondendo le nostre sensibilità in un dialogo molto interessante e poetico, che ci ha portato in tour a New York, San Francisco e Los Angeles. Questa collaborazione ha dato anche vita all’album “Sustanza di Cose Sperata”, prodotto da Michael Sheppard per l’etichetta nord-americana Transparency, un progetto che rappresenta un’esperienza sonora a cui tengo molto.

Qual è il tuo rapporto con la composizione? Come nasce la tua musica?

La composizione per me è un processo molto spontaneo e intimo, non nasce mai da una pianificazione precisa e non scrivo a tavolino. La musica arriva spesso da un’emozione, un’immagine o un ricordo, e poi prende forma attraverso l’improvvisazione al pianoforte. Mi lascio guidare dal flusso, cercando di catturare quel momento particolare e trasformarlo in suono. A volte è come se la musica fosse già lì, dentro di me, e il mio compito fosse solo darle spazio per emergere. Non seguo regole fisse, mi piace sperimentare, lasciarmi sorprendere dai suoni e vedere dove mi portano. In un certo senso, la composizione è una forma di dialogo interiore, un modo per esplorare e raccontare ciò che sento nel profondo.

Che rapporto hai con il pubblico?

Il mio rapporto con il pubblico è molto personale, non lo vedo mai come un’entità generica. Quando suono, cerco di creare una connessione diretta con le persone presenti in sala. A volte, mentre suono, incrocio lo sguardo di qualcuno e in quel momento immagino di dedicargli le note che sto suonando, come se stessimo condividendo un dialogo silenzioso attraverso la musica. Per me, il pubblico non è una massa indistinta, ma un insieme di persone uniche, ognuna con la propria sensibilità, emozioni e storie. Questo rende ogni concerto un’esperienza irripetibile, perché la musica prende vita anche grazie alla loro presenza e partecipazione.

C’è qualcosa che vuoi comunicare ai nostri lettori, in conclusione?

Vorrei innanzitutto ringraziare te per le domande e tutti per l’attenzione e il tempo dedicato a leggere questa intervista. Per chi ancora non mi conosce, vi invito a esplorare la mia musica tramite lo streaming, così potrete farvi un’idea del mio lavoro. Tuttavia, vi assicuro che l’esperienza di ascoltare la musica dal vivo è tutta un’altra cosa. Entrambi i modi di ascolto hanno il loro fascino. È bello ascoltare la musica in solitudine, magari stesi sul divano, o addirittura distrattamente, mentre si fa altro. Tuttavia, nulla può eguagliare l’intensità di un concerto dal vivo. Personalmente, adoro gli abbracci e i sorrisi alla fine di un concerto. Forse suono per avere questi doni in cambio.

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