Elezioni Europee in Germania: stravince il centro-destra, autocritica per il governo
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L’analisi dei risultati delle elezioni Europee in Germania, così come nel resto d’Europa, occupa oggi la quasi totalità dei media tedeschi. Due dati emergono in modo prepotente: in primo luogo, sono in aumento, ma poco più della metà i tedeschi che vanno a votare per l’Europa, in secondo luogo, quelli che votano, votano sempre più a destra. Questo vuol dire che, nelle sedi dei partiti, oggi è giorno di celebrazione o di autocritica.
Trionfo dell’Unione, scatto in avanti per AfD
Dalle consultazioni emerge in nettissimo vantaggio l’Unione dei Cristiano-Democratici (CDU/CSU), il cui leader Friedrich Merz è il candidato favorito per il ruolo di cancelliere alle politiche dell’anno prossimo. E d’altra parte, per molti elettori, le elezioni Europee sono un banco di prova dell’approvazione o disapprovazione politica in vista delle elezioni del prossimo Bundestag e delle possibili alleanze che si vanno delineando. Con un solido 30% dei votanti (alle scorse elezioni era il 28,9%), l’Unione può dettare le proprie condizioni per la prossima partita elettorale.
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Con circa la metà dei voti (15,9% contro l’11% del 2019) festeggia più di tutti il partito di ultradestra AfD, i cui risultati non sono schiaccianti come quelli delle altre destre estreme in Europa (per esempio FdI in Italia e il Front National in Francia), certamente non tanto da far pensare a elezioni anticipate come in Francia o in Belgio, ma abbastanza da spingere la coalizione di governo a chiedersi come sia stato possibile alienarsi le simpatie di così tanti elettori. In Europa, tuttavia, AfD non farà più parte del gruppo Identità e Democrazia, dal quale è stata allontanata dopo le dichiarazioni del candidato Maximilian Krah sulle SS, rilasciate al quotidiano italiano La Repubblica.
Partiti di governo in crisi: i Verdi perdono più voti di tutti
Il crollo più drammatico l’hanno subito i Verdi, che in Germania erano arrivati al governo come una delle forze più promettenti e appoggiate del Paese, ma che, dall’inizio del mandato dell’attuale coalizione, hanno subito un’emorragia di voti che appare inarrestabile e che, alle Europee, si sono aggiudicati un misero 11,9%, contro il 20,5% della scorsa consultazione). Deludono, anche se in modo meno drammatico, anche i socialdemocratici dell’SPD, il partito del Cancelliere Olaf Scholz, che passano dal 15,8% del 2019 al13,9% di oggi. Non si è parlato, per ora di una messa in discussione di Scholz, ma il leader del partito Lars Klingbeil ha parlato di “amara sconfitta” e ha dichiarato che “le cose devono cambiare”. Il segretario generale Kevin Kühnert si è espresso più o meno negli stessi termini. Anche la leader dei Verdi Ricarda Lang ha accolto con rammarico il risultato disastroso del suo partito e ha dichiarato che le conseguenze di questo voto andranno affrontate “insieme”.
Per completare la debacle della sinistra, Die Linke dimezza i consensi e scende al proprio minimo storico per un’elezione europea, passando dal 5,5% al 2,7%: meno del neonato partito Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW), che porta a casa un rispettabile 6,2%. Stabili i liberali dell’FDP, che sono passati dal 5,4% al 5,2% dei voti – risultato che la candidata Marie-Agnes Strack-Zimmermann ha definito soddisfacente. Va notato che, dal momento che in Germania non è prevista una soglia di sbarramento, anche quel 14,2% di tedeschi che ha votato per partiti minori come Volt, i Liberi Elettori, il Partito per la Protezione degli Animali o Die Partei sono effettivamente riusciti a mandare degli Eurodeputati a Bruxelles. Resta fuori il partito Die Heimat, l’unico in Germania a essere più a destra di AfD, che non sarà rappresentato al Parlamento Europeo.
Elezioni Europee in Germania: all’Est vincono le destre, l’ovest resta al centro
Fra le innumerevoli analisi politiche, che oggi occupano le prime, seconde e successive pagine dei quotidiani tedeschi, trova posto la considerazione sulla distribuzione geografica dei voti. La Germania orientale, ovvero i “nuovi” Länder della Repubblica Federale, quelli che un tempo costituivano la DDR, si schiera marcatamente a destra: AfD è il partito più votato ed è qui che la neonata BSW ha raccolto percentualmente più voti. L’ovest, invece, tende più marcatamente verso il centro, con l’Unione che miete consenso ovunque, soprattutto in Baviera, e l’SPD che mantiene la propria popolarità soprattutto nelle regioni settentrionali della Germania occidentale. Berlino è praticamente l’ultima roccaforte dei Verdi.
L’affluenza alle urne è stata di circa il 65%, contro il 61,4% del 2019: la quinta più alta in Europa. Per la prima volta, anche i sedicenni e i diciassettenni hanno potuto votare.
La composizione del Parlamento Europeo, per ora mantiene un equilibrio di forze più o meno simile a quello precedente alle elezioni: nonostante la rimonta delle destre, le forze più marcatamente anti-europeiste non hanno prevalso sull’alleanze di centro-destra del PPE. Sembra dunque che la candidata tedesca Ursula von der Leyen (CDU), che sembra dunque poter aspirare a un secondo mandato come Presidente della Commissione europea.