Dopo la fine della pandemia, qualcuno ha parlato di “fine di un’epoca d’oro” per i servizi di consegna a domicilio, specialmente quelli relativamente “nuovi”, ovvero non legati esclusivamente alla consegna di pasti pronti da consumare, preparati dai ristoranti, ma anche e soprattutto alla spesa a domicilio, con consegna di prodotti alimentari e non. In realtà, i corrieri che lavoravano e lavorano per queste aziende avevano già reso abbondantemente chiara la loro posizione non solo sul declino del settore, ma anche sul fatto che l’epoca non fosse “d’oro” neppure all’apice dell’espansione, poiché le premesse di tale successo, in alcuni casi, si basavano su promesse impossibili da mantenere. Un caso emblematico è quello del servizio turco Getir, che prometteva consegne entro dieci minuti. Ora, Getir si prepara a lasciare il mercato tedesco e anche quello europeo, portando con sé anche l’ex concorrente Gorillas, che era stato acquisito dalla stessa Getir nel 2022. Entrambi chiuderanno le attività in Germania entro metà maggio.
Molti dei 1.800 dipendenti tedeschi di Getir hanno già ricevuto il preavviso di licenziamento e i magazzini dell’azienda verranno gradualmente chiusi nelle prossime tre settimane. Getir aveva già abbandonato i mercati di Spagna, Portogallo e Italia.
Investimenti miliardari, utili modesti
Nonostante gli investimenti di centinaia di milioni di euro da parte di fondi come Tiger Global Management e Sequoia Capital nel 2021, il modello di business di Getir si è rivelato poco redditizio. E, in generale, diverse aziende di questo settore hanno conosciuto una parabola simile, con un’esplosione iniziale, seguita da una perdita di valore, come la start-up berlinese Gorillas, che all’epoca del suo lancio nel 2021 aveva un valore stimato di circa tre miliardi di euro ed è stata acquisita da Getir per una cifra stimata di 1,1 miliardi di euro solo un anno dopo. Qualcosa di simile sta avvenendo ora all’azienda turca, che è passata da un valore iniziale stimato di circa 11 miliardi di Euro alla valutazione più recente, che ne stima il valore intorno ai 2,3 miliardi.
Al momento, il mercato tedesco della consegna rapida di generi alimentari rimarrà dominato da un unico protagonista: Flink. La startup berlinese detiene al momento una quota di mercato stimata oltre l’80%.
La verità, per Getir e Gorillas, è semplice: nonostante gli ingenti investimenti iniziali, le aziende non hanno generato profitti e gli investitori non possono continuare a sostenerle all’infinito.
Perché il modello della “spesa a domicilio in 10 minuti” non funziona
A rendere fallimentare il modello di business di Getir potrebbe essere stata proprio la sua premessa iniziale: la velocità. Per mantenere lo standard stabilito, infatti, ci sono due strade. Da un lato la costruzione e gestione, estremamente costosa, di una rete capillare di magazzini e corrieri nelle città servite. Dall’altro, l’incentivo di condotte stradali spericolate da parte dei corrieri stessi. Negli ultimi tempi, fra l’altro, di questo tema si è sentito parlare molto, in seguito alle lamentele dei dipendenti che lamentavano pratiche aziendali incompatibili con la sicurezza e il benessere del personale, che condannavano i corrieri al limbo del “finto” lavoro autonomo, privandoli delle protezioni sindacali del lavoro dipendente e incentivando comportamenti pericolosi, orari di lavoro estenuanti e senza pause e perfino infrazioni del codice della strada. E nonostante questo, anche all’apice del successo di questo settore, i margini di profitto erano piuttosto risicati e il servizio poco sostenibile. L’intero settore delle consegne a domicilio è diventato un paradosso tale da divenire oggetto di un approfondimento anche da parte della trasmissione di satira politico-sociale americano “Last Week Tonight”.
A esporre l’insostenibilità della situazione hanno contribuito le proteste sindacali dei corrieri, che hanno parlato in più occasioni di “Far West” delle consegne e della spesa a domicilio e organizzato numerose proteste, negli ultimi anni (l’ultima ad Amsterdam, di fronte alla sede di Just Eat, che è la casa madre di Lieferando, leader indiscusso nelle consegne di prodotti della ristorazione in Germania).
In risposta a questa situazione, il Parlamento europeo ha recentemente adottato una direttiva sulle piattaforme di delivery che mira a migliorare le condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori delle piattaforme Lieferando, Uber Eats e Wolt, che dovranno privilegiare le assunzioni a tempo indeterminato. La direttiva include misure per prevenire il “falso lavoro autonomo”, implementando anche una maggiore protezione per i consumatori, garantendo trasparenza nella gestione degli algoritmi.
Evidentemente, i maggiori carichi che derivano dalla necessità di assumere i dipendenti, invece di affidarsi a un esercito di finti freelancer (che sono di fatto obbligati a comportarsi come dipendenti, ma spinti ad assumersi rischi di natura quasi “imprenditoriale”, oltre che materiale), non possono che erodere ulteriormente un modello di business degli utili già ridotti, che si basano in non piccola percentuale sulla minimizzazione dei costi vivi per l’erogazione del servizio, dai materiali alla forza lavoro.
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Non è chiaro in che modo questo sviluppo influenzerà il panorama tedesco ed europeo. Non ci sono segnali di cedimento, nel settore delle consegne per la ristorazione, da parte di Just Eat/Lieferando e neppure, nel settore della spesa a domicilio, da parte di Flink. Questo vuol dire che ci si può aspettare un mercato gestito da singoli grandi operatori, per l’impossibilità di garantire un profitto ai nuovi, eventuali attori sul mercato? Può darsi. Quello che si sa, al momento, è che Flink non sembra ha manifestato l’intenzione di acquisire i propri concorrenti, i quali si limiteranno a sparire dal mercato europeo e, con ogni probabilità, a cessare del tutto le attività.
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