Il 4 luglio 2024, sulla terrazza della Neue Nationalgalerie di Berlino, si è tenuta una performance intitolata “RAGE”, organizzata dal collettivo Pussy Riot Siberia, guidato da Nadya Tolokonnikova e con la partecipazione di circa 50 performer.
Durante la sua permanenza nella capitale tedesca, Tolokonnikova ha inoltre rilasciato una lunga intervista alla Berliner Zeitung in cui ha toccato una serie di temi, tra cui la sua ormai storica battaglia contro Vladimir Putin.
Nadya Tolokonnikova delle Pussy Riot arriva a Berlino. E parla senza censure
Con la Berliner Zeitung, Tolokonnikova ha affrontato diversi argomenti: dagli agenti russi in Austria e Germania al suo utilizzo dell’arte in senso politico, dalla sua presenza su Only Fans per trovare fondi per le sue battaglie, compatibile con il suo femminismo sex positive, al bilancio di 12 anni di attivismo. Era il 2012, infatti, quando le Pussy Riot intonarono quella “preghiera punk” contro Putin nella Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca, costata loro una condanna a due anni di carcere.
Nell’intervista, ovviamente, l’attivista ha parlato spesso anche del presidente russo, contro cui il collettivo conduce da anni una battaglia senza tregua.
Tolokonnikova ha ribadito che in Russia non c’è libertà di opinione, né di stampa e non ci si può dichiarare contro l’invasione dell’Ucraina senza subire ritorsioni. “Come il mio amico Alexei Navalny, che è stato assassinato durante la sua detenzione politica” ha precisato. L’attivista ha inoltre sottolineato come l’accesso ai social media sia ostacolato al punto che la normalità è avere una VPN, per aggirare le censure imposte dal governo.
Alla domanda se ritenesse ragionevole auspicare dei negoziati di pace tra Ucraina e Russia, Tolokonnikova ha risposto di non trovare eticamente accettabile costringere l’Ucraina a negoziare con un aggrssore. “Non credo che si possano condurre negoziati pacifici con qualcuno che entra in casa tua e tenta di violentare tua moglie” ha sintetizzato.
Su una possibile soluzione al prolungarsi della leadership di Putin, invece, la posizione dell’attivista è altrettanto netta. Alla domanda se ritenga che ci si possa ancora liberare di Putin per vie legali, infatti, la fondatrice delle Pussy Riot ha risposto di non ritenerlo possibile. “Dobbiamo sperare che la natura faccia il suo corso e che lui passi a un’altra dimensione” ha dichiarato testualmente.