Gassi alla Haus am Checkpoint Charlie, dove Berlino si collegava al resto del mondo
di Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli
Si va, con allegria, alla Haus am Checkpoint Charlie che si presenta da subito come un grande edificio residenziale sito nel quartiere di Kreuzberg, sulla Friedrichstraße, all’angolo con la Rudi-Dutschke-Straße, appunto vicino al famoso Checkpoint Charlie.
L’edificio fu costruito dal 1985 al 1986 su progetto del grande architetto statunitense Peter Eisenman (1932), autore in Berlino del famosissimo monumento “memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa” e di altre poetiche opere anche in Italia (a Verona e a Milano), insieme all’urbanista statunitense Jaquelin Robertson (1933-2020), nell’ambito dell’esposizione internazionale di architettura “IBA84”, che particolarmente si è concentrata in questa area, definita “Block 5”.
La storia di Haus am Checkpoint Charlie
Si tratta infatti di una zona appartenente al centro storico della città (Südliche Friedrichstadt), ma che a causa delle estese distruzioni belliche e della successiva erezione del Muro di Berlino, già a partire dal 1962, era stata ricostruita solo in minima parte, presentandosi ancora nei primi anni ottanta in un esteso stato di degrado e con molti vuoti urbani, in uno scenario di desolazione ed ai margini di uno sviluppo avvolto ancora da fondati dubbi circa le sorti del futuro di questa parte di città. All’epoca della costruzione, l’edificio sorgeva appunto nelle immediate vicinanze del Checkpoint Charlie, che come sappiamo era in quei tempi uno dei punti di passaggio, controllato e presidiato, per gli stranieri (preferenziale per gli addetti diplomatici e militari delle potenze occupanti) fra i settori occidentali e il settore orientale.
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L’edificio ampio ed alto, che occupa un angolo ben visibile, conta complessivamente sette piani più il livello strada ed è ben allineato lungo il filo stradale. Alcune rientranze e sporgenze dei volumi edilizi simboleggiano l’interazione complessa fra le diverse vicende urbanistiche della zona, e architettonicamente evidenziano con imponenza l’angolo fra le due strade. Il disegno delle facciate è geometricamente organizzato e si caratterizza per la ripetizione seriale di elementi verticali e orizzontali che vengono sapientemente e variamente declinati. Vi è anche un piacevole contrasto cromatico fra le parti di facciata che seguono il filo stradale, sui toni del verde chiaro e grigio, e le parti rientranti o sporgenti, evidenziate da tinte bianche o rosse molto intense.
Stile e funzionalità
Davvero una sinfonia compositiva ampia con accenni contrappuntistici a vivacizzare il linguaggio espressivo. Esso ospita ben 37 appartamenti costruiti in regime di edilizia sociale e accessibili attraverso ballatoi che si affacciano sul movimentato cortile interno. Gli spazi di soggiorno e vita quotidiana delle abitazioni si affacciano verso sud, per ben sfruttare gli effetti benefici del sole, lungo la strada, e sono protetti dall’inevitabile rumore del traffico urbano da verande. Sostanzialmente questo edificio, ha fortemente cercato di aggiungere un evidente valore architettonico e funzionale all’incrocio urbano ed attuare uno degli obiettivi più importanti di “IBA Berlin” che era quello di reclamare il centro città come spazio residenziale. A livello urbanistico si nota che la storica forma della città, con il suo tipico sviluppo del perimetro del blocco edilizio, base della dialettica dell’iniziativa urbanistica, è stato sviluppato qui in modo creativo e poetico e questo progetto, davvero risulta fiducioso e positivo verso un buon futuro, che allora però era ancora incerto.
Tutto lo scultoreo volume dell’edificio è stato derivato sovrapponendo ed intersecando abilmente due griglie di orientamento geografico. Quasi come una mappa millimetrata, una prima griglia si riferisce alla struttura rettangolare e regolare dei blocchi della città storica di Friedrichstraße, mentre una seconda generatrice rappresenta la griglia geodetica, di ideazione rinascimentale da parte del matematico fiammingo Gerard Mercator (1512-1594). Questa composizione, sapiente e geniale al contempo, innesca una connessione simbolica tra il passato ed il presente e ancor più, riferendosi alla allora delicata situazione storica geopolitica che qui si evidenziava e palesava proprio con il vicino Muro, tra Berlino (allora Berlino Ovest) e il resto del mondo!
Quindi, in termini di storia dell’architettura moderna della capitale, questo edificio ben rappresenta un’importante contributo allo sviluppo del decostruttivismo degli anni ’80 e ’90 ed è diventato, da allora e per sempre, uno dei fiori all’occhiello nell’affascinante e stimolante scenario urbano berlinese, e soprattutto che sa da Berlino propagarsi poeticamente nel mondo intero. Fantastisch!
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
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