Gassi culturale fra i libri alla Staatsbibliothek di Scharoun
di Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli
Solo tre anni dopo l’erezione del “Muro di Berlino“, nel 1964, il Maestro architetto di Brema Hans Scharoun (1893-1972) vinse il concorso per la creazione della Staatsbibliothek, la Biblioteca di Stato di Berlino Ovest, su un grande lotto di terreno triangolare praticamente abbandonato, che si trovava appunto a ridosso della desolata “terra di nessuno”, nei pressi della distrutta ed allora immobile, fisicamente ed idealmente, area di Potsdamer Platz. In quegli anni l’area del futuro Kulturforum era quasi completamente deserta, e la separazione tra le due città (Berlino Est e Berlino Ovest) sembrava una realtà immutabile, dal futuro incerto, percepito come negativo e senza alcuna speranza di riunificazione. E del resto la recente visita del Presidente degli Stati Uniti Kennedy dell’anno prima aveva, pur donando speranza, evidenziato l’impossibilità di dialogo tra le parti!
Scharoun fra Est e Ovest
Ma ecco che il genio dell’architetto utilizzò questa circostanza, in termini creativi ed espressivi, “voltando le spalle” del suo edificio alla metà orientale, non distante e ben visibile da qui, concependolo in fondo come un confine fisico/simbolico tra il Kulturforum e il Muro. Una nuova barriera nasceva qui, ma era fatta di cultura! Del resto, la storica Biblioteca di Stato prussiana, che conserva testi rarissimi, e partiture musicali originali di Bach, Mozart e la 9a Sinfonia di Beethoven, era ovviamente rimasta nella DDR e, pertanto, l’Ovest doveva realizzarne una nuova per i propri cittadini.
Poi, nel 1966, venne anche deciso di integrare nel complesso del progetto l’Ibero-Amerikanisches Institut. Dopo la morte di Scharoun, la costruzione fu proseguita e ampliata, con alcune modifiche, dal suo fedele collaboratore Edgar Wisniewski (1930-2007), che curò anche il completamento della fantastica Philharmonie.
Un edificio dal carattere inconfondibile
Ovviamente, l’edificio scultoreo fece scalpore per il suo linguaggio drammatico, critico ed in contrapposizione verso le rassicuranti forme geometriche dell’architettura classica. Si può affermare che il tutto sia concepito come una metafora della condizione urbana della Berlino della guerra fredda, come un simbolo della città divisa e lacerata, in cerca di identità.
La composizione della parte anteriore è formata da un insieme intricato di volumi trapezoidali e poligonali, la cui strutturazione orizzontale è caratterizzata da superfici sapientemente spezzate. Dal basso verso l’alto si sussegue una sequenza di corpi arretrati e rivestiti in granito delle sale di lettura e delle conferenze, dei foyer, degli uffici amministrativi a nord, e i corpi edilizi dell’Ibero-Amerikanisches Institut verso il Landwehrkanal. La copertura di questo settore non è piatta, ma mossa da piramidi di vetro e shed di tipo industriale.
Da una visione urbana a distanza è visibile la sagoma dell’enorme volume del “Magazin“, alto ben 42 metri, dalla forma vagamente tronco-piramidale. Mentre sulla Potsdamer Straße emergono i volumi irregolari del basamento. Tutto il retro dell’edificio cade invece a strapiombo, ma oggi è coperto alla vista dal complesso di cinema e sala gioco di Renzo Piano!
Le superfici esterne della volumetria sono rivestite da pannelli in alluminio anodizzato sagomati, il cui il colore dorato, elegantissimo al tramonto e suggestivo di notte, come la vicina Philharmonie, allude simbolicamente alla preziosità del valore culturale rappresentato dai libri contenuti al suo interno.
I berlinesi prussiani, si sa, son sempre stati spiritosi e provocatori e per la nuova biblioteca, dato che con i suoi quasi 230 metri di lunghezza la costruzione ricorda la sagoma di una nave definirono il complesso come una “Bücherschiff” (nave dei libri). Bello pensare che questa nave serva per navigare nel mare della cultura! Un’altra curiosità nasce dal fatto tipico della produzione di Scharoun, che anche in questo caso ha reso la facciata talmente dematerializzata ed inconsueta che spesso i visitatori non trovavano l’ingresso della biblioteca! E quindi conseguentemente nel 2001 venne aggiunta sulla tettoia la scritta “Staatsbibliothek zu Berlin”, resa ulteriormente necessaria dopo la costruzione dei nuovi edifici attorno alla Potsdamer Platz.
L’eccezionale organizzazione spaziale e funzionale interna è diventata riferimento obbligato ancora oggi nella progettazione delle biblioteche di respiro. Dal foyer partono le scale che portano alla grande sala di lettura su pianta pentagonale, simile a quella della Berliner Philharmonie, e come questa dall’acustica perfetta. L’ambiente è uno spazio aperto, suddiviso irregolarmente e disposto su più livelli. Il piano rialzato scende dolcemente verso il livello del Kulturforum.
La parete vetrata continua apre la sala verso la struttura terrazzata esterna, in modo tale che il visitatore ha quasi la sensazione di trovarsi all’aperto. Il soffitto è dotato di oltre duecento ampie aperture schermate, dal diametro di oltre due metri, come grandi diffusori circolari, che sembrano sospesi nel soffitto come nuvole luminose. L’interno si caratterizza, nel solco della sensibilità di Scharoun, per fluidità e complessità spaziale. La sua forma unitaria è stata costruita per creare un ambiente accogliente e silenzioso in cui lavorare e istruirsi inondati dalla rassicurante luce naturale.
Le diverse altezze e i livelli sfalsati permettono di vivere continuamente nuove impressioni spaziali, in quanto lo spazio è strutturato in diverse zone che si aprono e si fondono tra loro senza pareti divisorie. Davvero come leggere in un bel bosco. Terrazzamenti scaglionati e matronei collegati tra loro da scale, rampe arrotondate, muretti alti un metro e gradini di varie dimensioni e andamenti formano appunto un “Lese-Landschaft” (il “paesaggio” della sala di lettura). Un sogno frequentare questi luoghi! Nel film “Il cielo sopra Berlino – Der Himmel über Berlin” del 1987 diretto da Wim Wenders, questa Biblioteca di Stato era il luogo deputato all’elevazione degli uomini tramite la cultura e dove gli angeli scrutavano i lettori infondendo loro coraggio nei momenti di sconforto. Geniale.
La Staatsbibliothek di Scharoun dopo la caduta del Muro
Solo dopo la caduta del Muro e alla riunificazione, la “Staatsbibiothek” si è trovata di nuovo nel cuore della città, come tutto il Kulturforum, e vicina al nascente cuore pulsante europeo di Potsdamer Platz, ed oggi con la sua distintiva e bellissima sagoma di vera opera d’arte, essa, tra le tante sue caratteristiche, ha il primato di essere la più grande biblioteca scientifica della Germania! Quindi davvero è bello, emozionante e…molto culturale fare il Gassi qui! Tchüss!
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
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