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Mar Baltico contaminato dal tallio: l’allarme dei ricercatori

Un gruppo di ricercatori ha fatto una preoccupante scoperta riguardo al Mar Baltico. Vaste aree dello stesso, infatti, risulterebbero contaminate dal tallio.

Il tallio è un metallo pesante gravemente tossico, al punto tale da essere considerato dagli esperti addirittura il più velenoso, sia per l’uomo che per diverse specie animali.

Alte percentuali di tallio nel Mar Baltico: un pericolo per gli animali e per l’uomo

La ricerca che ha monitorato il livello attuale del tallio nel Mar Baltico è stata condotta da Sune Nielsen e altri scienziati dell’Istituto Oceanografico di Woods Hole (WHOI) ed è stata pubblicata di recente sulla rivista specializzata Environmental Science & Technology. Questo metallo è in grado di provocare, anche in piccole dosi, gravi danni neurologici e agli organi e può addirittura portare alla morte. Tra i sintomi di avvelenamento ci sono perdita di capelli, disturbi gastrointestinali, difficoltà respiratorie, e in casi gravi, un insufficienza multiorgano che può risultare fatale.

Ad aggravare la situazione potrebbero concorrere, paradossalmente, anche i recenti sforzi messi in campo per rivitalizzare le cosiddette “zone morte” del Mar Baltico, basati sul pompaggio di ossigeno nei fondali. Queste operazioni, volte a migliorare lo stato di salute dell’ecosistema marino, rischiano tuttavia di favorire il rilascio di ioni di tallio dai sedimenti depositati sul fondo, che potrebbero essere poi dispersi nell’acqua sovrastante, grazie al movimento delle correnti.

L’accumulo progressivo di questo metallo tossico nell’acqua potrebbe insomma avere un impatto sempre più serio sulla fauna marina ed entrare nella catena alimentare umana, causando l’avvelenamento cronico di chi si nutre di pesci e frutti di mare provenienti dalle aree contaminate.

Necessari un approccio multidisciplinare e una cooperazione internazionale

La ricerca ha inoltre evidenziato che una quantità compresa tra il 20 e oltre il 60% del tallio presente nel Mar Baltico deriva da attività umane, legate in particolare all’industria metallurgica e chimica e al traffico navale. Si stima infatti che l’impatto dell’uomo sull’ambiente marino, in questa regione, sia cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 80 anni, periodo in cui l’industrializzazione e il commercio marittimo hanno subito un’accelerazione significativa.

I ricercatori lanciano dunque l’allarme e sottolineano la necessità non solo di arrestare l’immissione di tallio nell’ambiente, ma anche di intraprendere un’azione coordinata tra i Paesi che si affacciano sul Mar Baltico. La cooperazione internazionale è fondamentale per affrontare questo serio problema ambientale, poiché il mare non conosce confini e la contaminazione può facilmente diffondersi da una nazione all’altra. Si richiede inoltre un approccio multidisciplinare che coinvolga scienziati, decisori politici, industrie e comunità locali.

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