Eliminare i contributi statali alle chiese? Il governo tedesco preme, i Länder sono scettici
In Germania, come in molti altri Paesi, le chiese, intese come organizzazioni religiose riconosciute, ricevono dei benefici dallo Stato. L’attuale governo tedesco, però, ha annunciato fin dall’inizio della legislatura di voler lavorare all’abolizione del supporto finanziario che lo Stato concede alle chiese, di qualsiasi denominazione.
Perché le chiese ricevono fondi statali in Germania?
Il sistema attuale non è troppo diverso da quello italiano dell’8×1000, incentrato però su contributi più alti da parte dei cittadini, i quali, se si identificano come appartenenti a una specifica organizzazione religiosa, pagano una tassa apposita ogni anno. C’è poi un’altra parte, che riguarda le chiese di religione cristiana, delle varie denominazioni. Il motivo per cui le chiese ricevono sussidi dallo Stato, in questo caso, è radicato in un momento preciso della storia. Si tratta, infatti, di una forma di compensazione per l’espropriazione di beni e terreni ecclesiastici che si è verificata durante il processo di secolarizzazione, in particolare all’inizio del XIX secolo. L’articolo 140 della Costituzione tedesca, infatti, incorpora il mandato, ereditato dalla Costituzione di Weimar, di liquidare questi indennizzi attraverso pagamenti una tantum o in rate.
I progetti del governo tedesco e le posizioni dei Länder
Il compito del governo federale, nell’ottica di una riforma di questo sistema, sarebbe quello di regolamentare per legge le condizioni generali per il riscatto di tali indennizzi, mentre i singoli Länder, che attualmente erogano i pagamenti dai loro bilanci, dovrebbero negoziare le modalità specifiche. Gli stati federali versano, ad oggi, oltre 600 milioni di euro all’anno alle chiese protestanti e cattoliche, con cifre che variano a seconda del Land. Ed è proprio l’adesione dei Länder alla riforma – indispensabile per la sua approvazione – a essere in dubbio e a rischiare di far arenare il progetto.
Lars Castellucci, rappresentante del gruppo SPD per le chiese e le comunità religiose, ha espresso la sua opinione in merito, sottolineando come il crescente numero di persone che abbandonano la chiesa renda i sussidi statali sempre meno giustificabili nel lungo termine, in quanto la spesa che comportano non sarebbe più rappresentativa della rilevanza di queste istituzioni nella vita del Paese.
Il cambiamento è sostenuto anche dai Verdi e dall’FDP. Konstantin von Notz, vice capogruppo dei Verdi al Bundestag, ha dichiarato che è nell’interesse di tutte le parti interessate dare esecuzione al mandato costituzionale dopo più di un secolo, e che una legge adeguata dovrebbe essere proposta “nel prossimo futuro”.
Sandra Bubendorfer-Licht, portavoce dei liberali per la politica religiosa, ha anticipato che il gruppo parlamentare FDP è intenzionato a iniziare il processo di sostituzione prima della fine della presente legislatura. A medio termine, sostiene Bubendorfer-Licht, la sostituzione dei sussidi con un pagamento una tantum sarebbe più vantaggiosa per gli stati federali rispetto alla prosecuzione dei contributi statali, nonostante alcuni Länder abbiano finora espresso opposizione. Il primo ministro della Baviera, Markus Söder (CSU), ha infatti respinto già a maggio l’idea di una sostituzione, dichiarando che tale questione è “fuori discussione” e che i Länder sono concordi nel rifiutare la riforma.