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Daniela Klette aveva un passaporto italiano falso. L’investigatore “prima era facile ottenerli”

Sembra che il “piano B” di Daniela Klette, ex terrorista della Fazione dell’Armata Rossa (RAF) recentemente arrestata a Berlino, riguardasse l’Italia. Nel suo appartamento, infatti, sono stati trovati ben due documenti di identità falsi, fra cui un passaporto italiano. Ciò che non è chiaro è se si trattasse di documenti che la donna intendeva utilizzare per una futura fuga o se li avesse utilizzati in passato per soggiornare in Italia o altrove.

Quando gli investigatori della Landeskriminalamt (LKA) della Bassa Sassonia sono entrati nel suo appartamento a Kreuzberg, hanno scoperto anche un vero e proprio arsenale e abbastanza oro e contanti da assicurare la sopravvivenza a Klette. Nell’abitazione sono state trovate armi da guerra, denaro contante e lingotti d’oro per decine di migliaia di Euro, che la donna aveva evidentemente accumulato negli anni della latitanza. Dopo il suo arresto, la caccia a due suoi ex compagni di lotta, Burkhard Garweg ed Ernst-Volker Staub, continua. Anche loro ex terroristi della RAF, risultano ancora ricercati e di loro si sono perse le tracce da tempo. Si ritiene che Klette possa aver fatto in tempo ad avvertire Garweg prima di essere portata fuori dall’appartamento. Ad avvalorare questa ipotesi contribuisce il fatto che il telefono di Garweg non sia più stato acceso dopo l’arresto della donna.

Procurarsi un passaporto italiano falso? “Prima era molto facile”

Quando è stata arrestata, Klette aveva in casa, come accennato, un passaporto italiano falso, intestato a “Claudia Vernone“, e un altro documento di identità con il nome di “Claudia Bernadi”, classe 1963. Non è ancora chiaro se questi documenti siano la prova del fatto che Klette, almeno per alcuni anni, abbia vissuto in Italia sotto mentite spoglie, o se stesse pianificando la fuga nel nostro Paese nel caso in cui fosse stata scoperta.

Secondo quanto dichiarato da uno degli investigatori che si occupano del caso al tabloid Bild, in passato i passaporti italiani erano considerati fra i più semplici da falsificare “al pari di quelli turchi”. Questa circostanza sarebbe attribuibile, fra le altre cose, al fatto che in Italia si sono verificati diversi furti in uffici governativi, dove sono stati rubati documenti in bianco, che quindi, una volta “riempiti” erano indistinguibili da quelli veri.

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