Lavorare in Germania: diritti, doveri e tutto quello che il tuo datore di lavoro non può chiederti

datore di lavoro

Vivere e lavorare in un Paese straniero è un’esperienza complessa. Siamo spesso tentati di pensare che si tratti semplicemente di mettere in campo le nostre competenze e di trovare l’azienda giusta, che sia disposta a pagarci lo stipendio che desideriamo in cambio del lavoro che ci viene chiesto di svolgere, eppure la realtà è quasi sempre più complicata di così. L’interazione con il datore di lavoro, infatti, può rivelare una serie di conflitti che ci colgono spesso impreparati. Per esempio, possiamo trovarci di fronte ad aspettative che sono diverse da quelle che abbiamo sperimentato in Italia e non è detto che tutte siano legittime.

Per questo è essenziale conoscere i propri diritti, quando si va a lavorare in un altro Paese, così come è essenziale, per chi apre un’azienda all’estero, avere ben chiari i diritti dei dipendenti. In questo articolo, risponderemo ad alcune delle domande più comuni, che spesso ci vengono rivolte dai lettori appena arrivati in Germania. Come in altre occasioni, cogliamo l’occasione per ricordare che, qualora si ritenga di trovarsi in una situazione in cui i propri diritti non vengono rispettati in ambito professionale, è essenziale rivolgersi a esperti di diritto del lavoro, sindacati o patronati, per sapere come comportarsi e come usufruire delle opportune tutele legali.

Il mio datore di lavoro può vietarmi di parlare del mio stipendio con i colleghi?

No. Nonostante sia molto frequente il tentativo, da parte delle aziende, di imporre questa sorta di “omertà” e ci siano perfino molti contratti di lavoro che contengono clausole in tal senso, questa richiesta è illegittima e inammissibile. Tali clausole generiche sono considerate inammissibili dalla giurisprudenza e il datore di lavoro non può invocarle né imporre sanzioni per la loro violazione, poiché è stato riconosciuto che conoscere la retribuzione altrui e parlare della propria è l’unico modo per capire se si è trattati in modo equo.

Esistono pochissime eccezioni a questa regola. Ad esempio, un datore di lavoro può chiedere ai propri dipendenti di mantenere riservate le informazioni sullo stipendio se la competitività dell’azienda può risultare compromessa dalla diffusione delle stesse. Se ritieni che il tuo datore di lavoro ti imponga questo genere di riservatezza in modo illegittimo, rivolgerti a un esperto di diritto del lavoro può aiutarti a scoprire se tali eccezioni si applicano nel tuo caso oppure no.


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Posso usare la connessione internet dell’azienda per scopi personali?

No, a meno che non ci sia un accordo specifico in tal senso con il datore di lavoro. Inoltre, se utilizzi un computer aziendale, il tuo datore di lavoro ne resta comunque titolare e ha il diritto ad accedervi in modo totale, per esempio facendo backup regolari delle informazioni, controllando la cronologia della navigazione, e anche leggendo le email che vengono scritte su di esso. L’unica eccezione a questa disposizione sono i casi in cui l’azienda autorizza espressamente anche l’uso privato della macchina, nel qual caso l’azienda avrà accesso solo alle email professionali.

A quante ferie ho diritto?

Dipende. Il minimo, secondo la legge federale, sono 20 giorni, calcolati con settimane lavorative da cinque giorni. La maggior parte dei contratti collettivi, però, prevedono fra i 27 e i 30 giorni di ferie l’anno e 30 giorni sono lo standard in molti settori. In ogni caso, in fase di negoziazione del contratto, è possibile concordare il numero esatto di giorni di ferie con il datore di lavoro.

L’azienda, inoltre, non può obbligare i dipendenti a prendere determinati giorni di ferie o ad andare in ferie esclusivamente in determinati periodi. Le ferie devono essere concesse per un periodo continuativo di almeno due settimane lavorative.

Durante le ferie, l’azienda dovrà comportarsi come durante il tempo libero e astenersi dal contattare il dipendente. Se un dipendente non gode delle ferie previste entro l’anno, può sfruttarle entro i primi tre mesi dell’anno solare successivo, dopo di che, però, le ferie maturate “scadono” a meno che le parti non si siano accordate diversamente.

Il mio datore di lavoro può chiedermi di lavorare oltre il massimo orario consentito?

In linea di massima no, se il contratto fa riferimento a un orario di lavoro standard (cosa che non avviene, per esempio, nel caso di alcuni ruoli dirigenziali). Se svolgi un lavoro con orario standard, si presume che otto ore siano l’orario “normale”, mentre il massimo consentito è dieci ore. È possibile lavorare al massimo 48 ore alla settimana, per un massimo di otto ore al giorno, per un periodo continuato di sei mesi. Per essere sicuri di non eccedere rispetto al massimo previsto, è consigliabile registrare sempre le ore di lavoro svolte.

Inoltre, il datore di lavoro non può chiedere al dipendente di lavorare di domenica, a meno che il lavoro domenicale non sia stato concordato, come avviene nel caso di alcuni contratti collettivi, come quelli del trasporto pubblico. Fanno eccezione anche i lavori imprescindibili (per esempio in ambito sanitario) o quelli che si svolgono specificamente di domenica per la natura stessa dell’impiego.

E gli straordinari?

Si possono richiedere, ma solo in caso di emergenza e se è possibile organizzarli correttamente, ma il dipendente può rifiutare, per esempio, se non c’è stato sufficiente preavviso. Inoltre è possibile addebitare all’azienda eventuali costi che si sono dovuti sostenere a causa degli straordinari (se, per esempio, avevate programmato un viaggio per il quale avete acquistato un biglietto e siete costretti a rinunciare a causa dello straordinario, potete chiedere che l’azienda vi rimborsi il costo di tale biglietto).

Tutte le ore di straordinario devono essere registrate e il datore di lavoro è obbligato non solo a documentarle, ma anche a conservarne i registri per due anni, oltre che a garantire che non si superi in nessun caso l’orario massimo di lavoro consentito. Il dipendente, che documenta i propri straordinari e registra le ore lavorate, può anche chiedere di farsi controfirmare tale registro dal datore di lavoro, per evitare eventuali controversie future.

In ogni caso, non è mai legale chiedere ai dipendenti di effettuare straordinari non pagati. Si può invece chiedere al datore di lavoro di sostituire la paga per lo straordinario con un certo numero di ore libere retribuite.

Esiste un periodo di riposo minimo fra turni di lavoro?

, al momento è fissato a undici ore. Se, quindi, si lavora su turni e si finisce, per esempio, alle 11 di sera, il successivo turno di lavoro non può iniziare prima delle 10 del mattino.

Il mio capo può impedirmi di fare delle pause?

No. Se il tuo turno di lavoro supera le sei ore, hai diritto a mezz’ora di pausa. Se invece supera le nove ore, la pausa è di 45 minuti.
Se lavori davanti a uno schermo, hai diritto a pause di fra i cinque e i dieci minuti, che non possono essere detratte dall’orario di lavoro. Il datore di lavoro non può obbligarti a permanere ininterrottamente davanti allo schermo saltando tali pause, però può chiederti di impiegarle svolgendo un’altra attività per l’azienda (che non implichi l’utilizzo di uno schermo).

Il datore di lavoro può esigere che io sia reperibile via email o al telefono durante le mie ore libere?

Assolutamente no. Il tuo impegno è limitato alle ore di lavoro e l’azienda non può accampare alcun diritto sul tuo tempo libero. Nessuno è tenuto a rispondere a email, messaggi o telefonate lavorative al di fuori dell’orario di lavoro concordato, e l’azienda non è autorizzata a cercare di contattare il dipendente al di fuori di tali orari e tantomeno ad aspettarsi una risposta.

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