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Lo Stadio Olimpico di Berlino: una storia complicata

Testo e disegni di Paolo Brasioli

Nel 1912, la città di Berlino, allora capitale del Regno di Germania, fu designata dal Comitato Olimpico Internazionale per ospitare le successive VI Olimpiadi estive del 1916. Lo stadio proposto dalla Germania per questo evento doveva essere situato nel distretto di Charlottenburg e precisamente nella verdissima foresta di Grunewald, a ovest di Berlino, e pertanto tale struttura sportiva era anche conosciuta come Grunewaldstadion. Lì, infatti, esisteva già da tempo un ippodromo che apparteneva al Berliner Rennverein. Per questo importante progetto fu assunto l’architetto Otto March (1845-1913). Ma, le Olimpiadi del 1916 furono cancellate a causa della prima guerra mondiale iniziata due anni prima! Resta comunque da notare che lo stadio, all’epoca concepito per essere lo stadio principale di quei Giochi Olimpici, con la capacità di ben 40.000 posti, era di fatto il più grande stadio sportivo del mondo!

Successivamente, durante la Repubblica di Weimar negli anni ’20, lo stadio divenne sede del Collegio di educazione fisica, dedicato all’insegnamento dei professori di educazione fisica e allo studio delle scienze dello sport e per questo dei nuovi edifici furono costruiti a nord-est del sito dello stadio. Dal 1926 al 1929, i figli di Otto March, Werner (1894-1976) e Walter (1898-1969) furono incaricati di costruire infatti un insieme di edifici e funzioni, annessi al nucleo originale, per queste istituzioni, anche se la loro finalizzazione fu ritardata negli anni.

La prima Olimpiade

Nel 1931, il Comitato Olimpico Internazionale scelse nuovamente Berlino, per ospitare la XI Olimpiade. In origine, il governo tedesco di allora decise semplicemente di restaurare il precedente Olympiastadion del 1916, ancora una volta con la supervisione dell’architetto Werner March. Ma il successivo regime, salito al potere poco dopo, decise di utilizzare l’occasione sportiva internazionale per scopi di propaganda. Con questi piani in mente venne ordinata la costruzione di un grande complesso sportivo a Grunewald, chiamato Reichssportfeld, con un Olympiastadion completamente nuovo. L’architetto Werner March rimase a capo del progetto, assistito dal fratello Walter. L’importante costruzione ebbe luogo dal 1934 al 1936 e Werner March costruì il nuovo Stadio Olimpico sulle fondamenta dell’originale Deutsches Stadion, con la parte centrale inferiore della struttura incassata a 12 metri sotto il livello del suolo. E la capienza dell’Olympiastadion, proprio vista questo voluto ruolo comunicatore di efficienza e forza della Germania di allora, raggiunse la favolosa cifra di capienza di ben 110.000 spettatori!

Lo Stadio Olimpico dopo la guerra

Dopo la pesante seconda guerra, subendo inevitabilmente vari danni, l’ex Reichssportfeld divenne il quartier generale delle forze di occupazione militari britanniche. La relativa amministrazione si stabilì negli edifici nord-orientali progettati fin dagli anni ’20, e furono  ristrutturati gli edifici danneggiati, ovviamente esclusivamente  adattando i luoghi alle esigenze specifiche di quel particolare e difficile momento, spesso di diversa natura rispetto l’originale. E così, una palestra fu trasformata in una sala da pranzo, un’altra in un garage. Da allora e fino alla loro partenza definitiva da Berlino, le forze militari britanniche tennero sempre una celebrazione annuale in occasione del compleanno ufficiale della Regina Elisabetta II alla presenza, festosa, di migliaia di spettatori.

Dal 1951 al 2005, nell’Olympischer Platz era posizionata un’antenna gigante che trasmetteva per tutte le radio portatili di Berlino. 

Durante gli anni ’60, le squadre di football americane dell’esercito e delle scuole superiori presentarono ed introdussero di fatto, da qui, lo sport del football americano a centinaia di migliaia di berlinesi, attraverso tante occasioni e incontri di esibizione. In quegli anni, le partite di calcio della Bundesliga si giocavano proprio all’Olympiastadion e l’Hertha Berliner Sport-Club era, come oggi, la squadra locale.

Vennero organizzate anche diverse competizioni di calcio, rugby e polo. Durante l’estate, si svolgevano concerti di musica classica e la proiezione di vari film. Il teatro venne utilizzato anche come ring improvvisato per incontri di boxe.

Nel 1974 fu una delle sedi del  X Campionato Mondiale di Calcio, vinto proprio dai padroni di casa della Germania Ovest!

Successivamente, nel 1998, i berlinesi vennero chiamati a discutere circa il destino dell’Olympiastadion, anche alla luce dell’eredità del non lontano e non semplice passato e che ciò rappresentava per la Germania. Alcuni volevano infatti demolire lo stadio, cancellarne la memoria appunto, e costruirne uno nuovo da zero, mentre altri preferivano l’idea, vagamente poetica, di lasciarlo sgretolare lentamente come un rudere abbandonato e lasciato a sé.

La seconda vita dell’Olympiastadion

Infine, si decise di rinnovare l’Olympiastadion e, di fatto, il 3 luglio 2000, la ristrutturazione ebbe inizio con una cerimonia presieduta dal Cancelliere Gerhard Schröder, accompagnato da Eberhard Diepgen (Sindaco di Berlino) e dal grande campione calcistico Franz Beckenbauer. I festeggiamenti per l’inaugurazione del nuovo Stadio Olimpico si sono svolti in due memorabili e gioiose giornate il 31 luglio ed il 1 agosto 2004. Grazie a questi lavori di ristrutturazione lo stadio attuale, ha una capacità permanente di 74.475 posti ed è il più grande stadio in Germania per le partite di calcio internazionali, ed è stato classificato con il massimo livello qualitativo, in riferimento anche alle dotazioni dedicate al pubblico, alla stampa, agli atleti ecc. (Classe 4) 

E così, la FIFA scelse l’Olympiastadion come una delle sedi del “XVIII campionato mondiale di calcio 2006”. Novant’anni dopo le prime ma non disputate Olimpiadi e settanta anni dopo le Olimpiadi che ne decretarono la popolarità a livello internazionale. Il 9 luglio 2006, qui fu ospitata la finale tra le squadre dell’Italia e della Francia vinta dagli azzurri per 5-3 dopo gli emozionanti tiri di rigore!

Dal 2003 al 2007 lo stadio ha ospitato i Berlin Thunder, e poi, nel 2011, ha ospitato il Festival Mondiale della Cultura organizzato dall’Art of Living Foundation, dove 70.000 persone hanno meditato per la pace. Nell’Olympiastadion si sono svolti inoltre, la Coppa del Mondo femminile FIFA 2011 e la finale di UEFA Champions League nel 2015. Più recentemente, il 17 giugno 2023, si è tenuta allo qui la cerimonia di apertura degli  Special Olympics World Summer Games 2023. E nell’immediato atteso futuro ospiterà anche la XVII edizione del Campionato europeo di calcio 2024, tra cui la prestigiosa finale in programma la sera del 14 luglio. 

Alcune specifiche costruttive ne testimoniano la grandezza. I colonnati a due piani contano in totale 136 pilastri. La circonferenza esterna è di 803 m. L’altezza è di 16,37 m. e di 21,26 m al sottotetto (bordo tetto). La profondità sotto il livello del suolo del campo arriva a 15m. L’apertura alla Porta della Maratona di 24,65 m nel punto più stretto. La larghezza Nord-Sud è di 230,73 m. mentre la lunghezza Est-Ovest arriva a 304,26 m. L’intero campo interno ha una larghezza di 116,11 m. ed una lunghezza di 189,97 m. La superficie totale del tetto, in fibra di vetro rivestita in PTFE, e di circa 42.000 mq, si trova a 40 metri di altezza dalla superficie del campo e pesa circa 3.500 tonnellate.

Una grande, lunga e considerevole storia dedicata allo sport ed alle emozioni caratterizzano l’Olympiastadion di Berlino che, elegante, con le due svettanti torri dell’ingresso, si apprezza tra i tanti alberi ed i vasti parchi circostanti.

L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura

Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.

Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.

Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.

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