Fichtebunker: il “bunker dei Senza Speranza” di Berlino
A vederlo non sembra un bunker, eppure lo è. O, per meglio dire, lo è stato, anche se il Fichtebunker, anche noto come “Bunker der Hoffnungslosen” (ovvero “Bunker dei senza speranza”) è stato costruito come Gasometro. Lo suggerisce la forma circolare, che si staglia inconfondibile in Fichtestraße, nel popolare quartiere berlinese di Kreuzberg. Questa struttura, che un tempo aveva il compito di contenere il gas per illuminare la città, ha assunto durante la Seconda Guerra Mondiale un ruolo cruciale di rifugio, proteggendo la popolazione dalle devastazioni del conflitto, per poi evolversi negli anni, passando da centro di detenzione a luogo di residenza che esprime il meglio dell’architettura contemporanea.
Dal gasometro alla “Circle House”
L’edificio, oggi, è arricchito da una costruzione con pareti vetrate che permettono di godere di una vista panoramica su Berlino e da un giardino pensile, un’oasi verde in mezzo alla città: quella è la parte residenziale, la cosiddetta “Circle House” dell’architetto Paul Ingenbleek. Questa struttura, una disposizione circolare di dieci case a schiera, può essere interpretata come un simbolo di rinascita e innovazione, in netto contrasto con il passato bellico dell’edificio, o semplicemente come un esempio perfetto della capacità di Berlino di trasformare qualsiasi cosa in qualsiasi altra cosa: le camere di sicurezza diventano discoteche, i gasometri bunker, i bunker, a loro volta, lussuosi e carissimi appartamenti di alto design.
La storia del Fichtebunker, tuttavia, affonda le sue radici molto prima della Seconda Guerra Mondiale, quando Berlino, come tutto il resto d’Europa, scopriva i pro e i contro della rivoluzione industriale. Per una curiosa circolarità della storia, anche allora, come oggi, si parlava dell’importanza della fornitura e distribuzione del gas come fonte di energia. La fornitura di gas, infatti, ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della città come metropoli moderna. L’illuminazione stradale a gas, in particolare, ha cambiato il volto di Berlino come di tantissime altre città, in quel periodo. Le strade non erano più buie di notte, ci si poteva camminare anche se non si portava con sé una lampada a olio. Questo fatto, improvvisamente, rendeva popolare il concetto di “vita notturna”, ma anche di “turno di notte” nelle fabbriche. Al tempo stesso, contribuiva a ridurre la criminalità notturna e la prostituzione – attività che tradizionalmente si svolgono “nell’ombra” – cambiando radicalmente la vita in città e contribuendo a creare un ambiente urbano più sicuro e vivace.
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Omaggio a Schinkel
L’edificio di Fichtestraße, costruito nel 1883/1884 su progetto dell’architetto Eugen Reissner, è l’ultimo gasometro in pietra rimasto in tutta Berlino. In origine, la struttura del serbatoio del gas era composta da quattro serbatoi molto simili. Reissner non voleva solo creare infrastrutture efficienti, ma anche regalare alla città edifici di alto valore estetico. Il suo moderlo, neanche a dirlo, era il padre dell’architettura tedesca del XIX secolo: Karl Friedrich Schinkel (del suo ruolo determinante nel dare un “volto” alla città di Berlino abbiamo parlato qui). Il del gasometro di Reissner era infatti basato proprio su un’idea di Schinkel, con le finestre ad arco che si inseriscono armonicamente nella facciata della colossale torre cilindrica di mattoni. Anche la scelta dei colori dei materiali, che alterna file di mattoni chiari e di color rosso scuro, ha una finalità puramente estetica. Originariamente, la struttura era sormontata dalla cosiddetta cupola Schwedler, opera dell’architetto Johann Wilhelm Schwedler.
Si trattava di una cupola di ferro a volta piatta, con copertura in legno e carta catramata. Questa struttura era leggera, stabile ed efficiente e poteva coprire agevolmente un edificio dal diametro così imponente (56 metri), arrivando a permettere di quadruplicare il volume di stoccaggio, portandolo a ben 30.200 metri cubi di gas. Le impalcature della cupola sono ancora oggi visibili sul Fichtebunker e la struttura fu copiata almeno in parte in diverse altre città tedesche.
Il Fichtebunker e il “Bunker dei Senza Speranza”
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio è stato trasformato in un bunker per madri e figli, con pareti in cemento armato spesse quasi 2 metri, un rifugio sicuro in mezzo al caos della guerra. L’interno fu diviso in 750 stanze, dove le donne e i bambini potevano trovare rifugio durante le incursioni aeree. Il bunker poteva contenere fino a 7000 persone ed era considerato uno dei più sicuri della città.
Dopo la fine del conflitto, l’edificio ha avuto vari usi, riflettendo le diverse fasi storiche e sociali della città. In un primo momento fu adibito a centro di accoglienza per i rifugiati, gli sfollati e i soldati che facevano ritorno dai fronti europei. Nel 1946, qualcuno si rese conto che una struttura praticamente indistruttibile, con 750 stanza senza finestre, sarebbe stata perfetta come centro di detenzione e, infatti, il bunker fu destinato proprio a questo uso – nello specifico, divenne un centro di detenzione giovanile. Negli anni Cinquanta, il Fichtebunker tornò ad assumere la sua antica funzione di rifugio, accogliendo una vasta popolazione di senzatetto, e vi furono ospitati, inoltre, anche i “rifugiati della Repubblica” che arrivavano a ovest dalla DDR.
Dopo la costruzione del Muro, i rifugiati provenienti dall’Est diminuirono e la struttura chiuse. Per molto tempo, il Land di Berlino utilizzò l’edificio per la cosiddetta riserva del Senato, per prepararsi a un secondo blocco di Berlino Ovest, conservando scorte di generi alimentari di base, medicinali e materie prime.
Dal 2006, il Fichtebunker è diventato proprietà privata, segnando l’inizio di una nuova fase della sua storia. Oggi, è possibile visitarlo con appositi tour guidati.
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