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La cannabis legale non decolla a Berlino: ingorgo burocratico senza uscita

Il sistema tedesco, in generale, non gestisce bene le novità. Vista da fuori, la Germania gode ancora di una reputazione legata all’efficienza, che invece, dall’interno, non viene minimamente percepita. Anzi: l’apparato della pubblica amministrazione è oggetto di continue critiche per la lentezza, inefficienza e farraginosità dei procedimenti e dei protocolli e, soprattutto, per la paralisi pressoché totale che sopraggiunge quando il protocollo, semplicemente, non c’è. L’esempio perfetto è la legalizzazione della cannabis: a quattro mesi e mezzo dall’entrata in vigore della legge, a Berlino ancora nessuno riesce a dire quali siano i passi da compiere, quali autorità siano coinvolte e come debbano essere divisi i compiti. Ovvero, in teoria sono tutti d’accordo sul fatto che si debba applicare la legge, ma nessuno ha idea di chi debba farlo e come.

Le questioni irrisolte riguardano, in particolare, la regolamentazione dei club sociali per la coltivazione di cannabis.

La paralisi burocratica che blocca i cannabis club

Questi “cannabis club” rappresentano la principale novità nel panorama della legalizzazione e dovrebbero essere costituiti come cooperative, autorizzate a coltivare cannabis in un contesto regolamentato e controllato e a distribuirla esclusivamente ai soci. Tuttavia, la mancanza di chiarezza su chi debba essere responsabile delle procedure di autorizzazione e del monitoraggio di tali associazioni sta rallentando il processo e, per ora, l’unica parte della legge che viene applicata riguarda la coltivazione domestica: chi ha il pollice verde, coltiva, come da disposizioni di legge, fino a un massimo di tre piante in casa e ne consuma il raccolto in privato.

Durante una recente riunione del Consiglio dei Sindaci di Distretto, che ha visto la partecipazione della Segretaria di Stato per la Salute Ellen Haußdörfer, non è stato possibile raggiungere un accordo definitivo sulla questione. Il Dipartimento della Salute del Senato ha confermato che la decisione su chi debba assumersi la responsabilità a lungo termine di questi compiti a Berlino non è stata ancora presa.

Attualmente, sono state proposte due opzioni principali per risolvere il dilemma. La prima opzione suggerisce che i dodici distretti di Berlino si occupino della gestione dei club, con un distretto che svolge un ruolo di coordinamento tra gli altri. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di sfruttare le competenze già esistenti a livello distrettuale, facilitando una gestione più vicina alle comunità locali.

La seconda opzione, invece, propone una responsabilità centralizzata dell’Ufficio del Land per la salute e gli affari sociali (Lageso). Haußdörfer ha evidenziato che, per adottare questa variante, sarebbe necessaria una modifica della legge attuale, un processo che richiederebbe più tempo rispetto all’attuazione standardizzata da parte dei distretti.

Nonostante l’assenza di una chiara ripartizione di responsabilità, Haußdörfer ha precisato che le associazioni di coltivazione possono comunque presentare le loro richieste di licenza ai distretti. Questo passo è importante perché permette alle associazioni di iniziare a navigare il processo burocratico. Tuttavia, i distretti hanno annunciato all’unanimità che, per il momento, tali richieste non saranno processate, in attesa di una giurisdizione più chiara e definita. Questo, naturalmente, scoraggia gli eventuali promotori di queste iniziative, che si troverebbero a dover avviare comunque un processo che comporta qualche investimento, senza però alcuna garanzia sui tempi di effettivo avvio dell’attività.

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