Tränenpalast: il Palazzo delle Lacrime di Berlino, dove le famiglie si dicevano addio
Oggi, il nome di Friedrichstraße è sinonimo di eleganza e perfino di lusso, è quella parte del centro di Berlino dove si trovano negozi di marche importanti, uffici di grande aziende e il tipo di spazi di coworking che mescolano l’estetica di un hotel a cinque stelle con i mattoni a vista, per indicare che, nonostante i prezzi, non si prendono troppo sul serio. A passarci oggi, sembra incredibile che un tempo questa via fosse un luogo di dolore, il simbolo di una spaccatura che attraversò la Germania e in particolare Berlino come un lampo, dividendo famiglie, amicizie, amori e distruggendo vite. Il simbolo di quella divisione, che oggi è diventato, a modo suo, un memoriale, era il cosiddetto Tränenpalast, il Palazzo delle Lacrime.
Il Tränenpalast
Questo edificio, testimone silenzioso della divisione della Germania, ha visto passare migliaia di berlinesi in quella che originariamente fungeva da sala di controllo passaporti alla stazione di Friedrichstraße, che si trovava proprio sulla frontiera fra la DDR e la Repubblica Federale di Germania. Fu costruito, su progetto di Horst Lüderitz, più o meno in contemporanea con il Muro, fra il 1961 e il 1962. Da qui passavano coloro che potevano lasciare Berlino Est per Berlino Ovest, dopo la costruzione del Muro di Berlino nel 1962. Il nome evocativo “Palazzo delle Lacrime” nasce dal dolore e dalla disperazione di molti berlinesi che, in questo luogo, hanno dovuto dire addio ai loro cari, spesso in lacrime, non sapendo se si sarebbero mai più rivisti. Per molti, riuscire ad avere il permesso per andare all’ovest voleva dire non tornare mai più indietro, ma era pur sempre meglio che rischiare la vita cercando di scappare illegalmente dall’est.
La mostra permanente
All’interno del Palazzo delle Lacrime, la mostra permanente “Sito della divisione della Germania” documenta oggi con cura i destini di coloro che hanno attraversato le sue porte. Attraverso interviste a testimoni contemporanei, biografie dettagliate e 570 oggetti originali, i visitatori possono immergersi nella storia di questo luogo emblematico e comprendere meglio il contesto storico e umano della divisione della Germania, che oggi ci sembra così lontana, ma che si è conclusa da neppure 40 anni ed è ancora viva nella memoria di tanti che l’hanno sperimentata in prima persona.
L’edificio era progettato per impressionare e al tempo stesso nascondere allo sguardo dei passanti la sua funzione di sala di controllo dei passaporti, sottoposta al controllo inflessibile e attendo delle truppe di frontiera. Le autorità della DDR, in questo come in altri contesti, non avevano interesse a sottolineare il fatto che i berlinesi dell’est fossero a tutti gli effetti in trappola e preferivano che a emergere fosse la soddisfazione di coloro che non desideravano allontanarsi, piuttosto che la disperazione di coloro che avrebbero voluto scappare e non potevano farlo. D’altra parte, bastava il Muro, con le guardie di frontiera armate, a rendere chiaro che l’accesso all’enclave dell’ovest nel cuore dell’est non era permesso. Per questo, anche oggi, il Tränenpalast sembra forse più quello che è (un museo) che quello che è stato (una stazione di frontiera, un check in inflessibile nel quale le famiglie si dicevano addio).
La collezione che ospita – e che è visitabile gratuitamente – è impressionante ed è frutto del lavoro instancabile della Fondazione Haus der Geschichte (Casa della Storia). Questa organizzazione, a partire dal 1986, ha iniziato a costituire collezioni di storia contemporanea, che oggi comprendono oltre 1 milione di oggetti, distribuiti in diversi musei e istituzioni. Tra questi, nel 2005, la Fondazione ha acquisito la collezione di design industriale dell’Ufficio per il design industriale della DDR, composta da circa 160.000 oggetti di uso quotidiano e manufatti di design della DDR e della Zona di Occupazione Sovietica (SBZ). Lo scopo di questo lavoro incredibile di compilazione e catalogazione, che dura ancora oggi, è permettere la conservazione della memoria collettiva attraverso gli oggetti.
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Si tratta di ricostruire, a tutti gli effetti, una storia della quotidianità. Ogni epoca storica, infatti, resta impressa nella memoria di chi la vive non solo per i grandi avvenimenti, ma anche e soprattutto per le piccole cose, per gli oggetti di uso quotidiano che popolano le nostre giornate, per le marche di beni di consumo che rispondono alle necessità materiali della nostra esistenza e che si installano nei ricordi definendo l’atmosfera, l’estetica e il gusto di intere epoche. Le collezioni della Haus der Geschichte dedicate alla DDR servono a questo: a ricordarci che, al di là delle date e dei grandi rivolgimenti storici, in quella bolla storico-geografica vivevano milioni di persone, che ogni giorno agivano, mangiavano, lavoravano, pensavano, vestivano, trascorrevano il tempo in mille attività e che, così facendo, hanno lasciato dietro di sé gli oggetti che le hanno accompagnate.
Il Palazzo delle Lacrime, oggi, non è solo un luogo della memoria, ma anche un centro di apprendimento attivo. Il museo offre per esempio laboratori educativi per i giovani tra i 14 e i 17 anni e per i gruppi di bambini, con l’obiettivo di far conoscere la vita nella DDR e la storia della divisione e riunificazione della Germania. Anche le visite guidate sono gratuite, su prenotazione e per almeno dieci persone.
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