Politica

Visti dalla Germania: l’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale

La stampa tedesca, nell’ultima settimana, ha commentato il caso dell’inchiesta di Fanpage e della redazione “Backstair” sul gruppo dei giovani di Fratelli d’Italia, “Gioventù Nazionale”. L’inchiesta, che ha visto una giornalista sotto copertura infiltrarsi nel gruppo e filmare alcuni incontri ed eventi, mostra diversi episodi che hanno generato sgomento in Germania. I passaggi che hanno turbato maggiormente i commentatori tedeschi, prevedibilmente, sono quelli in cui un gruppo di giovani intona a gran voce “Sieg Heil” e quelli nei quali si sentono iscritti dichiararsi fascisti e inneggiare a Mussolini, e quelli in cui e Flaminia Pace, allora presidente di una sezione romana di Gioventù Nazionale, fa commenti antisemiti riguardanti la senatrice ebrea Ester Mieli, nipote di un sopravvissuto all’Olocausto.

La stampa tedesca su Gioventù Nazionale: critiche per il silenzio di Meloni e la mancata condanna

La stampa germanofona accoglie sempre queste manifestazioni della destra italiana con estrema preoccupazione e, in questa occasione, più voci accostano le radici e le nuove propaggini del partito di Giorgia Meloni ai profili più estremi e identitari della destra europea. E se, in Germania, non si sono ancora riscontrati titoli lapidari come quelli della testata austriaca Der Standard, che senza mezzi termini chiama i membri di Gioventù Nazionale i “Baby Fasci” di Meloni, certamente i quotidiani tedeschi non lesinano condanne all’organizzazione e critiche al silenzio delle istituzioni.

Il Tagesspiegel, per esempio, dopo aver descritto i punti salienti dell’inchiesta di Fanpage, parla di tratti etno-nazionalisti nel partito e sottolinea come la premier Meloni abbia taciuto per settimane, per poi scrivere una lunga lettera che invita a non trasformare il partito in uno “strumento nelle mani del nemico” e condanna i comportamenti emersi dai video derubricandoli a “stupido folklore” e sostenendo che nel partito non ci sia posto per i “nostalgici del totalitarismo del XX secolo”. Tuttavia, fa notare il quotidiano tedesco, assai più importante è ciò che Meloni non ha detto e non ha scritto, ovvero la parola “fascismo”. Il fatto che la Presidente condanni le “posizioni razziste o antisemite”, senza però estendere in modo diretto, chiaro e inequivocabile la condanna anche al fascismo e al suo recupero contemporaneo, risulta particolarmente preoccupante da una prospettiva tedesca.

A questo proposito, ZDF riporta una dichiarazione di Roberto Saviano, a proposito delle scelte comunicative di Meloni in materia di posizioni sull’estremismo di destra e parla di una “doppia faccia” di Meloni: pragmatica e costruttiva, quando questo la avvantaggia sulla scena europea, “autoritaria, illiberale” in casa, per quanto “ancora all’interno di un quadro democratico”. La testata tedesca ricorda come il gruppo parlamentare Europeo “Identità e Democrazia”, di cui FdI fa parte, abbia estromesso AfD in quanto troppo di destra, per via delle dichiarazioni del candidato Maximilian Krah sulle SS, e specula su quanto questa preoccupazione per gli estremismi possa considerarsi genuina, alla luce dell’inchiesta di Fanpage e delle reazioni (o mancate reazioni) che ha suscitato.

C’è poi Der Spiegel che, come in quasi tutti gli articoli scritti fin da prima che Meloni diventasse capo del governo, definisce Fratelli d’Italia un “partito post-fascista”. In questa occasione, dopo aver criticato l’attacco della premier al giornalismo sotto copertura, il settimanale traccia anche una parte della storia politica di Meloni, ricordando ai lettori tedeschi come l’MSI, del quale la Presidente faceva parte, sia stato fondato dai sostenitori di Benito Mussolini. Der Spiegel ricorda inoltre la carriera di Meloni, allora appena diciannovenne, come responsabile di Azione Studentesca, l’organizzazione studentesca di Alleanza Nazionale, partito successore dell’MSI. Il giornale sottolinea come l’emblema di Azione Studentesca fosse la croce celtica, simbolo nel quale si riconoscono estremisti di destra in tutta Europa. Infine, Der Spiegel cita un’intervista in francese, che negli ultimi giorni ha circolato moltissimo sui social media, nella quale una giovane Meloni dichiara che Mussolini era un “buon politico”. Nell’articolo si specifica anche che la Presidente ha poi cercato di prendere pubblicamente le distanze dal passato fascista del suo partito, ma specifica che FdI “si colloca nel solco della tradizione dell’MSI” e ne utilizza parte del logo.

Dei trascorsi missini di Meloni parla anche Die Welt, che riprende anche le critiche alla stampa mosse dal Ministro delle Relazioni con il Parlamento Luca Ciriani (FdI), il quale ha definito l’inchiesta di Fanpage come “immagini frammentarie estrapolate dal contesto e realizzate in privato”.

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