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I tuoi diritti in Germania: congedo per assistenza ai familiari

Assistere un familiare con problemi di salute non è un compito semplice: che si tratti di un problema temporaneo o cronico, è un’attività che richiede un notevole impegno fisico ed emotivo, che può essere particolarmente difficile da conciliare con gli obblighi lavorativi. In Germania, si stima che circa cinque milioni di persone necessitino di un qualche tipo di assistenza, e la maggior parte di queste viene accudita a domicilio da parenti, amici stretti o vicini di casa. Questa situazione può diventare ancora più complessa quando un familiare ha improvvisamente bisogno di cure, e i suoi cari sono lavoratori dipendenti, che si trovano si trovano a doversi assentare dal lavoro per far fronte all’emergenza. Ma quali sono le leggi che, in Germania, regolano l’assistenza ai familiari? Ci si può assentare dal lavoro? Per quanto tempo e a quali condizioni?

Assistenza ai familiari: cosa dice la legge tedesca

Situazioni temporanee e acute

Secondo le legge tedesca, i lavoratori dipendenti hanno diritto a dieci giorni lavorativi di permesso retribuito all’anno per prestare assistenza in situazioni di emergenza o di crisi (per esempio, in seguito a un’incidente o a un’improvvisa emergenza medica). Durante questo periodo, i lavoratori possono percepire un compenso che corrisponde al 90% della retribuzione netta corrispondente. Per richiederlo, bisogna rivolgersi al proprio ente previdenziale o all’assicurazione privata del familiare bisognoso, a meno che il datore di lavoro non sia già tenuto a corrispondere lo stipendio per norme contrattuali, di legge o come parte di un contratto collettivo.

Diritto al “tempo di cura”

Secondo la legge sull’assistenza (articolo 7, consultabile qui), coloro che hanno un lavoro dipendente e che devono assistere un parente stretto in casa hanno diritto a un congedo apposito. Si tratta di un congedo totale o parziale dal lavoro per un periodo massimo di sei mesi, non retribuito dal datore di lavoro. Nel caso la persona bisognosa di cure sia un minore, si ha diritto al congedo anche se l’assistenza viene prestata fuori casa. Inoltre, si ha il diritto a chiedere permessi per poter stare accanto al parente nell’ultima fase della sua vita, per esempio nel caso di lungodegenti ricoverati in strutture con patologie terminali. In questo caso si parla di tre mesi di congedo massimo. Il diritto si applica a tutti i livelli di assistenza, ma solo nel caso di aziende con più di 15 dipendenti

I dipendenti di aziende con 15 o meno dipendenti non sono tutelati da questa legge, ma possono concordare un congedo apposito con il proprio datore di lavoro su base volontaria. Sono considerati parenti stretti, ai fini della legge, genitori, nonni, suoceri, patrigni, coniugi, partner civili, partner in un rapporto simile al matrimonio o all’unione civile, fratelli e sorelle, coniugi di fratelli e sorelle di coniugi, partner civili di fratelli e sorelle di partner civili, figli, figli adottivi o in affido, figli, figli adottivi o in affido del coniuge o del partner civile, generi, nuore e nipoti.

Il diritto al congedo per assistenza familiare

Diverso da quello qui sopra descritto è il congedo per assistenza familiare. In questi casi si può chiedere un congedo parziale per un periodo massimo di 24 mesi, ma con un orario di lavoro minimo di 15 ore settimanali in media nell’arco di un anno, per assistere un parente stretto che necessita di cure a domicilio (la legge calcola i gradi di assistenza, ovvero di che livello di cure la persona ha bisogno. In questo caso si considerano i gradi da 1 a 5). Anche in questo caso vale il principio per cui i minori possono essere assistiti anche fuori casa.

Questa legge si applica solo alle aziende con più di 25 dipendenti. In questo caso, i datori di lavoro sono tenuti a rispondere alle richieste di congedo per assistenza familiare dei dipendenti entro quattro settimane dal ricevimento della domanda e a motivare l’eventuale rifiuto.

La differenza fra questi due tipi di congedo consiste, evidentemente, nella lunghezza e nell’obbligo o meno di lavorare almeno 15 ore alla settimana. Vale la pena di notare, però, che le due opzioni sono cumulabili e che, durante il periodo di congedo, i lavoratori godono di una speciale tutela contro il licenziamento. L’unico permesso durante il quale il dipendente viene retribuito è quello acuto, per un massimo di 10 giorni all’anno. Le altre due formule non prevedono alcuna retribuzione, ma chi se ne avvale può richiedere un prestito senza interessi al governo federale o accedere a qualsiasi altro tipo di sussidio, se ne soddisfa le condizioni.

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