La Germania è ancora divisa: due politici tedeschi affrontano il problema
All’indomani del voto europeo, i tedeschi – soprattutto i politici tedeschi – si trovano a fare i conti, disordinatamente e in ritardo, con un fatto importante: la Germania è ancora divisa. C’è un est e un ovest e, anche se la circolazione fra le due “Germanie” è libera da 35 anni, l’auspicata “mescolanza” è avvenuta solo in minima parte. La Germania dell’Est e quella dell’Ovest, oggi, non sono due nazioni, ma sono due identità. E l’identità dell’est ama l’estrema destra, ma non l’Europa. Guarda con simpatia ai leader forti e poco democratici e con assoluta antipatia agli immigrati e alle persone queer. Questa è, ovviamente, una generalizzazione, ma la si evince guardando i colori delle cartine che indicano i partiti più votati: l’est è blu, il colore di AfD. Ed è anche la parte di Germania con più “viola”, il colore attribuito al nuovo partito di Sahra Wagenknecht, che con AfD ha tantissimo in comune sia dal punto di vista della comunicazione che del programma, anche se la fondatrice ci tiene a rimarcare una differenza fondamentale, pur facendo appello allo stesso elettorato. Tutti questi dati si concentrano, oggi, in una frase che campeggia su moltissimi titoli dei giornali: “La Sassonia, invece di Maiorca”. Che cosa vuol dire?
I politici tedeschi a caccia di risposte: mandare i giovani dell’ovest i “Erasmus” in Sassonia?
La frase è del ministro presidente del Nord Reno-Westfalia Hendrik Wüst (CDU), che ha tentato di analizzare le ragioni per cui l’Unione, che ha comunque vinto su tutti gli altri partiti di svariate lunghezze, abbia ottenuto risultati peggiori all’est. Wüst arriva alla conclusione di cui sopra, ovvero: la Germania è ancora divisa, perché il processo di unificazione non è stato sufficiente o non è stato completato, poiché mancano il dialogo e la coesione fra le due metà del Paese. La sua proposta è un “trattato di unificazione 2.0”. In un’intervista a Redaktionsnetzwerk Deutschland, Wüst ha presentato la sua idea, pronunciando la frase che tanto è piaciuta ai titolisti tedeschi: “Alcuni [tedeschi dell’ovest] conoscono meglio Maiorca che la Sassonia o la Turingia. Quindi vale ancora di più la pena di provare a riavvicinare le persone”.
E in effetti è vero: ai tedeschi piace moltissimo andare in vacanza in Spagna e in Italia e chi se lo può permettere tende a scegliere le delizie climatiche, paesaggistiche, culturali e culinarie del Mediterraneo, piuttosto che il fascino discreto, mitteleuropeo e a tratti vagamente slavo della Germania orientale. Non perché non ci siano luoghi bellissimi da vedere: Potsdam e la Svizzera Sassone da sole basterebbero a giustificare un viaggio all’est.
Piuttosto, per il fascino dell’esotico, che può apparire preferibile rispetto a quella che si percepisce come una sorta di visita ai parenti strampalati della famiglia. Oltre che perché, comprensibilmente, dopo un inverno tedesco si può aver voglia di un’estate italiana o spagnola. Secondo Wüst, una soluzione alla persistente divisione del Paese potrebbe essere la creazione di programmi di gemellaggio per i giovani, come quelli che oggi esistono fra diverse città europee e che permettono scambi culturali atti a creare dialogo e confronto fra le culture.
In sostanza, si tratterebbe di offrire ai giovani di Colonia una specie di Erasmus a Dresda e viceversa. “Dopo tutto” sottolinea Wüst “il dialogo crea fiducia e apre prospettive di maggiore comprensione reciproca”. Sempre a questo scopo, il Ministro Presidente del Nord Reno-Westfalia auspica un ritorno della “tavola rotonda” che si mise in atto subito dopo la riunificazione, per guidarne il processo, e che vedeva a confronto tante prospettive diverse con politici tedeschi dell’est e dell’ovest che tentavano di navigare il difficile processo di assorbimento di un Paese in un altro.
Se l’idea può far sorridere, è pur vero che, nel trentacinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino e della fine della guerra fredda, la Repubblica Federale di Germania è costretta a prendere atto del fatto che l’unità politica e formale non si sia tradotta in unità sostanziale.
Ramelow: no a dibattiti “morali”. L’est non deve chiedere scusa
Il punto di vista dell’Est su questa questione arriva dal Ministro Presidente della Turingia Bodo Ramelow (Die Linke), che, pur dal punto di vista di un partito che queste elezioni le ha perse così tanto e così male da salvarsi solo per l’assenza di una soglia di sbarramento, difende le ragioni dell’Est. Il dibattito, sostiene Ramelow, deve essere politico e non morale, perché i tedeschi dell’Est sono stanchi di sentirsi parlare dall’alto in basso. Il disappunto dell’Ovest, infatti, si esprime spesso in termini di accuse di “ingratitudine” ai connazionali orientali. I tedeschi dell’Est, si suggerisce, dovrebbero essere “grati” di essere stati accolti nella grande famiglia democratica dell’Ovest e cercare di non boicottarne gli interessi. Questo approccio, così presente in molti dibattiti politici tedeschi e nell’opinione pubblica, evidentemente, non funziona. E Ramelow, che viene dall’Ovest, nonostante il pessimo risultato di Die Linke, sostiene che l’Est non abbia alcun motivo di “scusarsi” per i risultati elettorali. Piuttosto, suggerisce, questo voto dovrebbe essere la spinta a un dialogo che porti verso l’unità emotiva e non verso l’alimentazione di una spirale di colpa e senso di superiorità che ha portato al risentimento e alla frustrazione dei tedeschi orientali.