Scioperi negli asili di Berlino: cosa succede?
Nelle ultime settimane, si sono susseguiti diversi scioperi negli asili di Berlino, con interruzioni del servizio sempre più ampie che, la prossima settimana, potrebbero riguardare 30.000 bambini e le loro famiglie. Al di là delle rivendicazioni specifiche di ogni singola contestazione, la situazione si può ricondurre a un braccio di ferro fra sindacati e Senato cittadino, che sembra arrivato a un punto morto. L’oggetto del contendere, per una volta, non sono gli stipendi o, almeno, non è questo il problema principale degli operatori di questo settore.
Gli educatori degli asili di Berlino chiedono più colleghi, non più soldi
Alla base dello scontento, infatti, c’è soprattutto la forte carenza di personale, che implica necessariamente una pressione in costante aumento sugli educatori che attualmente lavorano nella capitale. La richiesta principale dei sindacati Ver.di e GEW riguarda l’introduzione di un contratto collettivo che fissi un organico minimo per gli asili nido e stabilisca regole per la tutela della salute dei dipendenti. Solo secondariamente, si chiede che il carico di lavoro eccessivo venga controbilanciato da ferie più lunghe o compensi economici. La questione economica, dal punto di vista degli insegnanti e dei loro rappresentanti sindacali, non è centrale tanto quanto lo è la tutela della salute del personale, che fatica a coprire la crescente domanda nei 280 centri pubblici di assistenza all’infanzia che operano nella capitale.
La risposta del Senato: conflitto con il contratto collettivo esistente
Il Senato, per contro, respinge le richieste sindacali, richiamandosi agli accordi della Tarifgemeinschaft deutscher Länder (TDL), l’organismo che regola i contratti collettivi a livello federale e del quale Berlino fa parte. Secondo il senatore alle Finanze Stefan Evers (CDU), accogliere le istanze dei sindacati significherebbe uscire dalla TDL, ovvero far muovere Berlino autonomamente in questo ambito. Il rischio è quello di vincolare gli stipendi alle sole disponibilità di bilancio, il che potrebbe avere conseguenze negative per la stabilità finanziaria degli asili berlinesi e per la capacità di attrarre e mantenere personale qualificato.
La crisi del personale educativo è evidente. I sindacati denunciano carenze di organico croniche, con conseguente sovraccarico di lavoro e condizioni sempre più precarie, nell’impossibilità di garantire il livello dell’assistenza. Il tasso di assenteismo è alto e molti lasciano l’impiego o abbandonano la formazione, proprio a causa della pressione eccessiva alla quale gli educatori devono far fronte. Questa situazione, inevitabilmente, incide direttamente sulla qualità dell’educazione e dell’assistenza fornita ai bambini, con ripercussioni sul loro sviluppo e benessere.
Richieste analoghe sono state avanzate anche per le scuole, con una dozzina di scioperi negli ultimi tre anni per protestare contro il la mancanza di organico. Gli insegnanti e il personale scolastico si trovano di fronte a sfide simili a quelle degli educatori degli asili nido, con classi sovraffollate e risorse insufficienti che impediscono di fornire un’istruzione di qualità.
Evers sottolinea che l’ultimo contratto collettivo, legato alla TDL, ha portato vantaggi agli educatori, sotto forma di aumenti del 5,5% dal 2024 e un’indennità di 200 euro già da quest’anno. Tuttavia, i sindacati sostengono che questi aumenti non sono sufficienti a compensare le difficoltà affrontate quotidianamente dai lavoratori del settore educativo e che la mancanza di organico non è un problema che si possa risolvere necessariamente con gli aumenti salariali.
La carenza di personale, a Berlino, è un problema strutturale e sistemico nel settore dell’assistenza all’infanzia. Entro il 2027 serviranno 2.500 educatori in più, ma il turnover annuale è del 10% e i nuovi ingressi non bastano a colmare il divario. Allo stesso tempo, la domanda di posti negli asili continua a crescere.
Per reperire risorse, si discute da tempo dell’abolizione della gratuità degli asili, finora respinta con forza dalla SPD (che era maggioranza di governo nella giunta precedente). La nuova dirigenza socialdemocratica sembra però aprire a questa ipotesi, nello specifico ventilando l’ipotesi di chiedere un contributo dalle famiglie che possano permetterselo.