Quando sentirete dire che il certi fenomeni, come il revenge porn, sono le conseguenze delle nuove tecnologie, ricordatevi di questa storia. Perché è vero che qualsiasi vigliacco può scattare una foto intima con un cellulare e poi usarla per ricattare qualcuno, ma è altrettanto vero che, quando i cellulari e le macchine fotografiche portatili non esistevano, qualcuno si è preso il disturbo di fare la stessa cosa con lettere e disegni fatti a mano. Questo caso, conosciuto come lo scandalo del castello di caccia di Grunewald, coinvolse, alla fine del XIX secolo, la famiglia imperiale tedesca e fu il più significativo scandalo sessuale del tempo.
Per farvene un’idea, dovreste pensare a Bridgerton, ma con una “Lady Whistledown” che, dopo una festa, invece di pubblicare un pamphlet pieno di pettegolezzi, faccia recapitare a tutti i partecipanti lettere contenenti descrizioni minuziose di tutti gli atti sessuali commessi nel corso di un’orgia sfrenata, corredando il tutto con coloriti esempi di pornografia disegnata a mano. Ma andiamo con ordine.
Orge nel castello di Grunewald e l’inizio dello scandalo
Nel 1891, il castello di caccia di Grunewald era un luogo noto per essere un ritrovo dell’aristocrazia e dell’alta società tedesca. Qui, il bel mondo si incontrava per banchettare e festeggiare dopo le battute di caccia, o, come nella sera di gennaio di cui oggi ci occupiamo, dopo un giro in slitta. Quella particolare serata, però, si trasformò in uno scandalo sessuale senza precedenti. I festeggiamenti dell’alta società, si sa, sono eccessivi e la corte tedesca, a quanto pare, non faceva eccezione. Sembra che le orge, per esempio, fossero all’ordine del giorno.
E così, il giorno dopo, ai partecipanti iniziarono ad arrivare lettere di ricatto, che contenevano dettagli imbarazzanti relativi agli atti sessuali avvenuti durante la serata. Le lettere erano anche accompagnate da immagini pornografiche, disegnate a mano. Perché, quando non puoi nascondere una fotocamera, devi almeno avere una memoria fotografica e un certo senso della composizione. Il contenuto esplicito e la natura minatoria delle lettere crearono un’ondata di panico e scandalo tra i membri dell’alta società, che temevano per la loro reputazione e per la posizione sociale della famiglia imperiale. Nelle lettere si elencano i partecipanti, una quindicina fra uomini e donne, dettagliando le prodezze di ognuno. Erano presenti, fra gli altri, la padrona di casa e sorella dell’imperatore, Charlotte di Saxe-Meiningen, Friedrich Karl von Hessen, la contessa Charlotte von Hohenau (nata von der Decken) e suo marito, il ciambellano reale prussiano Karl Ernst Freiherr von Schrader con la moglie Alide, il maestro di cerimonie di corte Hans Louis Karl Leberecht von Kotze, oltre ad altri funzionari di corte.
Nelle missive c’erano disegni dettagliati di organi sessuali e commenti sprezzanti sulle performance di ognuno. Ci furono altre feste, nelle settimane successive, e arrivarono altre lettere, oltre 200, anche a persone non coinvolte. L’autore anonimo non si risparmiava: descriveva Charlotte von der Decken come una ninfomane ed elencava tutti i suoi partner sessuali, denunciava la dissolutezza sessuale di Karl von Schrader e di sua moglie Alide, derideva le inclinazioni omosessuali di alcuni dei presenti.
I sospetti e la caccia all’uomo
Partì presto, prevedibilmente, la caccia all’uomo. La polizia, informata da alcuni dei destinatari delle missive, dava per scontato che l’autore dovesse essere stato presente alla festa e quindi, forse, anche aver preso parte ai bagordi. Il principale sospettato era Leberecht von Kotze, il maestro di cerimonie di corte. Le possibilità non gli mancavano: era ben inserito negli ambienti aristocratici e godeva di una posizione di rilievo che gli permetteva di avere accesso a informazioni riservate e delicate.
Nel frattempo, le immagini erano circolate anche fuori dagli ambienti riservati, incendiando l’immaginazione del pubblico e mettendo in serio pericolo la credibilità della famiglia imperiale. Se il revenge porn non ha bisogno dei cellulari, lo “sleuthing”, ovvero l’arte di mettersi a fare indagini di tipo poliziesco senza essere membri delle forze dell’ordine, non ha bisogno di un canale YouTube, così che, ben presto, diversi detective dilettanti si erano messi sulle tracce del misterioso ricattatore. Fra questi c’era il Barone von Schrader, che sospettava, appunto, di von Kotze.
Chi era il vero colpevole?
A oggi non sappiamo se il maestro di cerimonie fosse effettivamente colpevole, ma sappiamo che, a corte, non lo sopportava quasi nessuno. Raccomandato da Guglielmo II, era inviso a quasi tutti i membri dell’aristocrazia, considerato sgarbato, sgradevolmente sarcastico e anche “effeminato”, per via di una certa predilezione per le cravatte eleganti. A spingere anche i sospetti della polizia verso di lui, però, fu in particolare il ritrovamento di alcuni fogli di carta assorbente, presumibilmente recanti tracce di inchiostro delle lettere incriminate. Bisogna infatti ricordare che, all’epoca, dopo aver scritto su un foglio con inchiostro e pennino, si utilizzava la carta assorbente per tamponare l’inchiostro in eccesso e mantenere la leggibilità del testo, prima di riporre il foglio o spedire la lettera. Leberecht von Kotze fu arrestato a giugno del 1894, ma rilasciato appena tre settimane dopo, per mancanza di prove che ne giustificassero la detenzione.
Ormai, però, il danno alla sua reputazione era fatto ed era grave. Anche una volta riabilitato, von Kotze sentiva che il suo onore non sarebbe stato vendicato fino a quando non avesse avuto giustizia del suo accusatore, il già citato barone von Schrader. La soluzione era ovvia: un duello. Lo scontro si svolse il Venerdì Santo del 1896, sul Ravensberg, vicino a Potsdam e von Kotze uccise Schrader con un colpo all’addome. Pochi giorni dopo, il Reichstag approvò una risoluzione contro i duelli, così che Leberecht von Kotze, che non era stato condannato per le lettere oscene, finì per essere condannato due anni e tre mesi di galera, per aver ucciso in duello l’uomo che l’aveva accusato di esserne l’autore. Per sua fortuna, non li scontò: dopo soli tre mesi, l’imperatore gli concesse la grazia. Per la sua vita sociale, ovviamente, non c’era più niente da fare. La moglie lo abbandonò ed entrambi si ritirarono a vita privata, lontano dalla capitale.
A distanza di quasi due secoli, le lettere originali sono disponibili presso l’archivio di Stato e sono state riproposte in un libro di Wolfgang Wippermann del 2010 “Skandal im Jagdschloss Grunewald”.
Oggi è dubbio se von Kotze sia stato davvero l’autore delle missive. Sospetti più recenti propenderebbero infatti per il duca Ernst Günther von Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg, cognato dell’imperatore, o per la duchessa Charlotte di Meiningen. La domanda, quasi certamente, è destinata a restare senza risposta. In compenso, si può sperare che Shonda Rhimes decida di scriverci una serie.