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Visti dalla Germania: la stampa tedesca parla della morte di Satman Singh

La stampa tedesca, con qualche giorno di ritardo rispetto a quella italiana, ha riportato la notizia della morte atroce di Satnam Singh, il lavoratore agricolo che ha perso un braccio, tranciato da un macchinario, e poi è stato scaricato davanti a casa propria dal datore di lavoro, il quale ha impedito di chiamare tempestivamente i soccorsi, poiché l’uomo era impiegato illegalmente nella sua azienda agricola.

Comprensibilmente, la storia suscita orrore, in un Paese che ha poca familiarità con il fenomeno, tristemente diffusissimo in Italia, del caporalato. E se solo pubblicazioni schierate molto a sinistra, come la testata marxista Junge Welt, si azzardano a usare apertamente il termine “schiavo”, parlando di Satnam Singh, anche testate nazionali di grandissima diffusione, come lo Spiegel e la Frankfurter Allgemeine Zeitung non esitano a esprimere lo sgomento per le condizioni nelle quali sono impiegati i lavoratori stranieri nel settore agricolo italiano.

I media tedeschi riportano il caso di Satnam Singh e sollevano il problema dei prodotti agricoli italiani in Germania

In particolare, lo Spiegel solleva il problema di come la Germania sia implicata, in qualche modo, eticamente in questa tragedia, dal momento che proprio dai campi italiani, nei quali lavorano oltre 200.000 persone senza regolare permesso e senza diritti, in condizioni assimilabili in tutto alla schiavitù, proviene una percentuale considerevole della frutta e della verdura che si trovano nei supermercati tedeschi.

La notizia ha suscitato sdegno e orrore: “Come nel medioevo”, commentano gli utenti del portale Web.de, aggiungendo che l’azienda responsabile andrebbe “chiusa immediatamente e per sempre”. A fare particolarmente impressione sono, in Germania come in Italia, le dichiarazioni di Antonello e Renzo Lovato, padre e figlio a capo dell’azienda agricola della provincia di Latina che sfruttava il lavoro di Singh e di molti altri suoi connazionali, i quali hanno essenzialmente dato la colpa dell’accaduto alla vittima, sostenendo che gli fosse stato detto di non toccare il macchinario, ma che lui abbia “fatto di testa sua” con una “disattenzione” che “è costata cara a tutti”. Inoltre, alle domande dei giornalisti sul perché, invece di chiamare immediatamente i soccorsi o portare Singh all’ospedale, abbiano sequestrato i cellulari agli altri lavoratori presenti, per impedire loro di chiamare un’ambulanza, e abbiano scaricato Singh davanti a casa sua, con il braccio in una cassetta di frutta, per poi darsi alla fuga mentre la moglie dell’uomo li supplicava di chiamare aiuto, Renzo Lovato ha risposto di essere stato “preso dal panico”. Una spiegazione che non convince i lettori tedeschi più di quanto non convinca quelli italiani.

Shock per le condizioni dei lavoratori stranieri in Italia

Tutte le testate, inoltre, riportano le parole del segretario generale del sindacato Flai della regione, Hardeep Kaur, il quale ha dichiarato: “Purtroppo non è un film dell’orrore. È tutto vero” e ha denunciato, insieme ad altri sindacalisti, il caporalato e il  trattamento generale dei lavoratori stranieri del settore agricolo in Italia, parlando senza mezzi termini di moderna schiavitù.

Faz parla, forse con un eccesso di ottimismo, di “messa in discussione” dell’intero sistema dell’agricoltura e del caporalato in Italia. Il quotidiano di Francoforte menziona anche uno studio di Amnesty International, nel quale si parla di lavoratori stranieri pagati appena 4 Euro l’ora e costretti a lavorare sei giorni e mezzo alla settimana e a pagare perfino per il posto letto negli alloggi che vengono loro concessi. Sempre Faz cita il sociologo italiano Marco Omizzolo, il quale si è infiltrato come bracciante per uno studio, andando a lavorare in questi contesti proprio nella provincia di Latina, e si occupato di come questo fenomeno leghi in modo particolare la regione indiana del Punjab al settore agricolo italiano. Secondo gli studi di Omizzolo, rivela Faz, gli incidenti, anche mortali, sono all’ordine del giorno in queste aziende, così come lo sono i suicidi dei lavoratori (ne conta 18 negli ultimi sei anni), sempre con un denominatore comune: il silenzio intorno alle tragedie.

Infine, Faz parla apertamente di rapporti fra caporalato e mafie e di come diversi governi italiani, negli anni, abbiano fallito nel tentativo di arginare questo tragico fenomeno.

Infine, tutte le testate riportano le dichiarazioni della Ministra del Lavoro del governo Meloni, Marina Elvira Calderone, che ha commentato la vicenda parlando di “barbarie” e tutte, più o meno esplicitamente, accostano questa dichiarazione alla mancanza di azioni concrete per prevenire questo tipo di incidenti e per combattere lo sfruttamento del lavoro e le forme di schiavitù moderna.

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