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Disoccupazione giovanile in aumento in Europa: effetto della pandemia

La stampa tedesca la sta chiamando “generazione lockdown“, ma quale che sia la definizione, si registra un significativo aumento in Europa della disoccupazione giovanile.

Il problema si pone in particolare per alcuni Paesi, tra cui l’Italia, ma anche in nazioni che storicamente sono considerate più “fortunate”, sul piano occupazionale.

Disoccupazione giovanile: un problema europeo

Nel giugno del 2022, l’Eurostat ha registrato una percentuale del 14,4% di giovani disoccupati al di sotto dei 25 anni. Nell’Europa meridionale, il tasso di disoccupazione sale a oltre il 20%, attestandosi al 25,9% in Spagna, al 22,9% in Portogallo, al 22,5% in Grecia e al 20,5% in Italia. Questi numeri non sono solo freddi indicatori statistici, ma rappresentano una generazione di giovani che si trova ad affrontare un ingresso problematico nel mondo del lavoro, con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini di prospettive future, stabilità economica e benessere psicologico.

Come anticipato, il problema non riguarda solo i Paesi del sud Europa. Anche nazioni che in passato erano considerate più stabili sotto questo aspetto, come Svezia e Lussemburgo, stanno sperimentando difficoltà che prima non conoscevano e questa tendenza nasce dall’impatto che la pandemia di Covid19 ha avuto a livello globale.

Questo impatto è stato descritto dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) come “devastante e sproporzionato” e in un’analisi condotta da Statista nel maggio 2024 si parla di Paesi fortemente provati dal “crollo della produzione economica nel 2020, innescato dalla pandemia di coronavirus”.

Gli effetti economici della pandemia e il piano di ripresa

La recessione economica ha avuto un effetto a catena su diversi settori, turismo incluso, con un impatto diretto sull’occupazione. Le aziende hanno dovuto affrontare una riduzione della domanda, problemi di liquidità e incertezze future, portando a una contrazione degli investimenti e, di conseguenza, a una riduzione delle opportunità lavorative per i giovani.

Per favorire un’inversione di tendenza, l’Unione Europea ha messo in campo il cosiddetto “Fondo di ripresa e resilienza” (RRF), parte del programma di ripresa congiunto NextGenerationEU, che mira a sostenere gli Stati membri nella loro ripresa economica. Il Fondo è di 723 miliardi di euro e, secondo Euractiv, finora sono stati erogati 338 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e 385 miliardi sotto forma di prestiti.

Il problema è che il fondo finanzierà gli investimenti solo fino al 2026. Se i singoli Stati non si accorderanno su una regolamentazione successiva, i prestiti dovranno essere rimborsati e per questo il commissario europeo per gli affari economici, l’italiano Paolo Gentiloni, chiede che il fondo venga utilizzato come modello per uno strumento di credito comune permanente dell’Unione Europea.

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