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Battaglie politiche in tribunale: vale la pena?

Björn Höcke, che rappresenta forse l’anima più a destra di AfD, è stato condannato per aver utilizzato uno slogan delle SA, più volte e intenzionalmente, secondo la sentenza. Questo vuol dire che un politico tedesco, per di più professore di storia, ha scelto, consapevole di tutti i risvolti del contesto e della narrativa che lo circonda, di arringare la folla, in diversi comizi, utilizzando proprio le stesse parole che costituivano il motto della Sturmabteilung, il reparto paramilitare costituito da Hitler in persona. Dal momento che, in Germania, inneggiare o rifarsi al nazionalsocialismo in qualsiasi forma è un reato estremamente grave e preso molto sul serio, un tribunale lo ha condannato. Chiunque abbia a cuore la democrazia dovrebbe essere contento di questo. Ma allora perché la sensazione generale è che non sia cambiato niente? Perché nessuno ha la sensazione di aver segnato un punto contro AfD, contro Björn Höcke, contro le rivalutazioni e gli sdoganamenti del nazifascismo che spuntano da ogni parte come i lombrichi dopo la pioggia?

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Tribunale sì o no: due approcci allo stesso problema

Questa condanna ha riaperto un dibattito estenuante, che si ripete quasi identico a se stesso da anni, in Germania come in Italia. Le posizioni del dibattito sono essenzialmente due. Da un lato chi ci ricorda che le nostre costituzioni sono nate dalla resistenza al nazi-fascismo e che, giustamente, contengono elementi atti a rendere punibile chi tenti di riportare in auge le ideologie che hanno portato al capitolo più buio della storia europea moderna. Questa prima fazione fa proprio il paradosso di Popper sul tollerare o meno gli intolleranti e conviene che sì, è giusto portare in tribunale e punire chi manifesta apertamente idee naziste o fasciste e dimostra di rifarsi a quei regimi e alle loro ideologie ed è giusto che queste punizioni siano comminate dal potere giudiziario, come deterrente, esempio e incarnazione di ciò in cui crediamo.

C’è poi l’altra fazione, rappresentata da numerosi editorialisti (uno per tutti, scelto prevalentemente perché fra i più recenti, Nathan Giwerzew sulla Berliner Zeitung), che sostiene che non sia questo il modo giusto di combattere i fascisti. In questa sede tralasceremo di inserire nel dibattito coloro che ritengono che i nazifascisti non vadano combattuti né in tribunale né altrove perché, tutto sommato, oggi come oggi, qualche buona idea l’hanno anche loro. Nel commento di Giwerzew si obietta che Höcke se l’è cavata con una multa, che non è gran cosa, e questo è senza dubbio vero.

Fare il “loro gioco”

Allo stesso tempo, l’editorialista del quotidiano berlinese critica il processo, poiché ritiene che esso sia stato per Höcke un palcoscenico, nel quale il leader di AfD della Turingia ha potuto dipingersi come una vittima del sistema oppressivo, mettere in scena uno show per il proprio elettorato, passando da martire e arrivando perfino a paragonarsi al protagonista del processo di Kafka. C’è da augurarsi con veemenza che non esista un aldilà, nel quale Kafka, ebreo le cui tre sorelle morirono tutte nei campi di concentramento nazisti, possa aver visto la sua opera usata come scudo di un politicante che difende, nel 2024, l’utilizzo di uno slogan delle SA.

AnonymousUnknown author (see File:Kafka.jpg), Public domain, via Wikimedia Commons

Fin qui, le argomentazioni di Giwerzew non sono prive di pregio, ma si infrangono nel momento in cui il giornalista ricorda che Elon Musk, esplicito simpatizzante di AfD, ha chiesto su X a Höcke perché la frase “Alles für Deutshcland” sia illegale, per sentirsi rispondere che “in Germania qualsiasi patriota è etichettato come nazista”. Secondo Giwerzew, Musk applica ai processi della politica tedesca una cognizione americana della libertà di parola, che viene difesa, sostiene, a tutti i costi, fino a quando non se ne dimostra il legame con veri atti di violenza. Dimentica, l’editorialista della Berliner Zeitung, che, negli USA dei nostri giorni, si mettono al bando nelle biblioteche i libri che non riflettono la visione del mondo della chiesa cristiana-evangelica e che i bibliotecari che si rifiutano di obbedire spesso finiscono per dimettersi, dopo che gruppi di onesti cittadini preoccupati hanno esercitato la loro “libertà di parola” andando a trovarli a casa con una Bibbia in una mano e un fucile nell’altra.

Quello che manca alla difesa della democrazia

E dunque, come si risponde ai nazifascisti, agli estremisti, a chi ritiene che la democrazia sia un ingombro del quale disfarsi al più presto? Vogliamo che la Germania diventi, come gli USA, un luogo nel quale si può tranquillamente circolare con una bandiera con la svastica e sventolarla davanti al naso delle minoranze indesiderate? O vogliamo che diventi, come l’Italia, un luogo nel quale il saluto romano si può fare liberamente, in massa, in pieno giorno, alla luce del sole e con il beneplacito o, almeno, l’indifferenza delle istituzioni? E, d’altra parte, il fatto che la Germania, al momento, non sia nessuna di queste due cose, si sta rivelando effettivamente efficace nel limitare il risorgere di movimenti che vagheggiano la repressione del dissenso, la cancellazione del diverso, l’omologazione sociale e l’etnostato? La questione si fa spinosa, se la risposta a tutte e tre le domande è “no”.

Una soluzione possibile, ammesso che la si voglia prendere in considerazione, potrebbe essere quella che combina la forza di uno Stato di Diritto, capace di far rispettare anche tramite il potere giudiziario i dettami della propria costituzione antifascista, con la capacità di lavorare sullo sviluppo della coscienza civile, rifuggendo l’abitudine di predicare ai convertiti e imparando a capire come funzionano i meccanismi dell’informazione e della propaganda multicanale e virale, che oggi è territorio pressoché esclusivo dell’estremismo di destra più becero e pericoloso.

Questo perché non si può sconfiggere un personaggio come Höcke solo in tribunale, se gli è ancora permesso arrivare alle urne, se non si lavora anche sul suo elettorato. Questo vuol dire che non lo si debba portare in tribunale? No, ma non basta fare solo questo. Sono anni che le forze estremiste fanno appello allo stomaco e alle paure di fasce diverse della popolazione e anni che le forze democratiche reagiscono con fastidio, tacciando i sostenitori di personaggi come Höcke di essere troppo stupidi, ignoranti, complottari e creduloni per poter essere inclusi in qualsiasi dibattito degno di questo nome. La miopia di questa strategia si rivelerà nel momento in cui la massa degli esclusi, pronta a farsi lusingare dai pifferai della propaganda antidemocratica, arriverà a prevalere proprio nel processo elettorale democratico. E allora il dibattito sarà finito.

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