La città giardino Carl Legien: capolavoro del modernismo berlinese

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Foto: Florianmk (Website: Clio Berlin Blog), CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Cosa pensate, quando sentite le parole “Patrimonio dell’Unesco”? Probabilmente a un luogo visivamente impressionante, come la Valle dei Templi di Agrigento o Machu Picchu, il centro storico di Firenze o le isole Galápagos. Ora guardate la foto qui sopra. Passando davanti a questi edifici, vi verrebbe il sospetto di trovarvi di fronte a un sito “patrimonio dell’umanità”? Probabilmente no, probabilmente pensereste che si tratta solo di condomini dall’aspetto gradevole. Eppure, anche il complesso della “città giardino” Carl Legien, proprio come quello di Falkenberg, di cui abbiamo già parlato, è considerato di importanza fondamentale non solo per il suo valore architettonico, ma per quello che ha rappresentato socialmente.

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Foto: Florianmk (Website: Clio Berlin Blog), CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Il complesso Carl Legien: edilizia popolare moderna in tempi di crisi

Costruito tra il 1928 e il 1930, questo fu l’ultimo capolavoro dell’architetto e urbanista Bruno Taut a Berlino. Questo complesso residenziale, battezzato Città-giardino Carl Legien, comprende ben 1149 appartamenti, per lo più di dimensioni ridotte, pensati principalmente per single o coppie con un figlio al massimo. La progettazione di questi spazi abitativi rifletteva la necessità di rispondere alle esigenze di una popolazione urbana in crescita, offrendo soluzioni abitative di qualità e accessibili. Si tratta in oltre di un adattamento alle mutate situazioni sociali e abitative di Berlino, che richiedevano condomini con molteplici appartamenti, sviluppati in altezza, ben diversi dalle villette monofamiliari che caratterizzano, per esempio, l’insediamento di Falkenberg.

Bruno Taut non era un semplice architetto, ma ricopriva il ruolo di direttore della GEHAG (Società di Edilizia Popolare). Fu proprio la sua visione di un’edilizia popolare che permettesse una qualità della vita alta alle fasce della popolazione che normalmente non l’avevano a portare alla realizzazione di quattro delle sei città-giardino del Modernismo berlinese, che oggi sono, collettivamente, patrimonio dell’umanità UNESCO. In ogni progetto, Taut ha affrontato diverse sfide, cercando di trovare soluzioni adatte a ciascuna situazione, sempre con un occhio di riguardo verso l’integrazione con l’ambiente circostante e la creazione di comunità coese.

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Foto: Doris Antony, Berlin, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Colore, spazi aperti e giardini: l’architettura di Taut era “gioia di vivere”

Verso la fine degli anni ’20, a seguito della crisi economica e della politica di austerità che si imponeva in Germania dopo la prima guerra mondiale, Taut fu costretto a modificare i suoi progetti originari per il complesso Carl Legien, per adattarli alle nuove condizioni, con meno terreno edificabile e meno fondi disponibili. Nonostante ciò, riuscì a combinare l’alta densità abitativa che si rendeva necessaria con un senso di spazio e vicinanza alla natura, evitando quel senso di oppressione che spesso trasmettevano i grandi caseggiati dell’edilizia sociale.

Uno degli aspetti che Taut considerava fondamentale era l’uso del colore in architettura. Per smorzare l’aspetto austero delle facciate dei palazzi, utilizzava colori brillanti per dipingere porte d’ingresso e cornici delle finestre, come il bianco-rosso e il giallo sole. Questa scelta non era solo estetica, ma aveva anche lo scopo di influenzare positivamente l’umore degli abitanti, creando un ambiente più allegro e accogliente. La filosofia dietro queste decisioni estetiche fu spiegata più volte dallo stesso Taut, il quale diceva che “il colore è gioia di vivere e, poiché si può ottenere con pochi mezzi, dobbiamo insistervi soprattutto in questi tempi di ristrettezze”.

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Foto: Florianmk (Website: Clio Berlin Blog), CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Per sfruttare al meglio lo spazio disponibile, gli edifici a forma di U di Taut permettevano di inserire ampie aree verdi tra le case, garantendo a ogni abitante della Città-giardino Carl Legien un balcone con vista sul verde – un lusso all’epoca quasi inconcepibile per un appartamento destinato alle classi lavoratrici. Queste aree verdi non erano solo esteticamente piacevoli, ma fungevano anche da polmoni verdi, migliorando la qualità dell’aria e offrendo spazi per il relax e il gioco dei bambini.

Anche le piante degli appartamenti erano studiate per migliorare la qualità della vita: sulla strada (più rumorosa) affacciavano i locali di servizio come cucina e bagno, mentre i locali destinati al relax, come il soggiorno e quella che oggi chiameremmo “zona notte”, davano sul verde silenzioso delle corti interne.


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Il nome di Carl Legien: un omaggio alle lotte per i lavoratori

Il nome del complesso è un omaggio a Carl Legien, un leader sindacale e socialdemocratico tedesco, figura di spicco nella lotta per i diritti dei lavoratori. Tuttavia, dopo la presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, le vie della città-giardino furono ribattezzate con nomi di campi di battaglia della Prima guerra mondiale, in un tentativo di cancellare l’eredità progressista del complesso.

Purtroppo, dopo la guerra, lo schema di colori originale ideato da Taut fu perso durante i lavori di ristrutturazione. Ma, a partire dagli anni ’90, è stato possibile ripristinare l’immagine dell’insediamento secondo i progetti originali. Questo processo di restauro ha richiesto un attento studio dei documenti storici e delle fotografie d’epoca per ricreare fedelmente le tonalità e le combinazioni cromatiche volute dall’architetto.

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Foto: Frisia Orientalis, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Oggi, la Città-giardino Carl Legien si trova in un’ottima posizione, vicino alla stazione S-Bahn di Prenzlauer Allee e a luoghi di interesse artistico, commerciale e culturale. Questa vicinanza a servizi e attrazioni culturali rende il complesso ancora più desiderabile e conferma la visione di Taut di un’architettura che serve le necessità sociali e culturali dei suoi abitanti.

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