Il Museo della Tecnologia di Berlino: un viaggio affascinante fra passato e futuro
Il Museo della Tecnologia di Berlino non è un normale museo della scienza. Questo non è un luogo dove la tecnologia è semplicemente esposta; è un ambiente dove la storia e il futuro della tecnica si intrecciano, creando un’esperienza davvero singolare per i visitatori (e potenzialmente traumatica per i millennial, ma di questo parleremo più avanti). Dall’ingresso fino ai laboratori, ci si avventura in un viaggio affascinante attraverso la storia della tecnologia, dalle sue forme più semplici fino alla contemporaneità che si proietta nel futuro, dai primi motori allo sviluppo dell’aviazione, dalle primissime radio ai più recenti sviluppi nell’informatica e nelle reti. Ma questo museo offre molto di più di una semplice carrellata di innovazioni. Vi sfida a riflettere sul legame tra uomo e tecnologia, e su come plasmiamo il mondo che ci circonda e a nostra volta ne siamo plasmati.
La sede del Museo della Tecnologia
Il museo ha sede nel cuore di Berlino, in parte nell’ex stazione merci Anhalter Bahnhof, risalente al 1874. Questo luogo è ricco di storia: da qui sono passate tonnellate di merci e centinaia di migliaia di persone attraverso le epoche, e ora ospita una delle collezioni più rappresentative dell’evoluzione industriale non solo tedesca, ma mondiale. Come molti edifici, anche questo ha subito gravissimi danni durante la guerra, per poi rinascere. Nel 1983, in questo sito storico, è nato il Museo dei Trasporti e della Tecnologia, che aveva anche lo scopo di colmare la lacuna che i bombardamenti avevano lasciato nell’offerta museale berlinese. Da allora è cresciuto costantemente, aggiungendo nuovi edifici ed esposizioni, trasformandosi nel moderno Museo della Tecnologia che conosciamo oggi.
Attualmente, il museo si estende su 28.500 metri quadrati e attira oltre 700.000 visitatori l’anno con le sue proposte.
Una panoramica affascinante sulla storia della tecnologia (e un piccolo-grande trauma per il quale non siete preparati)
All’interno del museo ci sono reperti che illustrano l’evoluzione di diversi settori della tecnologia, quali, per esempio, la comunicazione e i trasporti. Dalla ricostruzione di un antico carretto e da un originale calesse a cavalli, si passa lentamente e poi a ritmo sempre più serrato a diversi altri tipi di veicoli: le prime automobili, con particolare attenzione alle vetture di produzione tedesca, vengono alternate a esempi di diversi tipi di motori, dei quali è possibile scoprire il funzionamento. Diverse postazioni interattive permettono di scoprire la storia, le caratteristiche e il funzionamento dei diversi macchinari esposti.
Una “chicca” riguarda l’accoglienza riservata ai visitatori più giovani, che possono lasciarsi guidare da un robot interattivo, che si sposta per il museo spiegando i dettagli della mostra e permettendo ai piccoli esploratori della scienza di scoprire in modo divertente i segreti dei diversi reperti esposti.
Dal trasporto via terra si passa a quello via aria, con i primissimi modelli di velivoli e la storia affascinante di come l’uomo abbia conquistato il sogno di volare.
Il “trauma” al quale facevamo riferimento riguarda i visitatori che abbiano oggi almeno 40 anni, i quali potranno vedere la propria adolescenza esposta all’interno di un museo. Superato il prototipo della radio di Marconi e dei primissimi grammofoni, infatti, i ragazzi degli anni ’90 (per non parlare di quelli degli anni ’80, ’70 e così via), si troveranno davanti oggetti familiari come collezioni di cassette a nastro, il walkman della Sony con il quale ci aggiravamo per le nostre rispettive città, sentendoci estremamente moderni, lo stereo grande, nero e quadrato che avevamo in casa e che ricordiamo benissimo di aver comprato nuovo di zecca e, naturalmente, i primi, giganteschi cellulari, i telefoni con la rotella. Il vero trauma non è tanto vedere tutte queste cose in un museo, quanto scoprire che i più piccoli le guardano nello stesso modo in cui guardano il telegrafo e il velocipede di cent’anni prima. Facciamocene una ragione.
Naturalmente, tutto questo vale anche per i primissimi computer, dei quali si può seguire l’evoluzione verso processori e strutture di elaborazione sempre più piccoli e schermi sempre più grandi.
I laboratori e il repair shop
Come abbiamo già detto, questo museo, che affascina visitatori di tutte le età, è particolarmente amato dai più piccoli. L’intera esposizione è particolarmente adatta a sviluppare la loro curiosità e a stimolare il loro interesse per la conoscenza. I laboratori e gli eventi temporanei che qui vengono organizzati sono, inoltre, particolarmente adatti a portare questa esperienza al livello successivo, sperimentando in prima persona il piacere di interagire e comprendere la tecnologia.
Dopo tutto, la missione esplicita del museo è proprio quella di approfondire il rapporto fra esseri umani e tecnologia e permettere alle nuove generazioni, poco a poco, di costruirne uno più sano ed equilibrato.
In questo senso, merita una menzione il repair shop, del quale abbiamo già parlato in una delle nostre rubriche. Qui è possibile, previo appuntamento, portare i propri piccoli elettrodomestici rotti, ma anche giocattoli o altri oggetti, per farli riparare gratuitamente. E non si tratta solo di consegnarli rotti e riprenderli sani: si lavora insieme ai volontari del museo, imparando a conoscere il modo in cui gli oggetti sono fatti e a ripararli per valorizzarli. E, anche quando le cose non vanno proprio come uno si aspetta, è più che garantita un’esperienza coinvolgente e interessante!