“Aiutateci a salvare l’italianistica”: intervista con i docenti della Humboldt
A maggio abbiamo rilanciato una petizione per impedire che l’Università Humboldt di Berlino cancelli due cattedre di italianistica, una perdita che potrebbe compromettere moltissimo l’apprendimento della lingua e della cultura italiana a Berlino. A distanza di circa due mesi abbiamo intervistato alcuni docenti, per capire a che punto sia la situazione e cosa si possa fare per evitare il peggio.
Intanto voi potete fare molto. Ad esempio condividendo questo articolo, sottoscrivendo o condividendo la petizione lanciata dal corpo docenti e dal personale, oppure, eventualmente, anche scrivendo direttamente alla presidenza della HU (praesidentin@hu-berlin.de).
Abbiamo appreso la notizia della possibile soppressione di due cattedre di italianistica all’interno della Humboldt-Universität di Berlino e questo potrebbe portare di fatto alla chiusura dei corsi di laurea in lingua e cultura italiana. Com’è la situazione al momento?
Le trattative con l’Ufficio di Presidenza della Humboldt continuano e si intensificheranno durante i prossimi mesi. È chiaro che non possiamo ignorare il grande deficit strutturale in cui versa l’ateneo, ma una “sforbiciata” non può essere l’unica prospettiva che ci rimane.
Crediamo piuttosto che, proprio in un momento di crisi, sia necessario reagire elaborando soluzioni innovative, coraggiose e soprattutto condivise. Per questo abbiamo scelto come motto del Dies Italicus – la giornata dedicata all’italianistica, tenutasi lo scorso 26 giugno − “La Humboldt siamo (anche) noi!”. Ci aspettiamo e chiediamo, quindi, di poter collaborare attivamente a una soluzione comune. La partita è aperta ed è importante che l’attenzione sulla nostra situazione rimanga viva.
Che cosa potrebbe significare, per la Humboldt e per Berlino, la perdita di questa risorsa? Volete spiegarlo meglio ai nostri lettori?
La soppressione delle due cattedre di Italiano attualmente vacanti, rispettivamente di Linguistica e Letteratura, comporterà la chiusura dei corsi di laurea in Italiano, tanto per la triennale quanto per la specialistica (Master of Education). Ciò comporterebbe una perdita di studenti e una restrizione dell’offerta formativa anche all’infuori del nostro istituto.
Musicologia, Storia, Storia dell’Arte, Archeologia sono solo le principali discipline non linguistiche per cui l’italiano è una combinazione frequente. Senza un’italianistica verrebbe meno un tassello tra i più importanti per l’approccio comparatistico all’interno della nostra facoltà di lingue e letterature, cosicché il profilo umanistico della Humboldt risulterebbe inevitabilmente ridimensionato. Senza un’italianistica alla Humboldt che continui ad essere complementare a quella della FU, inoltre, verrebbe meno la pluralità dell’offerta formativa a livello universitario.
Negli ultimi dieci anni l’italianistica ha fatto la sua parte nel processo di internazionalizzazione della Humboldt, stringendo rapporti diretti con diversi atenei italiani, che hanno portato ad un intenso scambio tanto a livello di discenti quanto di docenti, in entrambe le direzioni. L’organizzazione di un seminario di aggiornamento per insegnanti di italiano nei licei, a maggio 2023, finanziato grazie ai fondi messi a disposizione dal MAECI (che peraltro da oltre venticinque anni ci sostiene con un posto di lettore ministeriale), e quella di un BIP Erasmus, insieme alle Università di Torino e di Bergen, sono solo due delle più recenti iniziative realizzate dall’Italianistica humboldtiana.
Come va la raccolta firme che avete organizzato e che anche noi abbiamo rilanciato? E avete ricevuto attestati di solidarietà da parte di altre istituzioni culturali?
La nostra causa ha ricevuto un grande sostegno da più parti. Tra le istituzioni ricordiamo qui – solo per citarne alcune – l’Ambasciata Italiana e l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, il Deutscher Italianistikverband, il Deutscher Romanistikverband, l’AIPI (Associazione Internazionale Professori di Italiano), nonché numerosi istituti universitari europei. La nostra petizione ha ormai superato le 15000 adesioni. Tutto questo sostegno, insieme all’attenzione che la stampa ha dedicato all’argomento, ci ha reso consapevoli del fatto che non si tratti di una questione di nicchia, ma che la nostra battaglia stia assumendo sempre più un valore simbolico relativo al ruolo che le filologie saranno, o meno, chiamate a svolgere in futuro. E questo ci sprona a continuare.
Come vi state organizzando per fronteggiare questa crisi e scongiurare il peggio?
I membri del nostro Istituto hanno reagito immediatamente e insieme – docenti e studenti – abbiamo organizzato il Dies Italicus, pensato anzitutto come momento di incontro e confronto con la presidente del nostro ateneo. La giornata dello scorso 26 giugno è stata però anche un’occasione per mostrare quanto l’italianistica humboldtiana sia viva e funga da polo di attrazione per numerose altre discipline e istituti culturali. Abbiamo avuto moltissime adesioni. In questi giorni stiamo lavorando ad un breve resoconto dell’intera giornata in formato video, perché i momenti salienti di questa iniziativa siano fruibili per tutti gli interessati.
Cosa possono fare i nostri lettori per aiutarvi?
Continuare a sostenere la nostra causa facendo sentire la loro voce, diffondendo la nostra petizione ed eventualmente anche rivolgendosi direttamente alla presidenza della HU: praesidentin@hu-berlin.de.
Volete chiudere con un’ultima considerazione?
Quello che sta succedendo è solo un campanello d’allarme che dovrebbe allertare tutte le discipline filologiche, il cui futuro appare sempre più a rischio, da una parte a causa dell’attuale congiuntura economica sfavorevole, dall’altra per una concezione dell’Università che considera le materie umanistiche come una specie di “lusso”. Infine, la chiusura dell’Italianistica potrebbe avere delle ripercussioni negative anche sui rapporti bilaterali tra l’Italia e la Germania.
Dr. Marianna Spano
PD Dr. Mag. phil. Dott. Roberto Ubbidiente
Dipl.-Übers. Rosalia Cizio
Il Dipartimento di Linguistica e Letteratura dell’Istituto di Romanistica della HumboldtUniversität zu Berlin.