Attualità

L’Intelligenza Artificiale è un pericolo per l’arte? I risultati di uno studio tedesco

Un nuovo termine è stato coniato, per descrivere un fenomeno recentissimo. Il termine è “slop” e si riferisce alla massiccia quantità di immagini, suoni, video e testi generati con l’intelligenza artificiale che si riversano sulle piattaforme online senza aggiungere valore ai contenuti che si trovano su internet. Sono “slop” tutte quelle immagini pseudo-fotografiche o quei video dalle deformazioni inquietanti che, sui social media, accompagnano citazioni più o meno evocative o semplicemente vengono condivise senza contesto, presumibilmente nella speranza di ottenere qualche like. Speranza sempre più spesso disattesa, dal momento che gli utenti sembrano già saturi fino al disgusto di figure quasi patinate, con un numero di dita e di arti quasi corretto, stagliate su sfondi quasi credibili e accompagnate da voci che sembrano quasi umane.

E, se da un lato ci sono utilizzi indubbiamente utili di queste tecnologie (come la generazione automatica di commenti audio per i contenuti visuali, che ne permette la fruizione anche da parte delle persone non vedenti), dall’altra è indiscutibile che la stragrande maggioranza di questi contenuti non siano altro che spazio occupato inutilmente sui server di tutto il mondo, che non creano valore e non sono altro che stimoli visivi fini a se stessi, elaborati acquisendo, senza il consenso degli autori, miliardi di immagini reali. Che cosa significa tutto questo per il mondo dell’arte? In che modo gli artisti, soprattutto quelli che lavorano con mezzi visuali, subiscono l’influenza dell’intelligenza artificiale e dello “slop”?

Lo studio di Goldmedia: artisti ed esperti si interrogano sull’intelligenza artificiale

Uno studio condotto in Germania da Goldmedia GmBH, per conto di Initiative Urheberrecht e della Fondazione  Kunstfonds, ha indagato le dinamiche e le conseguenze dell’impiego dell’intelligenza artificiale nel settore artistico

La metodologia adottata per questa indagine è stata particolarmente esaustiva: sono stati intervistati ben 3000 artisti, un campione rappresentativo che abbraccia una vasta gamma di discipline e forme espressive, e 1000 “destinatari”, ovvero soggetti che in vario modo fruiscono o interagiscono con l’arte, per esempio collezionisti e galleristi. In aggiunta, sono state condotte venti interviste approfondite con esperti del settore, come critici d’arte, giuristi e filosofi, figure chiave che hanno fornito un’analisi qualitativa e un contesto critico per interpretare i dati quantitativi.

I risultati dello studio rivelano una realtà complessa, che si colloca fra preoccupazione e curiosità, fra diffidenza e ottimismo. Il 42% degli artisti intervistati ha dichiarato di aver già sfruttato l’intelligenza artificiale nella creazione delle proprie opere, mentre il 65% degli artisti prevede di utilizzare l’IA in futuro, indicando una tendenza all’adozione di questa tecnologia che sembra destinata a crescere.

Nonostante ciò, l’atteggiamento generale nei confronti di questa tecnologia è variegato. Quasi la metà degli intervistati percepisce l’intelligenza artificiale come un’opportunità per la creazione di nuovi stili e tecniche artistiche, un potenziale strumento di innovazione e sperimentazione. Tuttavia, un significativo 36% degli artisti non intravede alcun beneficio nell’utilizzo dell’IA e la considera un danno per l’arte in generale.

Le principali preoccupazioni: svalutazione delle opere, competizione, mancanza di regole

Le preoccupazioni emerse sono notevoli e toccano temi cruciali come la pressione competitiva e la svalutazione delle opere d’arte create da esseri umani. Il 45% degli intervistati teme che la disponibilità di immagini in alta qualità generate dall’intelligenza artificiale porti a una svalutazione delle proprie opere artistiche. Il 74% degli artisti, inoltre, è preoccupato per la crescente pressione che l’iperproliferazione di immagini create dall’IA porterà nel mercato dell’arte.

Oltre la metà degli intervistati ritiene che l’IA metta a rischio il sostentamento degli artisti visuali, un rischio che non può essere sottovalutato in un settore dove la stabilità economica è spesso precaria. Lo studio quantifica il danno finanziario causato dai generatori di immagini dell’IA in 237 milioni di euro di mancati guadagni entro il 2028, una perdita di reddito del 10% in questo periodo. Karin Lingl della Fondazione Kunstfonds sottolinea l’importanza di questa cifra, soprattutto alla luce delle difficoltà economiche già affrontate dagli artisti, che si trovano a navigare in un ambiente sempre più incerto e competitivo.

Per contro, si prevede che l’IA generativa possa portare un fatturato di 7,6 miliardi di euro entro il 2030. In questo caso, ovviamente, non si parla di guadagni per gli artisti, almeno non per quelli che praticano forme d’arte tradizionali.

Di fronte a queste sfide, due terzi degli intervistati chiedono una regolamentazione legale più stringente sull’uso dell’IA, per proteggere gli interessi degli artisti. Oltre il 90% degli artisti richiede un contributo finanziario nel caso in cui le proprie opere vengano utilizzate per addestrare modelli di IA, una pratica sempre più comune che solleva questioni di diritto d’autore e di compensazione equa. Proprio in questi giorni, fra l’altro, fa discutere l’annuncio di Meta, che ha deciso di addestrare il proprio algoritmo di intelligenza artificiale generativa con tutti i contenuti passati, presenti e futuri caricati dagli utenti, operazione alla quale è possibile, in teoria, sottrarsi, soltanto attraverso una complessa e farraginosa procedura di esercizio del “diritto di opposizione”, dopo la quale non necessariamente il colosso dei social accetta di rinunciare ad appropriarsi di foto, testi, video e qualsiasi altro contenuto caricato dagli utenti di Facebook e Instagram. La maggior parte degli artisti coinvolti vorrebbero che venisse chiesto loro il consenso prima di acquisire le loro opere e di poter negare tale consenso in modo facile e sicuro, se lo desiderano.

Katharina Uppenbrink, direttrice generale dell’Iniziativa per il diritto d’autore, sottolinea che la legge europea sull’IA adottata a maggio non è ancora sufficiente a tutelare gli interessi degli artisti. 

Lo studio è interamente consultabile qui.

Related Articles

Back to top button