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Il Deutschlandmuseum: un viaggio nella storia in 4D a Berlino

Un po’ museo e un po’ parco divertimenti, un po’ esperienza immersiva e un po’ approfondimento storico: il Deutschlandmuseum è un luogo di apprendimento e conoscenza, ma è stato anche il primo museo tedesco ad aggiudicarsi il prestigioso premio THEA, che è considerato l’Oscar dell’industria dell’intrattenimento. Che cosa ci si può aspettare da questo spazio, che è il “gemello” del Museo delle Spie? Volendolo riassumere in una frase, si può dire che l’offerta del Deutschlandmuseum somigli a quella di un parco a tema, nel quale il “tema” è la storia tedesca.

Il Deutschlandmuseum: la storia in 4D

La costruzione di questo museo è iniziata alla fine del 2021 e l’inaugurazione è avvenuta a giugno del 2023. Per mettere in piedi la straordinaria esperienza che il museo offre, è stato impiegato un team composto da storici, ovviamente, ma anche da designer, insegnanti, grafici, sviluppatori di giochi e architetti. L’idea era quella di creare uno spazio nel quale fosse possibile vivere la storia in modo nuovo, con tutti i sensi. Questo museo interattivo, infatti, si presenta come esperienza “4D”. Questo vuol dire che, oltre a vedere reperti o ascoltare testimonianze, ci si potrà immergere anche nella realtà degli spazi e degli odori che caratterizzavano le diverse epoche. Inutile dire che si tratta di un’esperienza particolarmente affascinante per i bambini, ma anche gli adulti potranno restare sorpresi da questa originale combinazione di istruzione e divertimento.

Deutschlandmuseum
A passeggio per la Foresta di Teutoburgo. Foto: David Weyand CC BY-ND 4.0.

Il museo è diviso in dodici diverse sezioni, che rappresentano altrettante epoche e che possono essere attraversate in modo interattivo, con oltre 25 stazioni immersive, coprendo un arco temporale di circa 2.000 anni di storia tedesca in un’ora. Dalla storia della rivolta dei Germani fino alle fiabe tradizionali, tutto è presentato e allestito per permettere ai visitatori di vivere la storia in prima persona.

Si potrà passeggiare fra gli alberi della foresta di Teutoburgo, dove i Germani di Arminio sconfissero le legioni Romane di Varo, alle atmosfere dei castelli medievali, con le finestre di vetro piombato e le assi scricchiolanti. Quando si arriva alla grande guerra del 1914-18, le trincee non sono solo installazioni da guardare: hanno il fetore agghiacciante e il senso di oppressione che i soldati di entrambi gli schieramenti sperimentavano ogni giorno. Quando si arriva a Weimar, ai ruggenti anni ’20, ci si ritrova davvero nel mondo rutilante di una società che scacciava le ombre con il riflesso dei lustrini e che si beava delle sue vetrine scintillanti. E poi c’è la seconda guerra mondiale, il processo di Norimberga, la DDR, la ricostruzione degli anni ’90, vista attraverso un viaggio sulla S-Bahn.

Gli anni di Weimar. Foto: David Weyand CC BY-ND 4.0

Tutto il percorso è arricchito da giochi interattivi ed esperienze sensoriali fatte per permettere ai visitatori di sperimentare davvero e in modo profondo il senso della storia che si attraversa in ogni stazione.

Reperti autentici

Attenzione però: non si deve pensare a questo spazio come a un semplice “parco a tema”, nel quale immergersi in ricostruzioni artificiali del passato. Qui si trovano anche reperti reali, che avvicinano all’autenticità della storia tedesca.

Per esempio, nella ricostruzione di un’antica officina tipografica si potrà ammirare un raro tomo del XVI secolo, il Teutscher Nation Heldenbuch (“Libro degli Eroi della Nazione Tedesca) dello storico e scienziato Heinrich Pantaleon. La pregiatissima copia qui esposta è la prima edizione tedesca dell’opera, che originariamente era stata scritta in latino. L’intera opera è divisa in tre volumi, il periodo trattato va dall’antichità al XVI secolo e comprende 1700 biografie. In questa copia, i tre volumi sono stati riuniti in un imponente libro del peso di quasi cinque chilogrammi, rilegato in legno e pelle di maiale, con finiture e fermagli in ottone.

Foto: BänferKartenbeck CC BY-ND 4.0

Oppure ci si può soffermare a osservare il cosiddetto “Pickelhaube”, il classico elmetto prussiano a punta che si associa all’epoca imperiale tedesca. La punta metallica non era puramente ornamentale, ma aveva uno scopo militare preciso: deviare i colpi delle armi e quindi a dirigere la forza del colpo lontano dal centro della testa. L’esemplare presente nel Deutschlandmuseum è appartenuto a un soldato semplice dell’inizio del XX secolo.

O ancora, ci si può trovare davanti un paio di occhiali da sole apparentemente “moderni” e “normali”, che però hanno una storia speciale. Questi occhiali, infatti, furono dati agli imputati del celebre processo di Norimberga, che consegnò alla giustizia e alla storia alcuni dei responsabili dei crimini del nazismo. Era la prima volta che un tribunale internazionale si pronunciava su violazioni del diritto internazionale, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. A cosa servivano gli occhiali da sole? Si trattò di una curiosa necessità. Il processo di Norimberga, infatti, fu anche il primo pensato per essere fotografato e ripreso dalle telecamere, per lasciarne una testimonianza al mondo e alla storia. Allo scopo di garantire una buona qualità delle riprese, con i mezzi dell’epoca, il tribunale fu illuminato a giorno, durante tutte le udienze, con luci particolarmente forti. Per permettere agli imputati di vedere, furono forniti loro occhiali da sole della marca americana Polaroid. Tra gli imputati figuravano il ministro dell’Aviazione del Reich Hermann Göring, Rudolf Hess come vice del Führer, il comandante supremo della Wehrmacht Wilhelm Keitel e il ministro degli Esteri del Reich Joachim von Ribbentrop.

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