Il Museo Etnologico di Berlino: un viaggio sorprendente fra culture lontane
Fra i musei che si possono visitare gratis a Berlino, c’è il Museo Etnologico. Nato nel 1873 da quella che era la “Kunstkammer” reale, questo incredibile museo, con le sue preziosissime collezioni, è oggi ospitato all’interno dell’Humboldt Forum, nell’area dell’Isola dei Musei di Berlino ed è uno dei più grandi e importanti del suo genere in Europa, se non nel mondo.
Le sue collezioni contengono circa 500.000 oggetti etnografici, archeologici e storico-culturali provenienti da Africa, Asia, America e Oceania. A questi si aggiungono circa 500.000 supporti (fotografie, film, documenti audio) e circa 200.000 pagine di documenti scritti, che insieme permettono al visitatore di addentrarsi in un viaggio nelle culture di quattro continenti.
La Kunstkammer
Che cos’erano le Kunstkammer? Il modo più semplice di definirle, per avvicinarci a un concetto familiare anche ai nostri tempi, è “collezioni private”. Nel XVIII e XIX secolo, tali collezioni erano quasi esclusivamente possedute dalle famiglie reali o dai singoli regnanti e il loro contenuto rifletteva i gusti e gli interessi dei proprietari, oltre che le mode del tempo. I primi oggetti provenienti dall’estero giunsero alla Königliche Antiken-, Münz- und Kunstkammer (Camera reale delle antichità, delle monete e dell’arte) di Brandeburgo e Prussiana, ospitata allora nel Palazzo di Berlino, attraverso relazioni commerciali. Le collezioni, però, iniziarono a essere sistematizzate fra la fine del ‘700 e i primi 30 anni dell’800, quando furono affidate a curatori capaci.
Fu proprio nel 1830 che questa collezione passò dall’essere un piacere privato dei sovrani all’essere ospitata in un museo, segnando la fine del concetto stesso di Kunstkammer. All’epoca, fu scelto l’attuale Altes Museum (costruito apposta). La collocazione e sistematizzazione del patrimonio etnologico di queste collezioni subirono diverse modifiche, fino a quando, nel 1873, non fu fondato un vero e proprio museo etnologico e antropologico indipendente a Berlino, che aprì nel 1886 con il nome di Königliches Museum für Völkerkunde (Museo Reale di Etnologia). All’epoca, la collezione comprendeva “appena” 40.000 reperti. La sua crescita smisurata rese necessari numerosi altri spostamenti, non tutti nelle vicinanze dell’attuale isola dei musei. Il Museo è stato ospitato all’interno dell’Humboldt Forum dopo l’ultima riapertura dell’ex Palazzo.
Le collezioni del Museo Etnologico di Berlino
Ecco una panoramica, necessariamente molto sintetica e non esaustiva, delle collezioni del Museo Etnologico di Berlino
Oceania
La collezione di manufatti provenienti dall’Oceania, con i suoi circa 65.000 reperti, è una delle più rinomate a livello internazionale per il suo eccezionale equilibrio tra diversità e rappresentatività. Qui troviamo non solo oggetti provenienti dalle ex colonie tedesche, ma anche preziosi manufatti da regioni mai dominate dalla Germania. Questa diversità è il risultato di spedizioni mirate, intraprese direttamente dal museo, come i recenti viaggi del curatore Gerd Koch, che hanno arricchito la collezione con nuove acquisizioni. Ciò che rende unica questa raccolta è anche la sua straordinaria documentazione, solitamente carente in molti altri musei, che permette di ricostruire la storia e il contesto di ogni singolo oggetto. I pezzi più antichi risalgono addirittura ai viaggi di James Cook nella seconda metà del XVIII secolo. Dalla Papua Nuova Guinea alle Hawaii, da Samoa a Palau, questa collezione abbraccia un ampio spettro geografico.
Fra i reperti più ammirati ci sono senza dubbio le imbarcazioni e le architetture, che, date le loro ragguardevoli dimensioni, sono esposte in sale dedicate. Qui troverete anche esempi delle mappe fatte di bastoncini e conchiglie che, per secoli, i pescatori locali hanno utilizzato per descrivere non solo i percorsi da un’isola all’altra, ma le correnti e i rischi della navigazione.
Africa
Con circa 75.000 pezzi, la collezione africana del museo è una delle più importanti al mondo e rappresenta un punto di riferimento per la conoscenza di molte antiche culture del continente africano. Copre tutto il continente a sud del Sahara, sebbene con una distribuzione disomogenea in termini di quantità e qualità, riflettendo le complesse dinamiche storiche e culturali legate all’acquisizione della collezione stessa. Questa raccolta si è notevolmente sviluppata durante il periodo coloniale, passando da circa 7.000 oggetti pre-1884 a oltre 50.000 nel XX secolo. Vale la pena di menzionare, a questo punto, che il museo non rifugge il tema spinoso del colonialismo e delle restituzioni, ma prende una posizione in merito in modo ufficiale, tanto sul sito quanto nei testi che corredano la collezione. Alla condanna senza mezzi termini del colonialismo si aggiunge il riconoscimento del valore dei reperti e un programma di restituzioni dei manufatti ottenuti in modo illegittimo, accanto all’acquisizione legittima di reperti nuovi, che sono stati regolarmente acquistati in diversi momenti storici.
La collezione africana si concentra principalmente su Nigeria, Camerun, Congo, Angola ed Africa Orientale, offrendo uno spaccato prezioso delle culture materiali di queste regioni dal XIX al XX secolo, con oggetti che vanno dalle maschere cerimoniali agli strumenti musicali, dai tessuti alle armi, dai gioielli agli utensili quotidiani.
Asia e collezione islamica
Le origini della raccolta di arte islamica e asiatica del museo risalgono alla Kunstkammer reale. Donazioni di illustri personaggi come l’orientalista Julius Heinrich Petermann e il diplomatico Max von Oppenheim hanno poi arricchito questa sezione, che oggi conta circa 25.000 oggetti provenienti da un’area che va dal Marocco alla Cina nord-occidentale e comprende i Paesi del Nord Africa, la Penisola Arabica, il Levante, la Turchia, l’Iran, l’Afghanistan e il Pakistan, nonché le ex repubbliche islamiche sovietiche dall’Azerbaigian al Kirghizistan. Questi oggetti, che includono tessuti, ceramiche, manoscritti miniati e oggetti in metallo, sono una testimonianza della raffinatezza e della complessità di culture che hanno popolato due continenti.
Le collezioni sull’Asia meridionale e sud-orientale, con circa 35.000 reperti, documentano la straordinaria diversità culturale di queste regioni. Qui si trovano manufatti provenienti dall’India da Myanmar, dalla Thailandia, dall’Indonesia e da diversi altri Paesi del continente asiatico. Molti di questi pezzi risalgono alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, un periodo di grandi cambiamenti e scambi culturali, ma acquisizioni più recenti hanno ulteriormente ampliato questa sezione, aggiungendo nuove dimensioni alla comprensione delle culture asiatiche.
Infine, le collezioni sull’Asia orientale e settentrionale, con oltre 50.000 oggetti, comprendono una variegata selezione, che spazia dai reperti archeologici alle opere d’arte, dagli utensili di uso quotidiano agli straordinari costumi e accessori del teatro cinese. Qui si trovano sia oggetti che possiamo definire “fuori dall’ordinario”, in quanto espressioni artistiche, ma anche testimonianze delle pratiche quotidiane, delle credenze religiose e delle tradizioni sociali.
Nord, Centro e Sud America
La ricca collezione nordamericana, con circa 25.000 articoli, presenta manufatti provenienti dagli Stati Uniti orientali, dal Canada e dalle Grandi Pianure, oltre a una cospicua raccolta di oggetti dell’Alaska e della costa nord-occidentale. Questi oggetti, che includono vesti, maschere, utensili e oggetti cerimoniali, sono una testimonianza della diversità e della ricchezza delle culture indigene nordamericane, prima del loro sterminio. Degne di nota sono le collezioni accumulate prima del 1850, come quelle del principe zu Wied e del duca Paul von Württemberg, che includono pregiate vesti decorate con motivi di bisonti e altri oggetti di grande valore storico e artistico.
Spostandoci a Sud, la collezione sudamericana conta circa 35.000 reperti, documentando le culture dell’Amazzonia, del Chaco, della Patagonia e della Terra del Fuoco. Oltre alle piume e alle maschere uniche dell’Amazzonia, la collezione si concentra oggi sui gioielli d’argento degli indiani Mapuche del Cile, sui gioielli d’oro e sulla collezione di Mola dei Kuna di Panama e sulle collezioni dell’Amazzonia occidentale, che comprendono i raffinati lavori in argilla degli Shipibo e dei Conibo e le teste rimpicciolite degli Shua.
Infine, una sezione di circa 120.000 oggetti, principalmente provenienti da Mesoamerica e regione andina, con collezioni di spicco come quella di Christian Theodor Wilhelm Gretzer e la Collezione Uhde. Questi oggetti, che includono ceramiche, sculture, gioielli e manufatti in metallo, sono una fonte inestimabile di informazioni sulla storia precolombiana e sulle civiltà che hanno abitato queste regioni prima che l’arrivo degli europei ne decretasse la fine, con la perdita di lingue, identità culturali e nazionali, imperi, tradizioni, conoscenze scientifiche, produzione artistica e culti religiosi.
Guardare al passato con consapevolezza
Il Museo Etnologico di Berlino possiede una delle più ricche e diversificate collezioni etnografiche al mondo, frutto di decenni di esplorazioni, acquisizioni e approfondimenti scientifici. Negli ultimi anni, come molte istituzioni tedesche, ha mosso i primi passi verso la conciliazione della passione per la conoscenza con il riconoscimento delle ingiustizie che spesso sono state commesse per arrivare a ottenerla e con i problemi legati a una concezione eurocentrica della cultura, dell’arte e della bellezza. Oggi, questo museo rappresenta un’esperienza senza dubbio più intensa di quella che il visitatore si aspetta e che punta all’offerta di una prospettiva che sposti il nostro centro e i nostri riferimenti. Una finestra sul mondo che, si spera può insegnarci a guardarlo come un luogo da condividere, più che una fonte di risorse da sfruttare.