Democrazia in crisi? Secondo uno studio, cresce l’insicurezza
L’ultima edizione del Democracy Perception Index presenta un quadro preoccupante. Per chi non lo conoscesse, questo studio annuale, condotto ormai da sei anni dall’istituto di sondaggi Latana in collaborazione con la Fondazione Alliance of Democracies, misura la percezione della democrazia, chiedendo l’opinione di campioni di cittadini residenti in 53 Paesi. Le domande, in questa edizione, includevano le opinioni degli intervistati sulla democrazia in generale, le priorità dei rispettivi governi, le opinioni sulle relazioni internazionali, le piattaforme tecnologiche e il sostegno all’Ucraina e a Taiwan.
I risultati di questo sesto sondaggio preoccupano, poiché sembrano rivelare il delinearsi di uno scontro fra la visione autoritaria dello Stato e quella democratica, con i poteri autocratici che lanciano una sfida sempre più marcata agli ordinamenti basati sulla rappresentanza democratica. E, se non li scalzano in popolarità, certamente riescono a creare delle piccole fratture nella solidità e nella fiducia del rapporto con la cittadinanza.
La democrazia è percepita come importante, ma sempre meno efficace
Nel complesso, la maggioranza degli intervistati, ovvero l’85%, considerano la democrazia fondamentale, ma vi è una notevole discrepanza tra questo valore e la percezione della democrazia nella pratica. Infatti, solo il 58% degli intervistati ritiene che il proprio paese sia effettivamente democratico, il che sottolinea una significativa insoddisfazione nei confronti delle istituzioni e dei processi democratici attuali.
La situazione in Germania è particolarmente emblematica di questa tendenza. La soddisfazione per lo stato della democrazia è scesa al 57% e più della metà dei cittadini tedeschi, il 54% per l’esattezza, percepisce che il governo agisca nell’interesse di piccoli gruppi elitari piuttosto che per il bene comune. Il dato più preoccupante riguarda la crescita di quest’ultimo parametro: rispetto al 2023, la percentuale di coloro che ritengono che il governo tedesco agisca al servizio di poteri elitari e settari e non nell’interesse della democrazia è cresciuta di ben 11 punti.
Priorità: la paura dell’immigrazione supera quella del cambiamento climatico
Quando si tratta di stabilire le priorità politiche, la maggioranza degli europei intervistati ha indicato la riduzione dell’immigrazione come un obiettivo più urgente rispetto alla lotta contro il cambiamento climatico – che pure è riconosciuto come una delle più importanti sfide globali dalla maggioranza degli intervistati. La percezione dell’immigrazione come problema urgente da mettere sotto controllo è in continua crescita dal 2022, ma solo quest’anno ha superato il cambiamento climatico fra le preoccupazioni degli intervistati.
Anche in questo caso, il fenomeno è più netto in Germania che altrove. Anzi, le preoccupazioni per il clima hanno perso terreno fra gli intervistati, negli ultimi anni. Oggi, solo il 23% ritiene che si tratti di una priorità assoluta. Restano invece stabili al 19% le preoccupazioni relative a difesa e sicurezza.
Guerra e aiuti: pareri divisi su Ucraina, NATO e UE
Un altro tema caldo, per gli intervistati di tutto il mondo, è quello dei grandi conflitti internazionali. In Germania, ben il 66% della popolazione li considera fra i temi prioritari che un governo dovrebbe affrontare. In ben 39 dei 53 Paesi in cui è stato condotto il sondaggio, questo tema ha conquistato il primo posto. L’anno precedente, soltanto in 25 Paesi la paura della guerra aveva scalzato tutte le altre preoccupazioni.
Il fatto che la preoccupazione sia diffusa, tuttavia, non deve far pensare che ci sia unità di punti di vista. Per esempio, circa un terzo degli intervistati in tutto il mondo (34%) ritiene che gli Stati Uniti, l’UE e la NATO abbiano fatto troppo poco per sostenere l’Ucraina, il 46% ritiene che gli aiuti siano stati commisurati alla situazione e il 19% che siano stati eccessivi.
In Germania, le percentuali cambiano: la maggioranza (40%) ritiene che gli Stati Uniti, l’UE e la NATO abbiano fatto troppo per l’Ucraina: è il dato più alto a livello mondiale ed è cresciuto di 10 punti rispetto all’anno scorso. La percentuale Europea è del 21%.